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Spazio all’arte – Celio Bordin
Rassegna dedicata all’arte contemporanea siciliana.
Comunicato stampa
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“L’arte è un passo che dalla natura va verso l’infinito”
Kahil Gibran
“L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è”
Paul Klee
L’energia, il movimento, il sentire scorrono nelle viscere delle creazioni di un artista contemporaneo. Il suo psichico universo emerge per mostrarsi tra i colori delle tele deformate in una dimensione nuova nata dalla mescolanza della pittura e della scultura. Un dialogo infinito tra Celio e l’arte che sfocia in una nuova forma creativa all’interno della quale il suo cosmo metafisico e la sua interiorità trovano rappresentazione nella libertà espressiva. Un bambino incuriosito scopre il fascino dentro quegli oggetti in disuso, abbandonati nella milanese via Gluck. Catturano la sua attenzione, lo chiamano, per condurlo alla scoperta del valore intrinseco in ognuno di loro, non visibile per tutti. Dall’oblio emergono le creazioni di Celio intrise di quei valori quali la libertà in tutta l’azione sociale e individuale riconosciuta all’arte. L’arte all’insegna della democrazia, l’arte come ascolto, e l’arte come unica verità. Una ricerca di qualcosa che necessiti del suo intervento, che si fa mezzo per far fuoriuscire tutto quello che di bello e suggestivo era già insito ma non visto.
Tele deformate dipinte nel dritto e nel verso per oltrepassare l’estensione pittorica, quadrati spezzati per donare al contenitore una nuova superficie, aprendosi all’infinito, scoprendo la terza e la quarta dimensione. Tutto questo è il leitmotiv che sottende l’intero lavoro, all’interno del quale tra l’artifex e gli oggetti si crea un rapporto esclusivo e arcano. È una continua ricerca all’insegna di una nuova rappresentazione, è un profondo sentire ciò che veramente si desidera e ciò che la vita stessa suggerisce. Viene calamitato in determinati luoghi e verso determinati oggetti che lo chiamano, chiedendogli di regalare loro un’altra esistenza. Hanno una profonda forza vitale, riescono a farsi raccattare per essere riportati ad una lucente dimensione con una nuovo ruolo ed una nuova dignità. Una zelante cura ed un’attenta preparazione portano Celio verso un’arte dell’assemblaggio che diviene sinonimo dell’arrangiarsi. È l’universo della trash art, la cui tradizione del recupero di oggetti dimenticati prende avvio nel 1917, anno in cui Marcel Duchamp espone a New York un orinatoio capovolto intitolato Fontana e firmato con lo pseudonimo R. Mutt; fino a giungere al suo rafforzamento con significati politici e sociali ancora più forti negli anni novanta. Anni in cui il numero di artisti dediti alla tradizione trash cresce indefessamente, riconoscendo come paladino l’inglese Damien Hirst, famoso per avere esposto e venduto come opere d’arte animali in formalina. Una vera e propria provocazione, che tutt’oggi mediante artisti contemporanei come Celio Bordin, continua a raccontare attraverso i ready-made, la filosofia dell’oggetto ritrovato, decontestualizzato a cui viene data una dignità artistica.
Il suo plasmare la materia è in realtà il dare forma alla sua filosofia e alla sua sonorità urlante che scende in campo per contrastare il mondo precostituito e preconfezionato che ci attornia. Un ritorno all’elemento, all’origine, alla purezza dell’essere umano. In ogni sua creazione si nascondono tante anime, tante vite, tanti significati, tanti suoni, riassumenti quello che è stato prima e ciò che è diventato dopo. Un battito attraversa l’intera forza creativa che magnetizza chi osserva travolgendolo. Una dimensione onirica, composta da un allucinogeno vortice di personaggi, di dimensioni, di verità, si aprono solo agli occhi ed alle percezioni dei più sensibili. È uno stato di trance in cui si sprofonda, e quando si riaprono gli occhi ci si ritrova in luoghi suggestivi e sconosciuti. È un viaggio unico nel suo genere, all’interno del quale la nuova vita è contaminazione per una nuova conoscenza. Quello che si aprirà allo sguardo non sarà mai quello che si crede di vedere, è richiesta attenzione, acutezza di sguardo e di spirito; è in continuo fieri, in una continua scoperta su diversi piani. Richiede un’indagine da ogni angolazione, non sono lavori da osservare secondo i termini classici applicati alla pittura: nei suoi luoghi il recto e il verso assumono la stessa importanza. Non nasconde nulla ma anzi mostra tutto, desiderando una totale interazione. La porzione pittorica si abbraccia in una fusione con quella scultorea, all’insegna della totale libertà espressiva come un cinematografico effetto speciale. Emergono interi mondi dove chiese, case, volti attanagliati da reconditi segreti abitano le magiche città. Una grande forza è originata e spinge per mostrarsi nella sua non-definizione. Una privilegiata diversità in un’epoca fatta di tendenze definite, che riesce a sprigionare quell’atavica alchemia per ora scomparsa, declinata