Le donne che vengono ritratte se da una parte sembrano narcisisticamente mostrare la loro bellezza,
o sfidare lo sguardo del pubblico con occhi penetranti e decisi, dall’atro non nascondono un senso di inquietudine,
di malinconia che le attraversa. Sono colte in attimi sospesi, sembrano meditare fra loro stesse su problemi che le trascendono
come la fugacità della bellezza, il senso stesso della bellezza, il significato dell’esistenza.
Non sono portatrici di una bellezza rasserenante e paga di se stessa, ma minacciate da qualcosa di oscuro e sconosciuto
che forse è proprio la bellezza a generare ( come in “frutti proibiti” dove la mela rossa riporta alla mente Eva e il dolore che ne seguì. )
La stessa stesura pittorica in alcuni casi sembra farsi portatrice di questo messaggio, laddove alle forme levigate
e finite del corpo si contrappongono forme confuse e astratte dello sfondo, in un delicato e precario equilibrio tra finito e infinito,
Bello e Brutto, forma e caos.