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Sislej Xhafa – Quattro movimenti #1
La mostra avrà una struttura del tutto particolare: come indica il titola quattro saranno i momenti inaugurativi che si alterneranno ogni due settimane
Comunicato stampa
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Il 3 febbraio 2006 prende il via il nuovo progetto di Sislej Xhafa. Si tratta di una creazione inedita, espressamente realizzata per gli spazi espositivi di Quarter. La mostra avrà una struttura del tutto particolare: come indica il titola quattro saranno i momenti inaugurativi che si alterneranno ogni due settimane (3 e 17 febbraio, 3 e 17 marzo, mentre la conclusione dell’esposizione è il 31 marzo). La mostra, curata da Sergio Risaliti, è accompagnata da testi in catalogo di Barbara Casavecchia, Paola Nicita e Yuneikys Villalonga.
Gli appuntamenti vedranno una mostra in progress comporsi seguendo il ritmo delle differenti inaugurazioni. E così come una sinfonia che prende forma, a susseguirsi saranno Allegro ma non troppo e un poco maestoso, Adagio molto, Scherzo lento e poi mosso, Finale andante con sentimento. Le opere si sommeranno di volta in volta costruendo un insieme in progress che proprio nell’articolazione del programma accumulerà diversi e mutevoli significati. In ogni caso la mostra sarà chiusa ed aperta ad ogni “intervallo”. Il giorno 3 febbraio sarà presentata la prima opera, una nuova scultura in ceramica. Tutto lo spazio di Quarter, sia la grande sala di 800 metri quadrati sia le sale circostanti, verrà occupato da questa opera “segreta”, il cui valore sarà svelato solo al momento dell ‘apertura dell’esposizione. Con questa inedita installazione Xhafa vuole soppesare il rapporto tra arte e pubblico, tra opera e mercato, tra libertà artistica e giochi di potere. Scartando ogni categoria e pregiudizio, ogni facile definizione, lettura, associazione, l’artista rischia tutto per mettere al centro l’arte e la sua inequivocabile poesia. Opera in solitudine, senza nessun sostegno concettuale che la sua stessa immagine, la sua provocante presenza, quest’installazione scivola tra le mani e si offre ora come cosa, ora come gesto, pura e semplice figura o estremo dettaglio. Ecce opera verrebbe voglia di scrivere a questo punto. Ironicamente ma non troppo, l’installazione trasforma lo spazio in modo quasi maestoso. Lo spazio inavvertitamente cambia di peso, di qualità, e un semplice contenitore si trasforma in spazio pubblico, nel luogo democratico per eccellenza, la strada. Quella strada che dalle avanguardie in poi ha sempre rappresentato il punto d’incontro tra l’arte e la vita, tra l’arte e la politica, ovvero il punto di svolta e di ribaltamento del linguaggio artistico, il banco di prova di ogni rivoluzione concettuale o formale. A questa prima mossa ne seguiranno altre in una sequenza periodica che per uno scherzo del calendario assumerà un tratto cabbalistico.
Il progetto di Sislej Xhafa, ancora una volta, porrà alcuni importanti interrogativi, mettendo in discussione il senso di sacralità dei luoghi d’arte, la necessità di riflettere sulle relazioni economiche, l’urgenza dell’incontro come paradigma della nostra contemporaneità. E ancora porrà l’accento sulla forza della malinconia e della leggerezza che caratterizza le opere di Xhafa, cariche di ironia mai cinica, ma che al contrario fa leva sul sentimento. Nel gioco delle parti, alla ricerca di quel ritmo segreto che a ben vedere costituisce il senso profondo dell’armonia delle cose, si trova uno dei punti centrali dell’indagine dell’artista, tra interrogativi e risposte possibili. La mostra a Quarter viene immaginata da Sislej come un’opera circolare, chiudendosi ritorna su se stessa e l’ultima opera sarà presentata nel punto in cui è iniziato il percorso, nel foyer, luogo di accoglienza del pubblico. L’installazione realizzata all’inzio nella grande sala lascerà comunque un punto interrogativo. Una domanda sul senso dell’arte e quindi sul suo valore e viceversa. Una domanda che si rivolta anche verso la stessa istituzione che l’opera accoglie e presenta al pubblico. Non c’è una risposta ad una domanda posta in termini sbagliati. Il senso, sembra ripetere l’artista, è forse l’ultimo problema al mondo, mentre la poesia appare come unica via di fuga dal mondo borghese e dalle sue aspettative . Riemergono temi e attitudini tipiche di Xhafa. La poesia è la strada da percorrere verso altre ipotesi di fuga, la consapevolezza dello stato delle cose come arma per affrontare una quotidianità ammantata di incognite, il senso profondo di umanità che diventa una scialuppa di salvataggio. Lo sguardo sugli altri diviene così un confronto allo specchio, sollevando il velo che ricopre i fatti di una cronaca che si è scelta di narrare in modo indipendente, senza prestare orecchie a prevedibili sirene ammaliatrici. Xhafa con sfumature concettuali molto complesse e raffinate e una immaginazione mai scontata affronta la realtà quotidiana affidando alla poesia e alla leggerezza il compito più difficile, quello di mettere sotto accusa il potere e le sue logiche. E lo fa celebrando l’esistenza umana nel suo quotidiano eroismo, tanto assurdo e inutile quanto spaesante e imprevedibile.
