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Solo: Gino Severini
La mostra si concentra sulla produzione risalente agli anni Venti e Trenta dell’artista toscano, proponendo una selezione di opere in cui l’iconografia dei soggetti è legata alla Commedia dell’arte, al teatro e alla musica
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Gino Severini (Cortona 1883 – Parigi 1966) è il
protagonista del quinto appuntamento di Solo, ciclo espositivo che
intende offrire un conciso e studiato ritratto di alcuni grandi maestri
del Novecento. La mostra (aperta al pubblico dal 12 luglio al 10
ottobre 2019) è curata da Lino Mannocci e Sergio Risaliti e si
concentra sulla produzione risalente agli anni Venti e Trenta
dell’artista toscano, proponendo una selezione di opere in cui
l’iconografia dei soggetti è legata alla Commedia dell’arte, al teatro e
alla musica. A partire dagli anni Venti, Severini si appassiona infatti alle
figure e alle vicende di maschere della commedia dell’arte, come
Pulcinella e Arlecchino. Clown, saltimbanchi, eroi del circo stavano
affascinando numerosi artisti quali Picasso, Gris e Rouault, musicisti
come Stravinskij, che aveva composto nel 1919-1920 il balletto
neoclassico «Ballet avec chant» Pulchinella (Musique d'après
Pergolesi), e impresari come Djagilev. Le occasioni principali per
cimentarsi con questi temi sono rappresentate per Severini dalla
decorazione di due ambienti privati: il Castello di Montegufoni, di
proprietà di Sir George Sitwell, nei pressi di Firenze (1921-22) e la
Maison di Léonce Rosenberg, suo mercante francese, a Parigi (1928-
29).
L’esposizione ospitata nelle sale al secondo piano del museo, riporta
per la prima volta in Italia una selezione di gouaches relative alla Sala
delle Maschere di Montegufoni, dove Severini recupera la tradizione
dell’affresco. La mostra presenta inoltre quattro dei sei pannelli che
decoravano la dimora Rosenberg, in cui paesaggi classici ricchi di
riferimenti all’antico sono animati dalle maschere. Completano la
mostra alcuni disegni preparatori relativi ad entrambe le decorazioni e
diversi documenti che attestano le ricerche attorno a questi soggetti:
materiali che rivelano con vivida concretezza lo studio della geometria
e delle leggi della proporzione che ha guidato Severini
nell’elaborazione delle forme e che nutrirà anche le pagine di Du
Cubisme au classicisme (1921). La ricerca di una purezza stilistica
incontra le vicende umane e sociali rappresentate dalle maschere,
restituendo un mondo gioioso, ma al tempo stesso malinconico.
Queste opere, successive alla stagione delle avanguardie, si
inseriscono nella tendenza ad un nuovo classicismo, tipica del clima
artistico e culturale tra le due guerre, che trova in Severini un attento
anticipatore come testimoniato dalla celebre Maternità del 1916, con
la quale si apre la mostra.
Gino Severini (Cortona, Arezzo 1883 – Parigi 1966) si trasferisce
giovanissimo a Roma, dove conosce Umberto Boccioni, con cui
frequenta lo studio di Giacomo Balla avvicinandosi alla tecnica
divisionista. Dal 1906 si sposta a Parigi, alternando soggiorni e viaggi in
Italia. Nella capitale francese frequenta gli ambienti della bohème e
stringe amicizia con artisti come Modigliani, Braque, Picasso e Gris, e
con poeti e critici quali Apollinaire, Jacob e Fort.
Tra i firmatari del Manifesto della pittura futurista (1910), nel 1912
partecipa alla prima mostra collettiva dei futuristi presso la Galleria
Bernheim-Jeune di Parigi. I lavori di questo periodo, vicini alle ricerche
cubiste e futuriste, indagano la visione simultanea dello spazio e del
tempo, ottenuta con una scomposizione dei piani. Allo scoppio della
Prima guerra mondiale prosegue le proprie ricerche in più direzioni,
fino ad approdare ai volumi solidi e classici dell’opera Maternità
(1916), esposta in mostra. Nel 1921 pubblica Du Cubisme au
classicisme, in cui anticipa il clima europeo del “ritorno all’ordine”.
Queste teorie verranno applicate anche negli affreschi eseguiti nel
castello di Montegufoni nel 1921 su commissione di Sir George Sitwell e
grazie al tramite di Léonce Rosenberg, suo mercante parigino. Tornato
a Parigi, frequenta il filosofo cattolico Maritain e inizia a dedicarsi a
temi sacri, lavorando a grandi cicli decorativi. In quegli anni è tra gli
esponenti degli Italiens de Paris e in Italia partecipa alle principali
manifestazioni di ambito nazionale. Al 1929 risale la decorazione con
Pulcinella e altre maschere per Casa Rosenberg a Parigi, dove lavora al
fianco di Savinio, De Chirico e Picabia. Si dedica molto anche alla
scenografia, con lavori per il Maggio Musicale Fiorentino e La Fenice.
Nel dopoguerra si stabilisce a Meudon e prosegue la sua ricerca
stilistica, con un interesse crescente verso l’astrazione.
