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Theatrum De Fabrica Mundi
Presentazione e mostra del ciclopico atlante “Theatrum De Fabrica Mundi” scritto ed illustrato dall’artista Lukas Zanotti. L’evento sarà occasione per una ‘passeggiata geografica’, reale e spirituale, nei luoghi immaginari e non-luoghi inventati generati costruiti e fabbricati dall’artista.
Comunicato stampa
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Presentazione e mostra del ciclopico atlante “Theatrum De Fabrica Mundi” scritto ed illustrato dall’artista Lukas Zanotti. L’evento sarà occasione per una ‘passeggiata geografica’, reale e spirituale, nei luoghi immaginari e non-luoghi inventati generati costruiti e fabbricati dall’artista; il pretesto, anche, per una più amplia riflessione sul significato e l’utilizzo nella storia di una disciplina come quella della Geografia.
Curatore ed introduzione critica: Arnold Tribus.
Lukas Zanotti, figura genialmente ‘leonardesca’, cantastorie ed artigiano di mondi immaginari, si conferma anche in questo suo ciclo di lavori uno spirito eccentrico, inattuale e clandestino, adottando un modo di procedere labirintico e con insistenti artifici manieristici e forme chiastiche; attraverso la sua originalissima poetica fluida, intesa come incessante fucina di warburghiane ‘immagini-fossili’ da recuperare e riattivare creativamente in una prospettiva aperta, in lui la riattivazione di antichi simboli, la profonda e matura congiunzione tra discipline diverse è un vero e proprio trapianto da corpo a corpo.
Il ciclo qui presentato, come un personalissimo e visionario atlante, è un’imponente torre di Babele, un continuo succedersi di torsioni e metamorfosi di mitologemi geografici in divenire, una rete topografica di connessioni e contaminazioni, traboccante di suggestioni; da una rilettura cartografica del mondo ad un’interpretazione più libera e personale del concetto di mappare il sé. L’artista ribalta e scuote con questo “Theatrum” i nostri sicuri e incontestabili preconcetti in merito alla configurazione della realtà: mappe per orientarci, mappe per definirci, mappe infine come potenti strumenti per imporre confini e domini. Mappare il mondo, quale mondo? Perché mappare un mondo significa volerlo definire, prendere alla lettera l’ansia interiore d’inventare; infatti una mappa è un’opera di sintesi intellettuale e insieme fantastica. Noi non conosciamo davvero il mondo: ne abbiamo un’immagine ed il problema è fare di quest’immagine un idolo, credere cioè a qualcosa di arbitrario come i confini, anche se il concetto di limite è proprio alla base della storia delle mappe: non plus ultra!
La ricostruzione dell’atlante operata qui dall’artista, quindi, non appartiene tanto a un percorso filologico stricto sensu, quanto ad un percorso immaginativo e visionario; il “Theatrum De Fabrica Mundi” precipita ogni possibile ed immaginabile cartografia come una valanga, sfigurandola, creando gorghi semantici, riplasmandola in un continuo rifacimento combinatorio; un planisfero, insomma, che è un laboratorio esoterico, una germinazione rizomatica di associazioni che riabilitano il mitico, l’estremo e l’incerto attraverso l’ossessiva ostensione del certo e del quotidiano.
Il “Theatrum De Fabrica Mundi” si suddivide in quattro sezioni, con una linea comune che va individuata nello “spazio sacro”, inteso come “recinto” prodotto da un “taglio”, limite e confine di un Labirinto che è Giardino che è Domus che è Tomba, ossia Morte e Rinascita:
Portolani: correntemente sono le carte nautiche che con una rete di linee lossodromiche distribuite dalle rose dei venti guidano i navigatori. Carte itinerarie, incise nel marmo come in epoca romana, o come foglietti volanti. Ma da dove nasce l’urgenza di tracciare mappe? Per viaggiare, per indicare un itinerario, un resoconto, per esprimere possesso; dalle prime tracce di cartografia dei Greci ai mappamondi rinascimentali, dalle cartine topografiche coloniali del `700 a quelle terrestri militari commerciali turistiche ecc. che ancora oggi ci accompagnano. Sappiamo dove andiamo? Una cartina serve per orientarci o per disorientarci? I portolani di Lukas Zanotti sembrano ispirati dalle carte geografiche del teologo e cartologo Heinrich Bünting, così come dai documentari di Peter Greenaway, dalla musica di Frank Zappa come dai lavori di Adolf Wölfli.
