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Sean Edwards – Myself alone again
In questa mostra “Myself alone again”, l’artista implementa la sua inesausta investigazione attorno alla nozione di traccia. La pratica di Edwards consiste primariamente nel far retrocedere l’oggetto e conseguentemente la sua fruizione nel punto cieco della loro impossibile coincidenza.
Comunicato stampa
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La Galleria Enrico Fornello è lieta di annunciare la prima personale italiana dell’artista gallese Sean Edwards.
In questa mostra “Myself alone again”, l’artista implementa la sua inesausta investigazione attorno alla nozione di traccia. La pratica di Edwards consiste primariamente nel far retrocedere l’oggetto e conseguentemente la sua fruizione nel punto cieco della loro impossibile coincidenza. L’oggetto si rivela essere la cosa senza nome, l’apostrofe inconcepibile di una memoria involontaria che non finisce mai di oscillare fra potenzialità e impotenza. Oggetti, fotografie e installazioni deflagrano in una sorta di sindrome del palinsesto, in un va e vieni palindromico che non cessa mai di rovesciare le cose in immagini e le immagini in cose. Tutto collassa in false uscite, intermittenze, lapsus, scivolamenti, grumi di elusione, labirinti metonimici nei quali si è ricondotti sempre al punto di partenza. Lo sguardo rimpozza, smarrendosi nelle incessanti interpolazioni di un acrostico dissipativo che confonde la verità con l’errore; lo sguardo penetra nel clinamen di una soglia indeterminata, a metà strada fra l’evidenza della cosa e la sua continua ripresentazione.
Il lavoro di Edwards è affetto da ciò che Jacques Derrida definisce “Hauntology” (ontologia spettrale). Derrida conia questo neologismo nel tentativo d’intercettare la tensione fantasmatica di una traccia che disturba l’usuale progressione temporale, proponendo che il presente sia simultaneamente infestato dal passato e dal futuro. L’oggetto si abbaglia mediante un’opacità inamovibile che non può significare che ‘l’ottusa’ impossibilità di ogni significato, la fotografia rallenta il tempo, scoperchiando l’aberrazione frantumata di una mise en abyme autobiografica che implode di continuo in una perturbante quanto irreprimibile preservazione, l’installazione continua ad affrancarsi dall’urgenza del dato, divenendo una machine célibataire senza restituzione, senza calcolo. Il lavoro di Edwards dispiega così l’evidenza mutilata dell’apparizione unica di una distanza, non importa quanto vicina essa sia, in altre parole, la distanza di una malattia della matrice che continuerà a mostrare le proprie ferite proprio perché non sarà mai capace di finire.
Sean Edwards (Cardiff, 1980) vive e lavora a Abergavenny (Galles), nel 2005 ha ottenuto il MA Fine Art presso la Slade di Londra. Ha realizzato mostre personali per le gallerie Frank Elbaz (Parigi) e Outpost a Norwich nel 2010 Limoncello (Londra) e Tania Leighton (Berlino) nel 2009; ICA (Londra), Super (Parigi) e Moot (Nottingham) nel 2008; Associates (Londra) nel 2007. Ha partecipato a mostre collettive presso la galleria Lisson e la galleria Approach di Londra, Art: Concept di Parigi e Centre di Berlino, infine nel 2007 da Tanya Bonakdar a New York. Nel 2011 terrà una mostra personale da Spike Island Bristol.
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Galleria Enrico Fornello is pleased to announce the first Italian show of the Welsh artist Sean Edwards.
