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Stefano Fanara – Caos
All’interno della vasta espressività di Stefano Fanara, artista proteiforme che spazia dalle tecniche digitali alla pittura, la serie di dipinti intitolata “Caos” appare quella in cui si concentra un’energia psichica direttamente in contatto con il vissuto dell’artista stesso
Comunicato stampa
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L’artista siciliano, da vent’anni residente in Emilia Romagna, presenta al pubblico, dopo quattro anni di intenso lavoro la sua nuova produzione formata da 34 tele dal titolo “CAOS”.
L’ attenta analisi critica sui lavori dell’artista, è affidata al Prof. Valerio Dehò che presenterà la mostra.
Dal testo in catalogo:
All’interno della vasta espressività di Stefano Fanara, artista proteiforme che spazia dalle tecniche digitali alla pittura, la serie di dipinti intitolata “Caos” appare quella in cui probabilmente si concentra un’energia psichica direttamente in contatto con il vissuto dell’artista stesso. Del resto è la natura stessa della pittura informale, secondo la celebre definizione di Michel Tapié del 1951, che crea questo straordinario collegamento tra la mente e la mano di chi dipinge. Puntando, oltre il significante, ad una forma significativa ma che non può mai sostanziarsi nella semiotica del segno, l’informale è una forma d’automatismo psichico in cui il mondo delle immagini viene sostituito da quello libido-energetico… Anche prima Fanara ha sempre teso a non sottrarre nel passaggio dalla mente alla mano, quell’azione fondamentale di un bisogno al limite dell’esistenziale. Ma certamente in questi lavori più recenti, l’approccio è immediato a proseguire l’esperienza informale, in senso classico come progressivo allontanamento dalla sfera dell’organizzazione visuale e razionale, e anche propedeutico ad una visione ulteriore e comunque istintiva…. Appare chiaro come Fanara con “Caos” attinge a risorse oscure all’epitalamo della pittura che non vuole essere altro da sé, ma cerca un’ostentazione che non ammette ritardi né ripensamenti. Bisogno, necessità, altre sintesi di questo tipo astratto trovano una loro corrispondenza nell’intermedia tra l’approccio istintuale alla determinazione di una possibile poetica e la capacità di riflettere la pittura come specchio denso e oscuro della propria anima. In fondo la ricerca di Fanara, seppur in uno sperimentalismo errante quanto ultimativo, cerca sempre le proprie s/ragioni nel dipingere non solo come diario intimo, come sketchbook della deriva psichica, ma anche come ancoraggio propriocettivo. La pittura è specchio anche quando manifesta il caos che non ha alcun valore negativo, in quanto al contrario appartiene a quel ricercare che è fondamento di luce e di èclarage…
Quello di Stefano Fanara è un lavoro legato agli stati d’animo che si legano alle relazioni affettive, alle visioni individuali di una sensibilità che riesce sempre ad andare oltre l’immaginazione. I suoi quadri sono concentrazioni dinamiche d’energia e questo è evidente dal senso rotatorio che spesso prende il ductus della pennellata… E’ la primarietà di questa esperienza che sembra che Fanara ponga in evidenza, prima ancora che ogni legame emotivo con la storia. La sua modalità densa e gestuale è rivolta a porre in evidenza il passaggio tra l’emozione e il pensiero sull’arte. Questa pittura intensa e drammatica è un Maelstrom da cui farsi attrarre per cercare una porta di comunicazione verso una conoscenza sempre più vera e chiara, che non ha bisogno di particolari né di dettagli. Una pittura che va oltre le cose e punta direttamente a quello che rimane dopo che la sensibilità si è sublimata in quello che è maggiormente importante, che non è ulteriormente riducibile. E’ quindi il risultato di una creatività liberata dai sensi, anche se è dai sensi che proviene, perché trae forza dai rizomi energetici a cui possiamo ricorrere solo nei momenti più difficili della nostra esistenza. E questa è una caratteristica della poetica di Stefano Fanara che riesce sempre a liberare l’espressività e farla diventare arte, anche nelle situazioni più estreme proprio perché la considera esperienza e come tale entra a far parte direttamente del suo vissuto. Allora la tela si carica di una sostanza magmatica che ha spessore, volume, plasticità, organicità e disordine: è quindi esistenza allo stato puro.