Il catalogo della mostra, con le immagini realizzate negli spazi di Quarter, sarà presentato durante l’ultima inaugurazione. Il 3 febbraio sarà presentato un inedito multiplo, un oggetto da indossare e leggere, un agenda e un album da completare durante il periodo della mostra.
Nota biografica
Nato a Peja, in Kosova nel 1970, Sislej Xhafa vive a New York. La sua ricerca artistica è incentrata sulle realtà sociali, economiche e politiche e sulla complessità della società moderna. I lavori di Sislej Xhafa sono minimali, ironici e sovversivi. Adopera vari linguaggi, scultura, performance, fotografia, disegni. Il suo lavoro mira a sfidare gli osservatori a riconoscere i sintomi e le punti deboli della società contemporanea globalizzata. Tra le esposizioni e le performance più recenti, quelle realizzate presso il Manifesta III, Ljubljana (2000) S.M.A.K. Over the Edges, Gent (2000), Istanbul Biennial, Egofugal, Istanbul (2001), PS1/MOMA, Uniform, New York (2001), Tirana Biennale, Tirana (2001 e 2003), Kunsthalle Bern, Project Room, Bern (2001), Gwangju Biennial, Gwangju (2002), Haifa Museum of Contemporary Art, Haifa, Israele (2003), Palais de Tokyo, Parigi (2003), Magazzino d’Arte Moderna, Twice Upon a Time, Roma (2003), The Renaissance
Society, Chicago, Museum of Contemporary Art, St.Louis, Tate Modern, London, Stedelijk Museum, Amsterdam, North Dakota Museum of Art, Grand Forks, New Video, New Europe (2004), I Bienal de Arte Contemporáneo de Sevilla, Fundación BIACS, Sevilla La alegria de mis sueños (2004), Fundació ‘la
Caixa’ la Sala Montcada, Miedo Total, Barcelona (2004), SHUGOARTS, Tokyo Summer Show (2005), GAMeC Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea e di Bergamo WAR IS OVER 1945 – 2005 la Libertà dell’arte (2005), Museum of Contemporary Art KIASMA First We Take Museums (2005), la Biennale di Venezia (1997,1999 e 2005), e Performa05, New York (2005). A Quarter, Sislej Xhafa è già stato presente all’interno della mostra The Gesture. A visual library in progress (2005) .
Gli appuntamenti vedranno una mostra in progress comporsi seguendo il ritmo delle differenti inaugurazioni. E così come una sinfonia che prende forma, a susseguirsi saranno Allegro ma non troppo e un poco maestoso, Adagio molto, Scherzo lento e poi mosso, Finale andante con sentimento. Le opere si sommeranno di volta in volta costruendo un insieme in progress che proprio nell’articolazione del programma accumulerà diversi e mutevoli significati. In ogni caso la mostra sarà chiusa ed aperta ad ogni “intervallo”. Il giorno 3 febbraio sarà presentata la prima opera, una nuova scultura in ceramica. Tutto lo spazio di Quarter, sia la grande sala di 800 metri quadrati sia le sale circostanti, verrà occupato da questa opera “segreta”, il cui valore sarà svelato solo al momento dell ‘apertura dell’esposizione. Con questa inedita installazione Xhafa vuole soppesare il rapporto tra arte e pubblico, tra opera e mercato, tra libertà artistica e giochi di potere. Scartando ogni categoria e pregiudizio, ogni facile definizione, lettura, associazione, l’artista rischia tutto per mettere al centro l’arte e la sua inequivocabile poesia. Opera in solitudine, senza nessun sostegno concettuale che la sua stessa immagine, la sua provocante presenza, quest’installazione scivola tra le mani e si offre ora come cosa, ora come gesto, pura e semplice figura o estremo dettaglio. Ecce opera verrebbe voglia di scrivere a questo punto. Ironicamente ma non troppo, l’installazione trasforma lo spazio in modo quasi maestoso. Lo spazio inavvertitamente cambia di peso, di qualità, e un semplice contenitore si trasforma in spazio pubblico, nel luogo democratico per eccellenza, la strada. Quella strada che dalle avanguardie in poi ha sempre rappresentato il punto d’incontro tra l’arte e la vita, tra l’arte e la politica, ovvero il punto di svolta e di ribaltamento del linguaggio artistico, il banco di prova di ogni rivoluzione concettuale o formale. A questa prima mossa ne seguiranno altre in una sequenza periodica che per uno scherzo del calendario assumerà un tratto cabbalistico.
