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Serena Piccinini – (In)naturale
Serena Piccinini presenta, nel particolare spazio della Cappella dei Celestini, un’installazione che richiama alla mente particolari aspetti della sensibilità femminile in cui si evidenziano le dicotomie: natura-cultura, naturale–artificiale, lineare-pittoresco, alto e basso, tattile-visivo, monocromo-policromo, le ben note categorie e classificazioni teorizzate da Heinrich Wölfflin che hanno influenzato non poco lo sviluppo dell’analisi formale nella storia dell’arte
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Titolo: (In)naturale
Artista: Serena Piccinini
A cura di: Angelo Bianco e Viviana Siviero
Luogo: Palazzo Loffredo - Cappella dei Celestini, Largo Duomo / Potenza
Inaugurazione: sabato 19 maggio ore 18:00
Periodo: dal martedì alla domenica
Orario: 9>13 - 16.30>20:30
Patrocini fiera: Regione Basilicata, Città di Potenza, Comune di Tito, Comune di Castelmezzano, Commissione Regionale Pari Opportunità, Provincia di Potenza, APT Basilicata
Sponsor fiera: M.C.M. s.r.l., Traccia, Medical Center De Vivo S.p.A., All Meetings, Innotech s.r.l., Paternoster, Polisan s.r.l., Sapa, Cardiotech, Re Mida Markas, Motor France per l’arte
Info: info@artekne.com, tel. 097152662, fax: 097152662
Serena Piccinini rappresentata da Sponge ArteContemporanea dopo essersi aggiudicata il premio Artekne della Mostra Mercato Internazionale Arti Contemporanee della Basilicata edizione 2011, con l'opera Girafpillar, Giraffidae Escavator, una installazione composta da tre sculture di carta, giraffe dal lungo collo da escavatore, installate nella vasca da bagno della camera 209 Palazzo Gattini Luxury Hotel di Matera. Ritorna ora in Lucania con una personale dal titolo (In)naturale.
Serena Piccinini – scrive Angelo Bianco - presenta, nel particolare spazio della Cappella dei Celestini di Potenza, un’installazione che richiama alla mente particolari aspetti della sensibilità femminile in cui si evidenziano le dicotomie: natura-cultura, naturale–artificiale, lineare-pittoresco, alto e basso, tattile-visivo, monocromo-policromo, le ben note categorie e classificazioni teorizzate da Heinrich Wölfflin che hanno influenzato non poco lo sviluppo dell'analisi formale nella storia dell'arte. Immagini visionarie e misteriose dove animali, fiori e cose convivono assieme, in un mondo fantastico, semionirico, dominato dall’immaginazione che connota il lavoro di quest’artista che si situa giocosamente al confine tra sogno e realtà dando vita a lavori poetici, capaci di creare un mondo dove tutto è possibile e in cui l’artista rende visibile, con allucinata precisione, le figure del proprio mondo immaginario creando immagini simili a prodigiosi paradossi...
La mostra presso Cappella dei Celestini di Palazzo Loffredo a Potenza, curata da Angelo Bianco e Viviana Siviero inaugurerà sabato 19 maggio e sarà visitabile dal martedì alla domenica 9>13 – 16.30>20:30.
Per ulteriore informazioni: info@artekne.com, tel. 097152662, fax: 097152662
La vita sotto il sole è forse un sogno?
di Viviana Siviero
Quando il bambino era bambino, | se ne andava a braccia appese, | voleva che il ruscello
fosse un fiume, | il fiume un torrente, | e questa pozza, il mare. || Quando il bambino era
bambino, | non sapeva di essere un bambino, | per lui tutto aveva un'anima | e tutte le
anime erano un tutt'uno. || Quando il bambino era bambino, | su niente aveva un'opinione,
| non aveva abitudini, | sedeva spesso a gambe incrociate, | e di colpo sgusciava via, |
aveva una vortice tra i capelli | e non faceva facce da fotografo.|| Quando il bambino era
bambino,| era l'epoca di queste domande:| "Perché io sono io e perché non sei tu?|
Perché sono qui e perché non sono li?| Quando comincia il tempo, e dove finisce lo
spazio?| La vita sotto il sole è forse solo un sogno?| Non è solo l'apparenza di un mondo
davanti al mondo quello che vedo, sento e odoro?| C'è veramente il male e gente
veramente cattiva?| Come può essere che io che sono io non c'ero prima di diventare?| E
che una volta io che sono io non sarò più quello che sono?"