Emblemi: ossia le bandiere, drappi dipinti e simbolo di una nazione, di un luogo; il contenitore liturgico e mitologico di tutta la narrazione storica di un gruppo; ma qui non è il gruppo a creare la sua bandiera, bensì è la bandiera a creare un suo immaginario e fantastico gruppo.
Peregrinationes: il pellegrinaggio, fisico e spirituale; un processo di formazione, la scala su cui gli angeli salgono e scendono, sognata da Giacobbe, un deserto, il labirinto, il labirinto che porta verso Gerusalemme, la Porta del Cielo, il Monte Santo, il Tempio di Dio, l’Oracolo o il Paradiso, inteso non come evento futuro, bensì come un status raggiungibile individualmente adesso attraverso l’ascesi e l’illuminazione. Ancora, il Viaggio notturno del Profeta verso il Cuore, una festa, una danza circolare, una processione. Zanotti qui crea la sua originalissima e personale topologia del pellegrinaggio/viaggio interiore. La religione, soprattutto nel Medioevo (epoca fortemente suggestiva per il nostro artista), è una delle dimensioni principali delle mappe. Le mappe inscrivono il mondo di Dio, come un corpo mistico, e dall’altra diventano una pista per peregrinationes in stabilitate, pellegrinaggi da fermo. Centro è Gerusalemme, l’Eden, il paradiso terrestre, circondato da un muro di fuoco e porte di ferro per rinchiudere i mostri dell’Apocalisse. Ai margini, quindi, si trova il diverso, i mostri che esemplificano l’intransitabilità verso l’ignoto.
Atlas: infine la mappa intesa come inventario del mondo, enciclopedia dello scibile umano; quindi densa di narrazioni, storie, aneddoti, con il bisogno d’inserire immagini ed iscrizioni. Verso la fine del ‘700 la natura filosofico-teologica della mappa entra in crisi e man mano il fantastico si assottiglia fino all’espulsione dell’Eden; il nuovo ruolo delle mappe è allora l’esplorazione, rompere i limiti: plus ultra! Ma rimane sempre comunque un resoconto: i luoghi sono raccontati, filtrati attraverso la lente descrittiva dell’esperienza personale, attraverso una pratica quotidiana. Un luogo si realizza percorrendolo, ci dice allora l’artista, una camminata non avviene in un luogo, ma lo crea; quindi ogni mappa, catalogo tassonomico e topografico di luoghi, è legata paradigmaticamente al movimento, alla narrazione di un percorso che è la successione di molteplici incontri.
Curatore ed introduzione critica: Arnold Tribus.
Lukas Zanotti, figura genialmente ‘leonardesca’, cantastorie ed artigiano di mondi immaginari, si conferma anche in questo suo ciclo di lavori uno spirito eccentrico, inattuale e clandestino, adottando un modo di procedere labirintico e con insistenti artifici manieristici e forme chiastiche; attraverso la sua originalissima poetica fluida, intesa come incessante fucina di warburghiane ‘immagini-fossili’ da recuperare e riattivare creativamente in una prospettiva aperta, in lui la riattivazione di antichi simboli, la profonda e matura congiunzione tra discipline diverse è un vero e proprio trapianto da corpo a corpo.
Il ciclo qui presentato, come un personalissimo e visionario atlante, è un’imponente torre di Babele, un continuo succedersi di torsioni e metamorfosi di mitologemi geografici in divenire, una rete topografica di connessioni e contaminazioni, traboccante di suggestioni; da una rilettura cartografica del mondo ad un’interpretazione più libera e personale del concetto di mappare il sé. L’artista ribalta e scuote con questo “Theatrum” i nostri sicuri e incontestabili preconcetti in merito alla configurazione della realtà: mappe per orientarci, mappe per definirci, mappe infine come potenti strumenti per imporre confini e domini. Mappare il mondo, quale mondo? Perché mappare un mondo significa volerlo definire, prendere alla lettera l’ansia interiore d’inventare; infatti una mappa è un’opera di sintesi intellettuale e insieme fantastica. Noi non conosciamo davvero il mondo: ne abbiamo un’immagine ed il problema è fare di quest’immagine un idolo, credere cioè a qualcosa di arbitrario come i confini, anche se il concetto di limite è proprio alla base della storia delle mappe: non plus ultra!
La ricostruzione dell’atlante operata qui dall’artista, quindi, non appartiene tanto a un percorso filologico stricto sensu, quanto ad un percorso immaginativo e visionario; il “Theatrum De Fabrica Mundi” precipita ogni possibile ed immaginabile cartografia come una valanga, sfigurandola, creando gorghi semantici, riplasmandola in un continuo rifacimento combinatorio; un planisfero, insomma, che è un laboratorio esoterico, una germinazione rizomatica di associazioni che riabilitano il mitico, l’estremo e l’incerto attraverso l’ossessiva ostensione del certo e del quotidiano.
