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Scusi dov’è il bagno?
Il lavoro che Embrice sta facendo da due anni sui bagni pubblici a Roma, parte dal presupposto che, oltre ai limiti strutturali, si ponga un problema di ordine culturale. Per una nuova cultura del Bagno Pubblico a Roma, recita il sottotitolo del volume Roma Public Toilet. Ripartiamo da qui.
Comunicato stampa
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in occasione del World Toilet Day, la galleria Embrice, nell’ambito dell’evento Scusi dov’è il bagno? presenta i progetti degli studenti del Dipartimento di Architettura di Roma Tre che hanno partecipato al workshop omonimo; la mostra del Piano Orinatoi Interrati presentato nel 1927 dall’ingegnere Domenico de Monaco; il volume Roma Public Toilet, a cura di Maria Spina.
Orinatoio, latrina, bagno, toilet, toilette, Rest Room. Quest’ultimo termine lascia intravedere qualche speranza di confort. 250.000 sono i servizi igienici pubblici dei quali la Repubblica Popolare Cinese ha deciso quest’anno la costruzione in tutto il paese, in vista dell’apertura del turismo al mercato interno e internazionale. Scelte di questo tipo non fanno parte purtroppo dell’agenda del nostro Paese: ciascuno può darsi una spiegazione e tutti dobbiamo farcene una ragione.
Una azione impossibile?, si chiedono Gabriella Restaino e Maria Spina nel saggio che introduce il volume Roma Public Toilet? Torniamo alle nostre esperienze personali, agli imbarazzi del corpo in totale assenza di comfort e agli interrogativi che vengono in testa sulla architettura e sul design.
Perché in città sensazioni di comfort devono venire solo in luoghi extraterritoriali, gratuitamente, come l’Aeroporto di Fiumicino o il mercato IKEA, o a pagamento (inaffrontabile per molti ) come a Termini?
Perché, più in generale, l’architettura e il design non possono partire dalle ragioni che corpo e mente esprimono in una necessaria intimità, e incontrare un livello di fruizione pubblica ragionevole, dal turista allo homeless?
Il lavoro che Embrice sta facendo da due anni, che trova in questa occasione generosa e fattiva accoglienza dall’Università Roma Tre, parte dal presupposto che, oltre ai limiti strutturali, si ponga un problema di ordine culturale. Per una nuova cultura del Bagno Pubblico a Roma, recita il sottotitolo del volume Roma Public Toilet. Ripartiamo da qui. Peraltro non mancano precedenti storici illustri: oltre ai Vespasiani, anche esempi praticamente sconosciuti, come il “Piano Orinatoi” dell’Ingegnere Domenico Monaco, presentato nel 1927 per l’approvazione e parzialmente respinto il 3 Marzo del 1928.
Monaco, che si presentava come progettista costruttore di mercati rionali interrati a Roma, avrebbe costruito a sue spese cento “doppi orinatoi interrati”, contro la concessione per un certo numero di anni; dopo di che l’intera proprietà sarebbe passata al Comune di Roma.
Tre dei progetti qui presentati partono dalla analisi delle possibili localizzazioni in aree centrali o semicentrali di Roma; un quarto progetto fa capo invece a una localizzazione “ astratta” e diffusa in tutta la città: un posto macchina, 2,50 X 6,00 metri, lungo un marciapiede fronte edificio potrebbe ospitare un piccolo servizio igienico con accesso all’acqua. Nodo fondamentale per un livello minimo di comfort.
Il volume contiene saggi variamente orientati, che partono da una prima analisi della realtà di Roma e dalla ripresa di studi metrici su evacuazione e minzione maschile e femminile condotti cinquanta anni fa da Università USA. Da questi temi base ci si muove verso tematiche ed esperienze internazionali. I saggi sono firmati, nell’ordine nel quale compaiono nel libro, da Maria Spina e Gabriella Restaino, Franca Fabrizi, Collective Disaster, Emma Tagliacollo, Rosario Pavia, Masimo Locci, Giancarlino Benedetti Corcos, Marco Giunta, Alessandra Nizzi, Gian Luca De Laurentiis.
Partecipano: Alessia Agresta, Francesca Amarilli, Dario Aureli, Stefano Balzanetti, Giancarlino Benedetti Corcos, Eleonora Carrano, Alberto Giuliani, Janet Hetman, Roberto Licenziato Monti, Giovanni Longobardi, Carla Scura, Sofia Scripilliti, Carlo Severati, Giovanna Spadafora, Maria Spina, Emma Tagliacollo.