Peter Handke, Song of Childhood (incipit de Il Cielo Sopra Berlino di Wim Wenders,
Germania, 1987)
Quando sei un bambino ma non sai di esserlo, la realtà intorno a te sa di avere infinite
possibilità e ti propone spettacoli fantasiosi di nuvole che danzano in forme animate, di
rocce che grazie alla pazienza dell’acqua e alla duttilità della luce giocano al teatro delle
ombre, steli che si mostrano nella loro leggerezza pronti per essere soffiati nel cielo con
un sorriso. La Natura continua anche dopo a proporre spettacoli magici e delicati, ma il
bambino, ormai diventato adulto, difficilmente è in grado di vedere tutto ciò, credendolo un
sogno sotto il sole. Non si tratta di realtà o di immaginazione, ma di fantasia e sensibilità.
Serena Piccinini ha conservato la coscienza del fanciullo e il suo essere artista ha la
missione di restituire per un attimo l’anima più genuina a chi è disposto a credere di averla
solo dimenticata. Le sue opere, delicatissime ed eleganti, parlano direttamente all’infanzia
che risiede in ogni essere vivente,con la capacità di esprimersi in tutte le lingue del
mondo, attraverso installazioni poetiche di materiali semplici. Le sue favole sono per
rallegrare il fanciullo nascosto nell’adulto, ma anche per far addormentare i cuccioli di
sasso, per rassicurare i germogli appena svegli, per tenere compagnia alle nuvole in
viaggio e distrarre le giovani zanzare affaticate per il loro imparare a nutrirsi. Quello che
l’artista genera è un universo ingegnoso, di una fantasia sincera e pulita, in cui
l’ibridazione porta al sorriso e dove le aberrazioni non comportano una conseguenza
minacciosa ma piuttosto la materializzazione di un sogno. Non si intenda questo termine
nel suo significato retorico, ma piuttosto lo si interpreti come il compiersi di uno dei più
grandi poteri dell’arte e delle sue sconfinate possibilità. Così, Serena Piccinini, stravolge il
concetto di realtà oggettiva e la sua importanza. Tutto ciò che lei immagina prende forma
divenendo reale, attraverso la minuziosa piegatura di carta candida e colorata, che come
da tradizione, pone in essere uno degli infiniti mondi che essa possiede in essenza. La
sua mente prima e la sua mano poi, si muovono assecondando libere associazioni, in cui
ogni spettatore può essersi imbattuto prima, nella sua immaginazione. Si parte dall’ombra,
poetica come un haiku, protettiva come un manto, che segna il candore con la propriagranulosità, creando un piccolo mondo effimero ed impalpabile, complesso ed ordinato da
precise regole, definito da forme astratte ed intricate che alterano la percezione visiva
delle forme, una poesia dalla metrica rigorosa dedicata all’incorporeo, che sostituisce le
parole con le forme (Haiku origami, fotografia su carta baritata, 2009). Dalla
bidimensionalità si passa alla fisicità concreta del mondo in cui viviamo, che si scopre
popolato da bizzarri personaggi ibridati a cui l’artista, come un vero etologo, si impegna a
battezzare forme di vita ancora sconosciute: un Cervocielo Dorato (Cervidae Ramificatus
Nano, scultura di carta, 2012) dal palco complesso come un intrico di strade, che si pone
come intermezzo fra lo spettatore e la volta celeste collocandosi come mappa di
navigazione, una Girafpillar (Giraffidae Escavator, scultura di carta, 2008), ibrido fra una
giraffa ed un escavatore; infine, una tartaruga, paziente ed inesorabile come il tempo, che
porta sulle spalle il peso di un edificio, un castello giapponese, antico come la creatura che
lo abita (Abitando il tempo, scultura di carta, 2012).
L’operazione di Serena Piccinini tende a dare una forma possibile a sogni mansueti,
lasciando nello spettatore la sensazione che qualcosa di magico possa sempre accadere,
come l’avverarsi di un desiderio per cui non è necessario attendere una notte di stelle
cadenti; anche la vita sotto il sole può essere un sogno e in mancanza di lumicini celesti, è
possibile usare un soffione (Soffioni, installazione, 2012), morbido come un abbraccio,
capace di dare una risposta che non necessita di parole ad un quesito vecchio come
l’uomo: qual è l’origine di un desiderio?