Il “Theatrum De Fabrica Mundi” si suddivide in quattro sezioni, con una linea comune che va individuata nello “spazio sacro”, inteso come “recinto” prodotto da un “taglio”, limite e confine di un Labirinto che è Giardino che è Domus che è Tomba, ossia Morte e Rinascita:
Portolani: correntemente sono le carte nautiche che con una rete di linee lossodromiche distribuite dalle rose dei venti guidano i navigatori. Carte itinerarie, incise nel marmo come in epoca romana, o come foglietti volanti. Ma da dove nasce l’urgenza di tracciare mappe? Per viaggiare, per indicare un itinerario, un resoconto, per esprimere possesso; dalle prime tracce di cartografia dei Greci ai mappamondi rinascimentali, dalle cartine topografiche coloniali del `700 a quelle terrestri militari commerciali turistiche ecc. che ancora oggi ci accompagnano. Sappiamo dove andiamo? Una cartina serve per orientarci o per disorientarci? I portolani di Lukas Zanotti sembrano ispirati dalle carte geografiche del teologo e cartologo Heinrich Bünting, così come dai documentari di Peter Greenaway, dalla musica di Frank Zappa come dai lavori di Adolf Wölfli.
Emblemi: ossia le bandiere, drappi dipinti e simbolo di una nazione, di un luogo; il contenitore liturgico e mitologico di tutta la narrazione storica di un gruppo; ma qui non è il gruppo a creare la sua bandiera, bensì è la bandiera a creare un suo immaginario e fantastico gruppo.
Peregrinationes: il pellegrinaggio, fisico e spirituale; un processo di formazione, la scala su cui gli angeli salgono e scendono, sognata da Giacobbe, un deserto, il labirinto, il labirinto che porta verso Gerusalemme, la Porta del Cielo, il Monte Santo, il Tempio di Dio, l’Oracolo o il Paradiso, inteso non come evento futuro, bensì come un status raggiungibile individualmente adesso attraverso l’ascesi e l’illuminazione. Ancora, il Viaggio notturno del Profeta verso il Cuore, una festa, una danza circolare, una processione. Zanotti qui crea la sua originalissima e personale topologia del pellegrinaggio/viaggio interiore. La religione, soprattutto nel Medioevo (epoca fortemente suggestiva per il nostro artista), è una delle dimensioni principali delle mappe. Le mappe inscrivono il mondo di Dio, come un corpo mistico, e dall’altra diventano una pista per peregrinationes in stabilitate, pellegrinaggi da fermo. Centro è Gerusalemme, l’Eden, il paradiso terrestre, circondato da un muro di fuoco e porte di ferro per rinchiudere i mostri dell’Apocalisse. Ai margini, quindi, si trova il diverso, i mostri che esemplificano l’intransitabilità verso l’ignoto.
Atlas: infine la mappa intesa come inventario del mondo, enciclopedia dello scibile umano; quindi densa di narrazioni, storie, aneddoti, con il bisogno d’inserire immagini ed iscrizioni. Verso la fine del ‘700 la natura filosofico-teologica della mappa entra in crisi e man mano il fantastico si assottiglia fino all’espulsione dell’Eden; il nuovo ruolo delle mappe è allora l’esplorazione, rompere i limiti: plus ultra! Ma rimane sempre comunque un resoconto: i luoghi sono raccontati, filtrati attraverso la lente descrittiva dell’esperienza personale, attraverso una pratica quotidiana. Un luogo si realizza percorrendolo, ci dice allora l’artista, una camminata non avviene in un luogo, ma lo crea; quindi ogni mappa, catalogo tassonomico e topografico di luoghi, è legata paradigmaticamente al movimento, alla narrazione di un percorso che è la successione di molteplici incontri.
01
dicembre 2023
Theatrum De Fabrica Mundi
Dal primo al 04 dicembre 2023
arte contemporanea
Location
Sala mostre Vadena Centro 111
Vadena, Centro Vadena, (BZ)
Vadena, Centro Vadena, (BZ)
Orario di apertura
10.00 - 20.00
Vernissage
1 Dicembre 2023, 17.00
Ufficio stampa
Comune di Vadena
Autore
Curatore
Autore testo critico
Allestimento
Progetto grafico
Produzione organizzazione
Grande!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Grazie!!!