L’erotismo è come l’arte: un fenomeno complesso, polivalente, polisemico. Con questa mostra Sergio Coppi e Luciano Crisostomi hanno voluto dare una loro interpretazione del moderno immaginario lussurioso. Entrambi hanno lavorato con immagini precostituite. Coppi ha tratto le sue figurazioni da quell’inesauribile iconoteca contemporanea costituita dal web: memoria collettiva, schedario onnicomprensivo, cervello globalizzante del mondo. Nell’intimità rischiarata dalla luce artificiale del monitor di un computer è possibile accedere virtualmente ad ogni tipo di desiderio, riversare nell’etere speranze e riflessioni recondite, con-fondere la mente del singolo individuo con quella universale della rete. Coppi ha estrapolato le immagini della serie Porno Web da alcuni siti vietati ai minori di 18 anni. Con le alchimie fotografiche è intervenuto sulle iconografie prelevate, le ha elaborate sublimandole nel raffinato erotismo. Poiché oggigiorno i nostri occhi sono abituati a vedere le immagini scomposte in pixel, Coppi ha fatto in modo che nelle sue opere fosse ben visibile questo “pointillisme” informatico. In tal modo ha creato una vibrante trama cromatica, che esalta l’espressività e il fascino conturbante delle immagini. L’interpretazione di Luciano Crisostomi ha una matrice retrò. L’artista propone delle cartoline erotiche del primo Novecento, rivestite da una sontuosa pellicola pittorica. Rivisitando i procedimenti di produzione pre-industriale, Crisostomi ha colorato manualmente ogni cartolina, che è stata ingrandita e impreziosita mediante l’impiego della pittura ad olio. Rifuggendo i falsi pudori dei benpensanti, evitando malsani eccessi, senza scadere nella becera pornografia, nella volgarità effimera che si consuma rapidamente senza dispensare piaceri, i due artisti propongono un repertorio visivo atto a suscitare frivole emozioni, sogni e desideri, stimoli e fantasie, curiosità e innocenti provocazioni, naturali istinti dell’ars amandi. Per solleticare ulteriormente i sensi con il piacere olfattivo il catalogo della rassegna e stato ideato come uno di quei piccoli e profumatissimi calendari che ogni fine anno i barbieri regalavano ai nostri padri o ai nostri nonni. Conservati come profane reliquie nei portafogli o nelle tasche interne delle giacche, questi almanacchi ricordavano lo scorrere dei giorni, ma soprattutto nutrivano l’illusione che si potesse trovare sempre un po’ di tempo per abbandonarsi ai piaceri amorosi.

Francesco Santaniello