In this exibition ‘ Myself alone again’, the artist implements his unexhausted investigation around the notion of trace, something that signs in advance the present of its absence. In fact Edwards’s practice primarly consists in drawing back the object and consequently its fruition into the blind spot of their impossibile coincidence The object turns out to be the nameless thing, the unimaginable apostrophe of an unintentional memory that never stops flickering between potentiality and impotence. Objects, photographs, installations deflagrate in a sort of a palimpsestic syndrome, a palindromic to and fro that keeps on shifting things into images and images into things. Everything collapses in false exits, intermittences, lapsus, slidings, clots of avoidance, metonymic labyrinths in which one is always brought back to the same point. The gaze recoils, losing itself in the restless interpolations of an acrostic of dissipation that mingles truth and mistake; the gaze penetrates in the clinamen of an indeterminate threshold stuck among the evidence of the thing and its recurring re-presentation.
Edwards’ work is affected by what Jacques Derrida defines as “Hauntology”. Derrida coins this neologism tryng to intercept the ghostal tension of a trace that upsets the easy progression of time, by proposing that the present is simultaneously haunted by the past and the future. The object dazzles itself through an immovable opacity that can only signify the ‘obtuse’ impossibility of any significance, the photograph slows time down uncovering the tattered aberration of an autobiographical mise en abyme that never stops imploding in an uncanny and irrepressible preservation, the installation keeps on detaching from the urgency of datum, becoming some kind of machine célibataire without any restitution, without any calculation. Edwards’s work displays the ‘stumped’ evidence of the unique apparition of a distance, no matter how close it can be, in other words, the distance of an illness of the matrix that will be insisting on showing its wounds just because it will never be able to end.
Sean Edwards (B. 1980, Cardiff, based Abergavenny) gained his MA Fine Art from Slade (2005). Recent and forthcoming solo shows include Spike Island, Bristol (2011); Frank Elbaz, Parisi, Outpost, Norwich (both 2010); Limoncello, London and Tanya Leighton Gallery, Berlin (both 2009); ICA, London; Super, Paris, and Moot, Nottingham (all 2008); and Associates, London (2007). Edwards has participated in international group shows including The Lisson Gallery and The Approach, both London; Art: Concept, Paris; Centre, Berlin) ; and Tanya Bonakdar, New York (2007).
In questa mostra “Myself alone again”, l’artista implementa la sua inesausta investigazione attorno alla nozione di traccia. La pratica di Edwards consiste primariamente nel far retrocedere l’oggetto e conseguentemente la sua fruizione nel punto cieco della loro impossibile coincidenza. L’oggetto si rivela essere la cosa senza nome, l’apostrofe inconcepibile di una memoria involontaria che non finisce mai di oscillare fra potenzialità e impotenza. Oggetti, fotografie e installazioni deflagrano in una sorta di sindrome del palinsesto, in un va e vieni palindromico che non cessa mai di rovesciare le cose in immagini e le immagini in cose. Tutto collassa in false uscite, intermittenze, lapsus, scivolamenti, grumi di elusione, labirinti metonimici nei quali si è ricondotti sempre al punto di partenza. Lo sguardo rimpozza, smarrendosi nelle incessanti interpolazioni di un acrostico dissipativo che confonde la verità con l’errore; lo sguardo penetra nel clinamen di una soglia indeterminata, a metà strada fra l’evidenza della cosa e la sua continua ripresentazione.
Il lavoro di Edwards è affetto da ciò che Jacques Derrida definisce “Hauntology” (ontologia spettrale). Derrida conia questo neologismo nel tentativo d’intercettare la tensione fantasmatica di una traccia che disturba l’usuale progressione temporale, proponendo che il presente sia simultaneamente infestato dal passato e dal futuro. L’oggetto si abbaglia mediante un’opacità inamovibile che non può significare che ‘l’ottusa’ impossibilità di ogni significato, la fotografia rallenta il tempo, scoperchiando l’aberrazione frantumata di una mise en abyme autobiografica che implode di continuo in una perturbante quanto irreprimibile preservazione, l’installazione continua ad affrancarsi dall’urgenza del dato, divenendo una machine célibataire senza restituzione, senza calcolo. Il lavoro di Edwards dispiega così l’evidenza mutilata dell’apparizione unica di una distanza, non importa quanto vicina essa sia, in altre parole, la distanza di una malattia della matrice che continuerà a mostrare le proprie ferite proprio perché non sarà mai capace di finire.