Artista: Serena Piccinini
A cura di: Angelo Bianco e Viviana Siviero
Luogo: Palazzo Loffredo - Cappella dei Celestini, Largo Duomo / Potenza
Inaugurazione: sabato 19 maggio ore 18:00
Periodo: dal martedì alla domenica
Orario: 9>13 - 16.30>20:30
Patrocini fiera: Regione Basilicata, Città di Potenza, Comune di Tito, Comune di Castelmezzano, Commissione Regionale Pari Opportunità, Provincia di Potenza, APT Basilicata
Sponsor fiera: M.C.M. s.r.l., Traccia, Medical Center De Vivo S.p.A., All Meetings, Innotech s.r.l., Paternoster, Polisan s.r.l., Sapa, Cardiotech, Re Mida Markas, Motor France per l’arte
Info: info@artekne.com, tel. 097152662, fax: 097152662
Serena Piccinini rappresentata da Sponge ArteContemporanea dopo essersi aggiudicata il premio Artekne della Mostra Mercato Internazionale Arti Contemporanee della Basilicata edizione 2011, con l'opera Girafpillar, Giraffidae Escavator, una installazione composta da tre sculture di carta, giraffe dal lungo collo da escavatore, installate nella vasca da bagno della camera 209 Palazzo Gattini Luxury Hotel di Matera. Ritorna ora in Lucania con una personale dal titolo (In)naturale.
Serena Piccinini – scrive Angelo Bianco - presenta, nel particolare spazio della Cappella dei Celestini di Potenza, un’installazione che richiama alla mente particolari aspetti della sensibilità femminile in cui si evidenziano le dicotomie: natura-cultura, naturale–artificiale, lineare-pittoresco, alto e basso, tattile-visivo, monocromo-policromo, le ben note categorie e classificazioni teorizzate da Heinrich Wölfflin che hanno influenzato non poco lo sviluppo dell'analisi formale nella storia dell'arte. Immagini visionarie e misteriose dove animali, fiori e cose convivono assieme, in un mondo fantastico, semionirico, dominato dall’immaginazione che connota il lavoro di quest’artista che si situa giocosamente al confine tra sogno e realtà dando vita a lavori poetici, capaci di creare un mondo dove tutto è possibile e in cui l’artista rende visibile, con allucinata precisione, le figure del proprio mondo immaginario creando immagini simili a prodigiosi paradossi...
La mostra presso Cappella dei Celestini di Palazzo Loffredo a Potenza, curata da Angelo Bianco e Viviana Siviero inaugurerà sabato 19 maggio e sarà visitabile dal martedì alla domenica 9>13 – 16.30>20:30.
Per ulteriore informazioni: info@artekne.com, tel. 097152662, fax: 097152662
La vita sotto il sole è forse un sogno?
di Viviana Siviero
Quando il bambino era bambino, | se ne andava a braccia appese, | voleva che il ruscello
fosse un fiume, | il fiume un torrente, | e questa pozza, il mare. || Quando il bambino era
bambino, | non sapeva di essere un bambino, | per lui tutto aveva un'anima | e tutte le
anime erano un tutt'uno. || Quando il bambino era bambino, | su niente aveva un'opinione,
| non aveva abitudini, | sedeva spesso a gambe incrociate, | e di colpo sgusciava via, |
aveva una vortice tra i capelli | e non faceva facce da fotografo.|| Quando il bambino era
bambino,| era l'epoca di queste domande:| "Perché io sono io e perché non sei tu?|
Perché sono qui e perché non sono li?| Quando comincia il tempo, e dove finisce lo
spazio?| La vita sotto il sole è forse solo un sogno?| Non è solo l'apparenza di un mondo
davanti al mondo quello che vedo, sento e odoro?| C'è veramente il male e gente
veramente cattiva?| Come può essere che io che sono io non c'ero prima di diventare?| E
che una volta io che sono io non sarò più quello che sono?"
Peter Handke, Song of Childhood (incipit de Il Cielo Sopra Berlino di Wim Wenders,
Germania, 1987)
Quando sei un bambino ma non sai di esserlo, la realtà intorno a te sa di avere infinite
possibilità e ti propone spettacoli fantasiosi di nuvole che danzano in forme animate, di
rocce che grazie alla pazienza dell’acqua e alla duttilità della luce giocano al teatro delle
ombre, steli che si mostrano nella loro leggerezza pronti per essere soffiati nel cielo con
un sorriso. La Natura continua anche dopo a proporre spettacoli magici e delicati, ma il
bambino, ormai diventato adulto, difficilmente è in grado di vedere tutto ciò, credendolo un
sogno sotto il sole. Non si tratta di realtà o di immaginazione, ma di fantasia e sensibilità.