nella monocromia di un unico colore nelle sue sfaccettature. La sacralità dell’oggetto pervade l’intero lavoro, iconograficamente rintracciabile nello studio di quei volti che prepotentemente fuoriescono dalla tela, sacri perché circondati da tanti raggi, riconducibili alla raggiera delle raffigurazioni d’arte sacra. Sacralità nei luoghi da lui calpestati per la sua ricerca lenta e istintiva, che magneticamente lo attira verso tutto ciò che era destinato alla caduta nell’oblio. L’assemblaggio, l’integrazione, il ritornare alla genesi, all’elemento, la deformazione e l’attraversamento della materia. La sua necessità creativa lo rende artista fortemente concettuale , dove la scomposizione per ricomporre una nuova realtà, avviene all’insegna del puro piacere estetico della trasformazione della sostanza. Infatti è proprio la materia il suo punto di partenza, con attenti studi che lo hanno portato a riflessioni sull’impatto della luce prima sul metallo, sino a giungere alle forme più leggere in metacrilato e in legno. Il lavoro di Celio è di immediato impatto visivo ma al contempo di profonda riflessione tematica. È una continua scoperta in uno sviluppo profondo che richiede un’osservazione accurata e lenta, di un mondo intimamente poetico, nel quale l’autenticità artistica è l’elemento preponderante. La metamorfosi nella sua arte è permeata da innumerevoli riflessioni di ordine etico, politico ed economico, e si inserisce in una cultura, quale quella occidentale, che osserva un mondo moderno dentro al quale l’abbondanza di spreco e l’incredibile aumento dei rifiuti è un dato innegabile, che si lega alla cultura artistica. E’ una riflessione sull’immoralità dello spreco, denunciato nel riciclaggio e nella sua successiva esibizione. Si libera così l’oggetto dallo status di detrito e si sottolinea l’importanza per la forma in sé stessa, emersa da una riutilizzazione dell’elemento materico secondo schemi astratti o naturalistici, facendolo dialogare con altri materiali, così distanti all’origine, secondo la libera creatività di un’artista del suo tempo.
Aprile 2009
Laura Francesca Di Trapani
Kahil Gibran
“L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è”
Paul Klee
L’energia, il movimento, il sentire scorrono nelle viscere delle creazioni di un artista contemporaneo. Il suo psichico universo emerge per mostrarsi tra i colori delle tele deformate in una dimensione nuova nata dalla mescolanza della pittura e della scultura. Un dialogo infinito tra Celio e l’arte che sfocia in una nuova forma creativa all’interno della quale il suo cosmo metafisico e la sua interiorità trovano rappresentazione nella libertà espressiva. Un bambino incuriosito scopre il fascino dentro quegli oggetti in disuso, abbandonati nella milanese via Gluck. Catturano la sua attenzione, lo chiamano, per condurlo alla scoperta del valore intrinseco in ognuno di loro, non visibile per tutti. Dall’oblio emergono le creazioni di Celio intrise di quei valori quali la libertà in tutta l’azione sociale e individuale riconosciuta all’arte. L’arte all’insegna della democrazia, l’arte come ascolto, e l’arte come unica verità. Una ricerca di qualcosa che necessiti del suo intervento, che si fa mezzo per far fuoriuscire tutto quello che di bello e suggestivo era già insito ma non visto.
Tele deformate dipinte nel dritto e nel verso per oltrepassare l’estensione pittorica, quadrati spezzati per donare al contenitore una nuova superficie, aprendosi all’infinito, scoprendo la terza e la quarta dimensione. Tutto questo è il leitmotiv che sottende l’intero lavoro, all’interno del quale tra l’artifex e gli oggetti si crea un rapporto esclusivo e arcano. È una continua ricerca all’insegna di una nuova rappresentazione, è un profondo sentire ciò che veramente si desidera e ciò che la vita stessa suggerisce. Viene calamitato in determinati luoghi e verso determinati oggetti che lo chiamano, chiedendogli di regalare loro un’altra esistenza. Hanno una profonda forza vitale, riescono a farsi raccattare per essere riportati ad una lucente dimensione con una nuovo ruolo ed una nuova dignità. Una zelante cura ed un’attenta preparazione portano Celio verso un’arte dell’assemblaggio che diviene sinonimo dell’arrangiarsi. È l’universo della trash art, la cui tradizione del recupero di oggetti dimenticati prende avvio nel 1917, anno in cui Marcel Duchamp espone a New York un orinatoio capovolto intitolato Fontana e firmato con lo pseudonimo R. Mutt; fino a giungere al suo rafforzamento con significati politici e sociali ancora più forti negli anni novanta. Anni in cui il numero di artisti dediti alla tradizione trash cresce indefessamente, riconoscendo come paladino l’inglese Damien Hirst, famoso per avere esposto e venduto come opere d’arte animali in formalina. Una vera e propria provocazione, che tutt’oggi mediante artisti contemporanei come Celio Bordin, continua a raccontare attraverso i ready-made, la filosofia dell’oggetto ritrovato, decontestualizzato a cui viene data una dignità artistica.
