Il 20 maggio si apre a Roma in via della vetrina 21, un nuovo spazio per l’arte contemporanea, la galleria V.M.21 diretta da Micol Veller e Maurizio Minuti.
La galleria inaugurerà con una personale dell’artista danese, italiano d’adozione, Thorsten Kirchhoff già molto noto nel panorama artistico italiano.
Kirchhoff intende l’arte come laboratorio di sperimentazione di una ricerca sempre più fedele alla logica del montaggio cinematografico classico che gioca poi con la combinazione di elementi, immagini dipinte, oggetti, suoni. La sua formazione artistica maturata tra musica, design e mis-en-scene ha definitivamente trovato nel cinema la sua maggiore fonte di ispirazione.
48 Crash è il titolo della mostra ed è anche il titolo di uno degli hits di Suzi Quatro che Kirchhoff immagina in un incontro surreale con Jacques Tati. Due personaggi estremi e lontani ma due personalità singolari ed autonome di certo entrambe in modi diversi performer d’avanguardia.
L’opera principale della mostra è un palcoscenico glam dove è avvenuta una specie di simbiosi tra i due protagonisti mentre sul fondo come in un video-clip i due interagiscono sulle note della canzone 48 Crash, da cui Kirchhoff ha ricostruito una cover (avvalendosi della complicità di un gruppo di musicisti italiani e danesi). Per questo nuovo cortometraggio di 4’ Kirchhoff ha scelto circa 100 fotogrammi tratti dai quattro film più importanti di Tati: Giorno di Festa, Le vacanze di Mr. Hulot, Mon Oncle e Play time. E da un ulteriore selezione di quei fotogrammi sono nati i nuovi quadri in mostra.
Il grande regista e attore francese Jacquest Tati nella sua lunga ricerca filmica “delinea una visione critica e satirica del mondo alienato dalla modernità dove il sempre più evanescente Monsieur Hulot rappresenta la figura del grande intruso. Hulot curioso come un gatto tasta, annusa assaggia il moderno e volentieri se ne appropria sperimentalmente secondo una logica propria.” (Il cinema di Jacques Tati. G.Placerani,F.Rosso). Con la stessa logica e curiosità Kirchhoff sperimenta con audace ironia le possibilità di una contaminazione così speciale come quella con Suzi Quatro. Cantante pop inglese anni ’70, suonava il basso e cantava vestita di pelle nera stile sadomaso, una vera dura, un Mick Jagger al femminile, con il resto dei maschi della band dietro di lei a fare il coro. Il vero senso di avanguardia di Suzi Quatro è di essere stata una specie di Riot Girls o Gorilla Girrls ante litteram, avanti sia rispetto al movimento punk sia per comportamenti poco “per bene” (le brave ragazze vanno in paradiso, le cattive vanno dove gli pare).