Serena Piccinini ha conservato la coscienza del fanciullo e il suo essere artista ha la
missione di restituire per un attimo l’anima più genuina a chi è disposto a credere di averla
solo dimenticata. Le sue opere, delicatissime ed eleganti, parlano direttamente all’infanzia
che risiede in ogni essere vivente,con la capacità di esprimersi in tutte le lingue del
mondo, attraverso installazioni poetiche di materiali semplici. Le sue favole sono per
rallegrare il fanciullo nascosto nell’adulto, ma anche per far addormentare i cuccioli di
sasso, per rassicurare i germogli appena svegli, per tenere compagnia alle nuvole in
viaggio e distrarre le giovani zanzare affaticate per il loro imparare a nutrirsi. Quello che
l’artista genera è un universo ingegnoso, di una fantasia sincera e pulita, in cui
l’ibridazione porta al sorriso e dove le aberrazioni non comportano una conseguenza
minacciosa ma piuttosto la materializzazione di un sogno. Non si intenda questo termine
nel suo significato retorico, ma piuttosto lo si interpreti come il compiersi di uno dei più
grandi poteri dell’arte e delle sue sconfinate possibilità. Così, Serena Piccinini, stravolge il
concetto di realtà oggettiva e la sua importanza. Tutto ciò che lei immagina prende forma
divenendo reale, attraverso la minuziosa piegatura di carta candida e colorata, che come
da tradizione, pone in essere uno degli infiniti mondi che essa possiede in essenza. La
sua mente prima e la sua mano poi, si muovono assecondando libere associazioni, in cui
ogni spettatore può essersi imbattuto prima, nella sua immaginazione. Si parte dall’ombra,
poetica come un haiku, protettiva come un manto, che segna il candore con la propriagranulosità, creando un piccolo mondo effimero ed impalpabile, complesso ed ordinato da
precise regole, definito da forme astratte ed intricate che alterano la percezione visiva
delle forme, una poesia dalla metrica rigorosa dedicata all’incorporeo, che sostituisce le
parole con le forme (Haiku origami, fotografia su carta baritata, 2009). Dalla
bidimensionalità si passa alla fisicità concreta del mondo in cui viviamo, che si scopre
popolato da bizzarri personaggi ibridati a cui l’artista, come un vero etologo, si impegna a
battezzare forme di vita ancora sconosciute: un Cervocielo Dorato (Cervidae Ramificatus
Nano, scultura di carta, 2012) dal palco complesso come un intrico di strade, che si pone
come intermezzo fra lo spettatore e la volta celeste collocandosi come mappa di
navigazione, una Girafpillar (Giraffidae Escavator, scultura di carta, 2008), ibrido fra una
giraffa ed un escavatore; infine, una tartaruga, paziente ed inesorabile come il tempo, che
porta sulle spalle il peso di un edificio, un castello giapponese, antico come la creatura che
lo abita (Abitando il tempo, scultura di carta, 2012).
L’operazione di Serena Piccinini tende a dare una forma possibile a sogni mansueti,
lasciando nello spettatore la sensazione che qualcosa di magico possa sempre accadere,
come l’avverarsi di un desiderio per cui non è necessario attendere una notte di stelle
cadenti; anche la vita sotto il sole può essere un sogno e in mancanza di lumicini celesti, è
possibile usare un soffione (Soffioni, installazione, 2012), morbido come un abbraccio,
capace di dare una risposta che non necessita di parole ad un quesito vecchio come
l’uomo: qual è l’origine di un desiderio?
19
maggio 2012
Serena Piccinini – (In)naturale
Dal 19 maggio al 19 giugno 2012
arte contemporanea
Location
GALLERIA CIVICA – PALAZZO LOFFREDO
Potenza, Largo Duomo, (Potenza)
Potenza, Largo Duomo, (Potenza)
Orario di apertura
dal martedì alla domenica 9>13 e 16.30>20:30
Vernissage
19 Maggio 2012, ore 18
Autore
Curatore