Il suo plasmare la materia è in realtà il dare forma alla sua filosofia e alla sua sonorità urlante che scende in campo per contrastare il mondo precostituito e preconfezionato che ci attornia. Un ritorno all’elemento, all’origine, alla purezza dell’essere umano. In ogni sua creazione si nascondono tante anime, tante vite, tanti significati, tanti suoni, riassumenti quello che è stato prima e ciò che è diventato dopo. Un battito attraversa l’intera forza creativa che magnetizza chi osserva travolgendolo. Una dimensione onirica, composta da un allucinogeno vortice di personaggi, di dimensioni, di verità, si aprono solo agli occhi ed alle percezioni dei più sensibili. È uno stato di trance in cui si sprofonda, e quando si riaprono gli occhi ci si ritrova in luoghi suggestivi e sconosciuti. È un viaggio unico nel suo genere, all’interno del quale la nuova vita è contaminazione per una nuova conoscenza. Quello che si aprirà allo sguardo non sarà mai quello che si crede di vedere, è richiesta attenzione, acutezza di sguardo e di spirito; è in continuo fieri, in una continua scoperta su diversi piani. Richiede un’indagine da ogni angolazione, non sono lavori da osservare secondo i termini classici applicati alla pittura: nei suoi luoghi il recto e il verso assumono la stessa importanza. Non nasconde nulla ma anzi mostra tutto, desiderando una totale interazione. La porzione pittorica si abbraccia in una fusione con quella scultorea, all’insegna della totale libertà espressiva come un cinematografico effetto speciale. Emergono interi mondi dove chiese, case, volti attanagliati da reconditi segreti abitano le magiche città. Una grande forza è originata e spinge per mostrarsi nella sua non-definizione. Una privilegiata diversità in un’epoca fatta di tendenze definite, che riesce a sprigionare quell’atavica alchemia per ora scomparsa, declinata nella monocromia di un unico colore nelle sue sfaccettature. La sacralità dell’oggetto pervade l’intero lavoro, iconograficamente rintracciabile nello studio di quei volti che prepotentemente fuoriescono dalla tela, sacri perché circondati da tanti raggi, riconducibili alla raggiera delle raffigurazioni d’arte sacra. Sacralità nei luoghi da lui calpestati per la sua ricerca lenta e istintiva, che magneticamente lo attira verso tutto ciò che era destinato alla caduta nell’oblio. L’assemblaggio, l’integrazione, il ritornare alla genesi, all’elemento, la deformazione e l’attraversamento della materia. La sua necessità creativa lo rende artista fortemente concettuale , dove la scomposizione per ricomporre una nuova realtà, avviene all’insegna del puro piacere estetico della trasformazione della sostanza. Infatti è proprio la materia il suo punto di partenza, con attenti studi che lo hanno portato a riflessioni sull’impatto della luce prima sul metallo, sino a giungere alle forme più leggere in metacrilato e in legno. Il lavoro di Celio è di immediato impatto visivo ma al contempo di profonda riflessione tematica. È una continua scoperta in uno sviluppo profondo che richiede un’osservazione accurata e lenta, di un mondo intimamente poetico, nel quale l’autenticità artistica è l’elemento preponderante. La metamorfosi nella sua arte è permeata da innumerevoli riflessioni di ordine etico, politico ed economico, e si inserisce in una cultura, quale quella occidentale, che osserva un mondo moderno dentro al quale l’abbondanza di spreco e l’incredibile aumento dei rifiuti è un dato innegabile, che si lega alla cultura artistica. E’ una riflessione sull’immoralità dello spreco, denunciato nel riciclaggio e nella sua successiva esibizione. Si libera così l’oggetto dallo status di detrito e si sottolinea l’importanza per la forma in sé stessa, emersa da una riutilizzazione dell’elemento materico secondo schemi astratti o naturalistici, facendolo dialogare con altri materiali, così distanti all’origine, secondo la libera creatività di un’artista del suo tempo.
Aprile 2009
Laura Francesca Di Trapani
30
aprile 2009
Spazio all’arte – Celio Bordin
Dal 30 aprile al 03 maggio 2009
arte contemporanea
Location
SPAZIO BQUADRO
Palermo, Via 12 Gennaio, 2, (Palermo)
Palermo, Via 12 Gennaio, 2, (Palermo)
Orario di apertura
Venerdì 1 maggio dalle 17 alle 20
Sabato 2 e Domenica 3 dalle ore 10 alle 20
Vernissage
30 Aprile 2009, ore 19
Autore
Curatore