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Stefano Lupatini – Signs
Stefano Lupatini chiude la sua personale tetralogia sulla Violenza umana dopo “La misura del torto subito”
e “I was a football player”. L’artista ci propone opere che ha realizzato a Sarajevo nel 2008;
tre slide show digitali e otto immagini dei segni della guerra ancora oggi ben visibili.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
“…Era un biancore straziato e contorto, abbandonato sull’orlo della vita….”
Con queste parole William T. Vollman c’introduce al suo soggiorno, da corrispondente di
guerra, in un ostello della gioventù, durante l’assedio di Sarajevo; il biancore straziato e
contorto è letteralmente l’edificio che all’epoca ospitava circa ottanta studenti.
Queste parole ci sembrano perfettamente aderenti alla nuova mostra di Stefano Lupatini
che chiude la sua personale tetralogia sulla Violenza umana dopo “La misura del torto subito”
e “I was a football player”. L’artista ci propone opere che ha realizzato a Sarajevo nel 2008;
tre slide show digitali e otto immagini dei segni della guerra ancora oggi ben visibili sulle
facciate della case, di questa sfortunata città. Ferite non ancora rimarginate, il segno della
violenza con dentro tutto un sordo furore e il cieco perseguire il male; l’intervento minimale
dell’artista è quello del particolare riportato, sottolineato, ai nostri occhi; denunciare il
lasciato dell’ultima guerra europea ancora ben visibile, ribaltare così la volontà dI
cancellazione, il desiderio di dimenticare la nostra stupidità, la nostra ferocia, erigendo le
tracce della guerra ad opera d’arte come finale memento contro di essa e come preghiera
affinché possa un giorno cessare la nostra voglia d’uccidere. Durante la Prima guerra
mondiale si calcolò che servivano 5000 pallottole per ferire od uccidere un singolo soldato
nemico, a Sarajevo ne bastavano meno, c’erano i civili di mezzo e fu una mattanza
quotidiana, in quattro anni ci furono più di dodicimila vittime. I segni rimasti valgono più di
mille parole, sono i lasciti delle “tempeste d’acciaio” per citare Junger.
“….Le loro mitragliatrici di tanto in tanto saggiavano per breve tempo le mura dell’ostello,
ogni pallottola speranzosa di trovare non cemento ma una finestra e la carne…”.
W.T.Vollman – Rising Up and Rising Down, traduzione di di Gianni Pannolino, Mondadori.
Con queste parole William T. Vollman c’introduce al suo soggiorno, da corrispondente di
guerra, in un ostello della gioventù, durante l’assedio di Sarajevo; il biancore straziato e
contorto è letteralmente l’edificio che all’epoca ospitava circa ottanta studenti.
Queste parole ci sembrano perfettamente aderenti alla nuova mostra di Stefano Lupatini
che chiude la sua personale tetralogia sulla Violenza umana dopo “La misura del torto subito”
e “I was a football player”. L’artista ci propone opere che ha realizzato a Sarajevo nel 2008;
tre slide show digitali e otto immagini dei segni della guerra ancora oggi ben visibili sulle
facciate della case, di questa sfortunata città. Ferite non ancora rimarginate, il segno della
violenza con dentro tutto un sordo furore e il cieco perseguire il male; l’intervento minimale
dell’artista è quello del particolare riportato, sottolineato, ai nostri occhi; denunciare il
lasciato dell’ultima guerra europea ancora ben visibile, ribaltare così la volontà dI
cancellazione, il desiderio di dimenticare la nostra stupidità, la nostra ferocia, erigendo le
tracce della guerra ad opera d’arte come finale memento contro di essa e come preghiera
affinché possa un giorno cessare la nostra voglia d’uccidere. Durante la Prima guerra
mondiale si calcolò che servivano 5000 pallottole per ferire od uccidere un singolo soldato
nemico, a Sarajevo ne bastavano meno, c’erano i civili di mezzo e fu una mattanza
quotidiana, in quattro anni ci furono più di dodicimila vittime. I segni rimasti valgono più di
mille parole, sono i lasciti delle “tempeste d’acciaio” per citare Junger.
“….Le loro mitragliatrici di tanto in tanto saggiavano per breve tempo le mura dell’ostello,
ogni pallottola speranzosa di trovare non cemento ma una finestra e la carne…”.
W.T.Vollman – Rising Up and Rising Down, traduzione di di Gianni Pannolino, Mondadori.
11
febbraio 2010
Stefano Lupatini – Signs
Dall'undici febbraio al 10 aprile 2010
arte contemporanea
Location
NOWHERE GALLERY
Milano, Via Del Caravaggio, 14, (Milano)
Milano, Via Del Caravaggio, 14, (Milano)
Orario di apertura
da Martedì a Sabato ore 15.30-19.30
Vernissage
11 Febbraio 2010, ore 18.00 - 21.00
Autore
Curatore