Valerio Dehò
L’ attenta analisi critica sui lavori dell’artista, è affidata al Prof. Valerio Dehò che presenterà la mostra.
Dal testo in catalogo:
All’interno della vasta espressività di Stefano Fanara, artista proteiforme che spazia dalle tecniche digitali alla pittura, la serie di dipinti intitolata “Caos” appare quella in cui probabilmente si concentra un’energia psichica direttamente in contatto con il vissuto dell’artista stesso. Del resto è la natura stessa della pittura informale, secondo la celebre definizione di Michel Tapié del 1951, che crea questo straordinario collegamento tra la mente e la mano di chi dipinge. Puntando, oltre il significante, ad una forma significativa ma che non può mai sostanziarsi nella semiotica del segno, l’informale è una forma d’automatismo psichico in cui il mondo delle immagini viene sostituito da quello libido-energetico… Anche prima Fanara ha sempre teso a non sottrarre nel passaggio dalla mente alla mano, quell’azione fondamentale di un bisogno al limite dell’esistenziale. Ma certamente in questi lavori più recenti, l’approccio è immediato a proseguire l’esperienza informale, in senso classico come progressivo allontanamento dalla sfera dell’organizzazione visuale e razionale, e anche propedeutico ad una visione ulteriore e comunque istintiva…. Appare chiaro come Fanara con “Caos” attinge a risorse oscure all’epitalamo della pittura che non vuole essere altro da sé, ma cerca un’ostentazione che non ammette ritardi né ripensamenti. Bisogno, necessità, altre sintesi di questo tipo astratto trovano una loro corrispondenza nell’intermedia tra l’approccio istintuale alla determinazione di una possibile poetica e la capacità di riflettere la pittura come specchio denso e oscuro della propria anima. In fondo la ricerca di Fanara, seppur in uno sperimentalismo errante quanto ultimativo, cerca sempre le proprie s/ragioni nel dipingere non solo come diario intimo, come sketchbook della deriva psichica, ma anche come ancoraggio propriocettivo. La pittura è specchio anche quando manifesta il caos che non ha alcun valore negativo, in quanto al contrario appartiene a quel ricercare che è fondamento di luce e di èclarage…
Quello di Stefano Fanara è un lavoro legato agli stati d’animo che si legano alle relazioni affettive, alle visioni individuali di una sensibilità che riesce sempre ad andare oltre l’immaginazione. I suoi quadri sono concentrazioni dinamiche d’energia e questo è evidente dal senso rotatorio che spesso prende il ductus della pennellata… E’ la primarietà di questa esperienza che sembra che Fanara ponga in evidenza, prima ancora che ogni legame emotivo con la storia. La sua modalità densa e gestuale è rivolta a porre in evidenza il passaggio tra l’emozione e il pensiero sull’arte. Questa pittura intensa e drammatica è un Maelstrom da cui farsi attrarre per cercare una porta di comunicazione verso una conoscenza sempre più vera e chiara, che non ha bisogno di particolari né di dettagli. Una pittura che va oltre le cose e punta direttamente a quello che rimane dopo che la sensibilità si è sublimata in quello che è maggiormente importante, che non è ulteriormente riducibile. E’ quindi il risultato di una creatività liberata dai sensi, anche se è dai sensi che proviene, perché trae forza dai rizomi energetici a cui possiamo ricorrere solo nei momenti più difficili della nostra esistenza. E questa è una caratteristica della poetica di Stefano Fanara che riesce sempre a liberare l’espressività e farla diventare arte, anche nelle situazioni più estreme proprio perché la considera esperienza e come tale entra a far parte direttamente del suo vissuto. Allora la tela si carica di una sostanza magmatica che ha spessore, volume, plasticità, organicità e disordine: è quindi esistenza allo stato puro.
Valerio Dehò
09
novembre 2007
Stefano Fanara – Caos
Dal 09 al 21 novembre 2007
arte contemporanea
Location
GALLERIA D’ARTE 18
Bologna, Via San Felice, 18, (Bologna)
Bologna, Via San Felice, 18, (Bologna)
Orario di apertura
dal martedì al venerdì, dalle 10.30 alle 19.30, sabato 15.30-19.30, festivi su appuntamento
Vernissage
9 Novembre 2007, ore 21.30
Sito web
www.stefanofanara.it
Autore
Curatore