La mostra si apre con sei fotografie di Luigi Ghirri, considerato tra i più importanti fotografi italiani del ‘900, scomparso prematuramente nel 1992. Nato in Emilia Romagna, maestro indiscusso nel rappresentare il paesaggio, più volte era giunto in Puglia per fotografare anche Polignano a Mare; le fotografie esposte sono state scattate da Ghirri tra il 1986 e l’87 in due diversi soggiorni estivi accompagnato da poeti e scrittori emiliani come Gianni Celati ed una volta con Lucio Dalla. La Polignano ritratta da Luigi Ghirri è notturna e magica, una visione di mare pacato e tranquillo, un paesaggio immobile illuminato da colori tanto reali da sembrare artificiali, un immobilismo così rarefatto da far percepire solo il movimento delle barche dei pescatori o di una ombra in controluce di una donna che compie gesti domestici.

Il ciclo di fotografie di Miki Carone s’intitola ‘Apparizioni’: l’artista avvezzo al gioco ironico e concettuale propone una serie di ibridazioni tra il reale e il fantastico proponendo per esempio, l’immagine dell’Abbazia di San Vito abitata dal Santo stesso in persona o che funge da sfondo all’immancabile bacio tra innamorati come vuole una certa immagine ‘cartolinesca’ e kitsch del luogo. Frasca (Francesco Scagliusi) si è formato a Polignano assorbendone i colori, le luci, gli sguardi, e sono proprio questi i protagonisti delle sue fotografie: da quello intenso del pescatore a quello di una ragazza che riflette nei suoi occhi l’immagine dell’Abbazia di San Vito. Le foto di Gianni Leone coprono l’arco di un decennio, sono paesaggi notturni e misteriosi che riservano sorprese a chi ama addentrarsi tra significati nascosti dove il silenzio e la memoria sono protagonisti, come l’attesa di un evento che sta per giungere. Una poetica metafisica si legge nelle foto di Stefano Di Marco che ama soffermarsi sui dettagli, mettere a fuoco luoghi sospesi in un tempo indefinito come solo i posti di mare sanno restituire. Ancora il mare come presenza dominante nelle foto di Cosmo Laera, l’uso del bianco/nero serve a concentrare l’attenzione sulle infinite modulazioni e gradazioni di luce che il fotografo riesce a disciplinare in modo del tutto personale. Berardo Celati guida lo spettatore in un tour nel centro storico di Polignano sotto un cielo di nuvole dalle infinite tonalità che diviene il ‘peso visivo’ della sequenza fotografica, il bianco/nero serve inoltre ad accentuare le forti geometrie tipiche dei nostri paesi del Sud. Luoghi balneari e turistici si trasformano in set cinematografici nelle immagini di Carlo Garzia: la grotta Rondinelle frequentata da un gruppo di persone che ci fa pensare a un film di Luis Bunuel, oppure un trullo a Portalga con un muretto a secco la cui texture ruvida e grezza fa da contrasto con la targa della strada dove si legge “Via Federico Fellini” e l’effetto diviene subito felliniano, appunto, straniante ed ironico allo stesso tempo.