Il progetto di Sislej Xhafa, ancora una volta, porrà alcuni importanti interrogativi, mettendo in discussione il senso di sacralità dei luoghi d’arte, la necessità di riflettere sulle relazioni economiche, l’urgenza dell’incontro come paradigma della nostra contemporaneità. E ancora porrà l’accento sulla forza della malinconia e della leggerezza che caratterizza le opere di Xhafa, cariche di ironia mai cinica, ma che al contrario fa leva sul sentimento. Nel gioco delle parti, alla ricerca di quel ritmo segreto che a ben vedere costituisce il senso profondo dell’armonia delle cose, si trova uno dei punti centrali dell’indagine dell’artista, tra interrogativi e risposte possibili. La mostra a Quarter viene immaginata da Sislej come un’opera circolare, chiudendosi ritorna su se stessa e l’ultima opera sarà presentata nel punto in cui è iniziato il percorso, nel foyer, luogo di accoglienza del pubblico. L’installazione realizzata all’inzio nella grande sala lascerà comunque un punto interrogativo. Una domanda sul senso dell’arte e quindi sul suo valore e viceversa. Una domanda che si rivolta anche verso la stessa istituzione che l’opera accoglie e presenta al pubblico. Non c’è una risposta ad una domanda posta in termini sbagliati. Il senso, sembra ripetere l’artista, è forse l’ultimo problema al mondo, mentre la poesia appare come unica via di fuga dal mondo borghese e dalle sue aspettative . Riemergono temi e attitudini tipiche di Xhafa. La poesia è la strada da percorrere verso altre ipotesi di fuga, la consapevolezza dello stato delle cose come arma per affrontare una quotidianità ammantata di incognite, il senso profondo di umanità che diventa una scialuppa di salvataggio. Lo sguardo sugli altri diviene così un confronto allo specchio, sollevando il velo che ricopre i fatti di una cronaca che si è scelta di narrare in modo indipendente, senza prestare orecchie a prevedibili sirene ammaliatrici. Xhafa con sfumature concettuali molto complesse e raffinate e una immaginazione mai scontata affronta la realtà quotidiana affidando alla poesia e alla leggerezza il compito più difficile, quello di mettere sotto accusa il potere e le sue logiche. E lo fa celebrando l’esistenza umana nel suo quotidiano eroismo, tanto assurdo e inutile quanto spaesante e imprevedibile.
Il catalogo della mostra, con le immagini realizzate negli spazi di Quarter, sarà presentato durante l’ultima inaugurazione. Il 3 febbraio sarà presentato un inedito multiplo, un oggetto da indossare e leggere, un agenda e un album da completare durante il periodo della mostra.
Nota biografica
Nato a Peja, in Kosova nel 1970, Sislej Xhafa vive a New York. La sua ricerca artistica è incentrata sulle realtà sociali, economiche e politiche e sulla complessità della società moderna. I lavori di Sislej Xhafa sono minimali, ironici e sovversivi. Adopera vari linguaggi, scultura, performance, fotografia, disegni. Il suo lavoro mira a sfidare gli osservatori a riconoscere i sintomi e le punti deboli della società contemporanea globalizzata. Tra le esposizioni e le performance più recenti, quelle realizzate presso il Manifesta III, Ljubljana (2000) S.M.A.K. Over the Edges, Gent (2000), Istanbul Biennial, Egofugal, Istanbul (2001), PS1/MOMA, Uniform, New York (2001), Tirana Biennale, Tirana (2001 e 2003), Kunsthalle Bern, Project Room, Bern (2001), Gwangju Biennial, Gwangju (2002), Haifa Museum of Contemporary Art, Haifa, Israele (2003), Palais de Tokyo, Parigi (2003), Magazzino d’Arte Moderna, Twice Upon a Time, Roma (2003), The Renaissance
Society, Chicago, Museum of Contemporary Art, St.Louis, Tate Modern, London, Stedelijk Museum, Amsterdam, North Dakota Museum of Art, Grand Forks, New Video, New Europe (2004), I Bienal de Arte Contemporáneo de Sevilla, Fundación BIACS, Sevilla La alegria de mis sueños (2004), Fundació ‘la
Caixa’ la Sala Montcada, Miedo Total, Barcelona (2004), SHUGOARTS, Tokyo Summer Show (2005), GAMeC Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea e di Bergamo WAR IS OVER 1945 – 2005 la Libertà dell’arte (2005), Museum of Contemporary Art KIASMA First We Take Museums (2005), la Biennale di Venezia (1997,1999 e 2005), e Performa05, New York (2005). A Quarter, Sislej Xhafa è già stato presente all’interno della mostra The Gesture. A visual library in progress (2005) .
03
febbraio 2006
Sislej Xhafa – Quattro movimenti #1
Dal 03 al 16 febbraio 2006
arte contemporanea
Location
QUARTER – CENTRO PRODUZIONE ARTE
Firenze, Viale Donato Giannotti, 81, (Firenze)
Firenze, Viale Donato Giannotti, 81, (Firenze)
Orario di apertura
dal giovedì alla domenica dalle 15.30 alle 19.30
Vernissage
3 Febbraio 2006, ore 18
Autore
Curatore