Sean Edwards (Cardiff, 1980) vive e lavora a Abergavenny (Galles), nel 2005 ha ottenuto il MA Fine Art presso la Slade di Londra. Ha realizzato mostre personali per le gallerie Frank Elbaz (Parigi) e Outpost a Norwich nel 2010 Limoncello (Londra) e Tania Leighton (Berlino) nel 2009; ICA (Londra), Super (Parigi) e Moot (Nottingham) nel 2008; Associates (Londra) nel 2007. Ha partecipato a mostre collettive presso la galleria Lisson e la galleria Approach di Londra, Art: Concept di Parigi e Centre di Berlino, infine nel 2007 da Tanya Bonakdar a New York. Nel 2011 terrà una mostra personale da Spike Island Bristol.
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Galleria Enrico Fornello is pleased to announce the first Italian show of the Welsh artist Sean Edwards.
In this exibition ‘ Myself alone again’, the artist implements his unexhausted investigation around the notion of trace, something that signs in advance the present of its absence. In fact Edwards’s practice primarly consists in drawing back the object and consequently its fruition into the blind spot of their impossibile coincidence The object turns out to be the nameless thing, the unimaginable apostrophe of an unintentional memory that never stops flickering between potentiality and impotence. Objects, photographs, installations deflagrate in a sort of a palimpsestic syndrome, a palindromic to and fro that keeps on shifting things into images and images into things. Everything collapses in false exits, intermittences, lapsus, slidings, clots of avoidance, metonymic labyrinths in which one is always brought back to the same point. The gaze recoils, losing itself in the restless interpolations of an acrostic of dissipation that mingles truth and mistake; the gaze penetrates in the clinamen of an indeterminate threshold stuck among the evidence of the thing and its recurring re-presentation.
Edwards’ work is affected by what Jacques Derrida defines as “Hauntology”. Derrida coins this neologism tryng to intercept the ghostal tension of a trace that upsets the easy progression of time, by proposing that the present is simultaneously haunted by the past and the future. The object dazzles itself through an immovable opacity that can only signify the ‘obtuse’ impossibility of any significance, the photograph slows time down uncovering the tattered aberration of an autobiographical mise en abyme that never stops imploding in an uncanny and irrepressible preservation, the installation keeps on detaching from the urgency of datum, becoming some kind of machine célibataire without any restitution, without any calculation. Edwards’s work displays the ‘stumped’ evidence of the unique apparition of a distance, no matter how close it can be, in other words, the distance of an illness of the matrix that will be insisting on showing its wounds just because it will never be able to end.
Sean Edwards (B. 1980, Cardiff, based Abergavenny) gained his MA Fine Art from Slade (2005). Recent and forthcoming solo shows include Spike Island, Bristol (2011); Frank Elbaz, Parisi, Outpost, Norwich (both 2010); Limoncello, London and Tanya Leighton Gallery, Berlin (both 2009); ICA, London; Super, Paris, and Moot, Nottingham (all 2008); and Associates, London (2007). Edwards has participated in international group shows including The Lisson Gallery and The Approach, both London; Art: Concept, Paris; Centre, Berlin) ; and Tanya Bonakdar, New York (2007).
16
settembre 2010
Sean Edwards – Myself alone again
Dal 16 settembre all'undici novembre 2010
arte contemporanea
Location
GALLERIA ENRICOFORNELLO 2
Milano, Via Massimiano, 25, (Milano)
Milano, Via Massimiano, 25, (Milano)
Orario di apertura
In occasione di Start Milano
Apertura straordinaria
Venerdì 17 settembre fino alle 22.00
Sabato 18 settembre dalle 11.00 alle 21.00
Domenica 19 settembre dalle 11.00 alle 19.00
Vernissage
16 Settembre 2010, ore 18
Autore