Esiste una teoria secondo la quale basterebbero al massimo sei passaggi di conoscenza per arrivare a qualsiasi essere umano; in altre parole, ciascuna persona potrebbe conoscere chiunque utilizzando non più di cinque intermediari. Volendola vedere in modo un po’ più romantico, sarebbe come dire che in fondo siamo tutti collegati l’uno all’altro, in una rete di relazioni che unisce virtualmente ogni essere umano. Il regista Fred Schepisi ne ha fatto un film. Scienziati in tutto il mondo stanno cercando un fondamento matematico a questa teoria. La mostra 6 gradi di separazione prova ad applicarla al sistema dell’arte, più nello specifico alla figurazione italiana contemporanea: se è vero infatti che i gradi di separazione che tengono uniti i protagonisti della scena italiana sono davvero tanto esigui, spesso in numero molto inferiore ai 6 enunciati dalla teoria, è anche vero che potrebbe quindi esistere una connessione che vincola tra loro tutti i giovani maestri della figura pittorica. Sulla base, ad esempio, di alcune tematiche comuni e ricorrenti come l’illustrazione, i richiami al mondo della grafica (pubblicitaria e non) e la citazione cinematografica. A fronte di soggetti anche molto diversi tra loro, esistono anche straordinarie somiglianze, consonanze e affinità di intenti, osservarlo è possibile, se si prova ad abbandonare l’individualismo imperante e si cerca per una volta di allargare il campo. Allargare il campo cercando nessi, relazioni, punti di contatto tra i protagonisti come si trattasse di un gioco enigmistico, una complessa ma divertente sciarada. Da Montesano a Capogrosso grazie al volto, da Capogrosso a De Filippi per il bianco nebbioso, da De Filippi a Guida per la militanza milanese, da Guida a Galliano per il realismo a volte sfrontato, da Galliano alla Hirsch per la passione dell’attualità, dalla Hirsch a Presicce per un certo surrealismo, da Presicce alla Vignato a causa del lavoro sull’introspezione, dalla Vignato a Le Grazie per via di una laica religiosità.