Lo spazio vetrina, convenzionale per caratteristiche e funzione, viene messo in discussione
con l’intento di creare un ampliamento fruitivo e percettivo.
Non viene quindi considerato come spazio espositivo da riempire, ma come area
intrinsecamente legata al lavoro, andando in questo modo a sovvertire il percorso ideativo.
I lavori si confrontano con la struttura e le peculiarità dello spazio dato, indagando la
relazione tra idea di mostra e processo installativo.
Ogni singola vetrina risulta autonoma, proponendosi attraverso un unico punto di visione.
Lo spazio si definisce quindi a partire da un intervento che ne annulla, amplifica o fa
coincidere la sua visione dimensionale, rendendolo totalizzante, virtuale o adimensionale.
I tre lavori ragionano sullo spazio come limite nel quale posizionare il proprio pensiero.