SILVA NIRONI è nata a Reggio Emilia dove vive e lavora.
Chi osserva le sue fotografie coglie lo sbandamento a cui il nostro odierno paesaggio, la nostra cornice di riferimento esistenziale, è ricondotto. Nelle Periferie, che danno il titolo al romanzo per immagini della Nironi, l’acido solforico di una “estetizzazione forzata” aggredisce lo scenario per restituircelo straniato, ostico e sottilmente fascinoso, in un sol colpo, proprio perché reso fittizio come solo la fotografia riesce a fare.
Quelle di Silva sono narrazioni del paesaggio e del nostro trascorrervi attonito; ma, come tutte le autentiche narrazioni, non fanno che mitizzare, attraverso una rete di richiami estetici, il loro oggetto: filtri visivi e sovrimpressioni, dissolvenze, stacchi repentini, viraggi cromatici, luci improprie, deformazioni, fate morgane, allucinazioni.
La mitizzazione si nutre di una sovrapposizione ardita, sulle istantanee scattate dal vero, di un certo numero di fotogrammi già in sé pregni di mythos, derivati da film d’autore emblematici di un racconto della contemporaneità urbana, da Pasolini a Godard fino a Wenders.
A generare lo straordinario effetto dell’operazione, un mix di dolce seduzione visiva e di sinistra inquietudine da horror fantascientifico, concorre la grammatica cui sono presentate: incorniciate in riquadri rigorosamente coesi, in polittici, in ciascuno dei quali le “foto” sono rese omogenee per scelta tematica e stilistica anche attraverso una rielaborazione al computer che le pittoricizza e le fa suadenti.