La mostra è sostenuta da Banca Monte dei Paschi di Siena.
protagonista del quinto appuntamento di Solo, ciclo espositivo che
intende offrire un conciso e studiato ritratto di alcuni grandi maestri
del Novecento. La mostra (aperta al pubblico dal 12 luglio al 10
ottobre 2019) è curata da Lino Mannocci e Sergio Risaliti e si
concentra sulla produzione risalente agli anni Venti e Trenta
dell’artista toscano, proponendo una selezione di opere in cui
l’iconografia dei soggetti è legata alla Commedia dell’arte, al teatro e
alla musica. A partire dagli anni Venti, Severini si appassiona infatti alle
figure e alle vicende di maschere della commedia dell’arte, come
Pulcinella e Arlecchino. Clown, saltimbanchi, eroi del circo stavano
affascinando numerosi artisti quali Picasso, Gris e Rouault, musicisti
come Stravinskij, che aveva composto nel 1919-1920 il balletto
neoclassico «Ballet avec chant» Pulchinella (Musique d'après
Pergolesi), e impresari come Djagilev. Le occasioni principali per
cimentarsi con questi temi sono rappresentate per Severini dalla
decorazione di due ambienti privati: il Castello di Montegufoni, di
proprietà di Sir George Sitwell, nei pressi di Firenze (1921-22) e la
Maison di Léonce Rosenberg, suo mercante francese, a Parigi (1928-
29).
L’esposizione ospitata nelle sale al secondo piano del museo, riporta
per la prima volta in Italia una selezione di gouaches relative alla Sala
delle Maschere di Montegufoni, dove Severini recupera la tradizione
dell’affresco. La mostra presenta inoltre quattro dei sei pannelli che
decoravano la dimora Rosenberg, in cui paesaggi classici ricchi di
riferimenti all’antico sono animati dalle maschere. Completano la
mostra alcuni disegni preparatori relativi ad entrambe le decorazioni e
diversi documenti che attestano le ricerche attorno a questi soggetti:
materiali che rivelano con vivida concretezza lo studio della geometria
e delle leggi della proporzione che ha guidato Severini
nell’elaborazione delle forme e che nutrirà anche le pagine di Du
Cubisme au classicisme (1921). La ricerca di una purezza stilistica
incontra le vicende umane e sociali rappresentate dalle maschere,
restituendo un mondo gioioso, ma al tempo stesso malinconico.
Queste opere, successive alla stagione delle avanguardie, si
inseriscono nella tendenza ad un nuovo classicismo, tipica del clima
artistico e culturale tra le due guerre, che trova in Severini un attento
anticipatore come testimoniato dalla celebre Maternità del 1916, con
la quale si apre la mostra.
Gino Severini (Cortona, Arezzo 1883 – Parigi 1966) si trasferisce
giovanissimo a Roma, dove conosce Umberto Boccioni, con cui
frequenta lo studio di Giacomo Balla avvicinandosi alla tecnica
divisionista. Dal 1906 si sposta a Parigi, alternando soggiorni e viaggi in
Italia. Nella capitale francese frequenta gli ambienti della bohème e
stringe amicizia con artisti come Modigliani, Braque, Picasso e Gris, e
con poeti e critici quali Apollinaire, Jacob e Fort.
Tra i firmatari del Manifesto della pittura futurista (1910), nel 1912
partecipa alla prima mostra collettiva dei futuristi presso la Galleria
Bernheim-Jeune di Parigi. I lavori di questo periodo, vicini alle ricerche
cubiste e futuriste, indagano la visione simultanea dello spazio e del
tempo, ottenuta con una scomposizione dei piani. Allo scoppio della
Prima guerra mondiale prosegue le proprie ricerche in più direzioni,
fino ad approdare ai volumi solidi e classici dell’opera Maternità
(1916), esposta in mostra. Nel 1921 pubblica Du Cubisme au
classicisme, in cui anticipa il clima europeo del “ritorno all’ordine”.
Queste teorie verranno applicate anche negli affreschi eseguiti nel
castello di Montegufoni nel 1921 su commissione di Sir George Sitwell e
grazie al tramite di Léonce Rosenberg, suo mercante parigino. Tornato
a Parigi, frequenta il filosofo cattolico Maritain e inizia a dedicarsi a
temi sacri, lavorando a grandi cicli decorativi. In quegli anni è tra gli
esponenti degli Italiens de Paris e in Italia partecipa alle principali
manifestazioni di ambito nazionale. Al 1929 risale la decorazione con
Pulcinella e altre maschere per Casa Rosenberg a Parigi, dove lavora al
fianco di Savinio, De Chirico e Picabia. Si dedica molto anche alla
scenografia, con lavori per il Maggio Musicale Fiorentino e La Fenice.
Nel dopoguerra si stabilisce a Meudon e prosegue la sua ricerca
stilistica, con un interesse crescente verso l’astrazione.
La mostra è sostenuta da Banca Monte dei Paschi di Siena.
11
luglio 2019
Solo: Gino Severini
Dall'undici luglio al 10 ottobre 2019
arte moderna
Location
MUSEO NOVECENTO
Firenze, Piazza Di Santa Maria Novella, 10, (Firenze)
Firenze, Piazza Di Santa Maria Novella, 10, (Firenze)
Vernissage
11 Luglio 2019, ore 18
Autore
Curatore