Orinatoio, latrina, bagno, toilet, toilette, Rest Room. Quest’ultimo termine lascia intravedere qualche speranza di confort. 250.000 sono i servizi igienici pubblici dei quali la Repubblica Popolare Cinese ha deciso quest’anno la costruzione in tutto il paese, in vista dell’apertura del turismo al mercato interno e internazionale. Scelte di questo tipo non fanno parte purtroppo dell’agenda del nostro Paese: ciascuno può darsi una spiegazione e tutti dobbiamo farcene una ragione.
Una azione impossibile?, si chiedono Gabriella Restaino e Maria Spina nel saggio che introduce il volume Roma Public Toilet? Torniamo alle nostre esperienze personali, agli imbarazzi del corpo in totale assenza di comfort e agli interrogativi che vengono in testa sulla architettura e sul design.
Perché in città sensazioni di comfort devono venire solo in luoghi extraterritoriali, gratuitamente, come l’Aeroporto di Fiumicino o il mercato IKEA, o a pagamento (inaffrontabile per molti ) come a Termini?
Perché, più in generale, l’architettura e il design non possono partire dalle ragioni che corpo e mente esprimono in una necessaria intimità, e incontrare un livello di fruizione pubblica ragionevole, dal turista allo homeless?
Il lavoro che Embrice sta facendo da due anni, che trova in questa occasione generosa e fattiva accoglienza dall’Università Roma Tre, parte dal presupposto che, oltre ai limiti strutturali, si ponga un problema di ordine culturale. Per una nuova cultura del Bagno Pubblico a Roma, recita il sottotitolo del volume Roma Public Toilet. Ripartiamo da qui. Peraltro non mancano precedenti storici illustri: oltre ai Vespasiani, anche esempi praticamente sconosciuti, come il “Piano Orinatoi” dell’Ingegnere Domenico Monaco, presentato nel 1927 per l’approvazione e parzialmente respinto il 3 Marzo del 1928.
Monaco, che si presentava come progettista costruttore di mercati rionali interrati a Roma, avrebbe costruito a sue spese cento “doppi orinatoi interrati”, contro la concessione per un certo numero di anni; dopo di che l’intera proprietà sarebbe passata al Comune di Roma.
Tre dei progetti qui presentati partono dalla analisi delle possibili localizzazioni in aree centrali o semicentrali di Roma; un quarto progetto fa capo invece a una localizzazione “ astratta” e diffusa in tutta la città: un posto macchina, 2,50 X 6,00 metri, lungo un marciapiede fronte edificio potrebbe ospitare un piccolo servizio igienico con accesso all’acqua. Nodo fondamentale per un livello minimo di comfort.
Il volume contiene saggi variamente orientati, che partono da una prima analisi della realtà di Roma e dalla ripresa di studi metrici su evacuazione e minzione maschile e femminile condotti cinquanta anni fa da Università USA. Da questi temi base ci si muove verso tematiche ed esperienze internazionali. I saggi sono firmati, nell’ordine nel quale compaiono nel libro, da Maria Spina e Gabriella Restaino, Franca Fabrizi, Collective Disaster, Emma Tagliacollo, Rosario Pavia, Masimo Locci, Giancarlino Benedetti Corcos, Marco Giunta, Alessandra Nizzi, Gian Luca De Laurentiis.
Partecipano: Alessia Agresta, Francesca Amarilli, Dario Aureli, Stefano Balzanetti, Giancarlino Benedetti Corcos, Eleonora Carrano, Alberto Giuliani, Janet Hetman, Roberto Licenziato Monti, Giovanni Longobardi, Carla Scura, Sofia Scripilliti, Carlo Severati, Giovanna Spadafora, Maria Spina, Emma Tagliacollo.
19
novembre 2016
Scusi dov’è il bagno?
Dal 19 al 26 novembre 2016
architettura
presentazione
serata - evento
presentazione
serata - evento
Location
GALLERIA EMBRICE
Roma, Via Delle Sette Chiese, 78, (Roma)
Roma, Via Delle Sette Chiese, 78, (Roma)
Orario di apertura
18 - 20
Vernissage
19 Novembre 2016, 18 - 22