Il progetto è una “antologica” del lavoro di Arienti, che a Palermo sceglie di guardare indietro restando centrato sul presente. In “Mano d’oro” le opere hanno la matrice del lavoro storico dell’artista, tecniche e medium sono quelle che utilizza sin dagli anni 80, ma a cambiare è il rapporto con l’immagine, il soggetto resta lo stesso cambia la tecnologia della manipolazione. Questo produce la possibilità per l’artista di dire “cose nuove” sulla personale visione di cultura contemporanea, composta da elementi derivanti da ambiti fortemente differenti tra loro, da sempre al centro della ricerca artistica di Arienti