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To the Lighthouse
Lighthouse vuole unire e fondere artisti in connessione m in contatto con idee coincidenti comprendenti tutte le tecniche artistiche con un filo che le unisce. Gl artisti si alterneranno come si alterneranno le sedi:Gallerie, Musei, Case, in diverse città del mondo.
Comunicato stampa
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Progetto Lighthouse in collaborazione con La Galleria IL FARO
presentano
TO THE LIGHTHOUSE
Vernissage 9 Maggio 2009, ore 18.00
Il tuo browser potrebbe non supportare la visualizzazione di questa immagine.
LIGHTHOUSE vuole unire e fondere artisti in connessione m in contatto con idee coincidenti comprendenti tutte le tecniche artistiche con un filo che le unisce. Gl artisti si alterneranno come si alterneranno le sedi:Gallerie, Musei, Case, in diverse città del mondo.
LIGHTHOUSE vuole mettere al centro l’ interesse artistico l’arte pura, intesa come ricerca sofferta della bellezza oggettiva, forza creativa che scorre ininterrotta, essenza d’artista......L’eliminazione il più possibile di infrastrutture che limitano l’ immaginazione artistica.
L'esperienza LIGHTHOUSE, casa della luce- faro , casa dell'arte che sia libertà totale di espressione, dalla musica al video, alle arti plastiche, al collage e comunque a tutto, è un evidente ricorso storico.
Un approccio che potrebbe trovare le sue origini in un libro di Giorgio Gaslini, del 1975, dal titolo 'Musica totale'; il grande musicista afferma: '...oggi l'unica cultura possibile è quella dell'aprirsi all'apporto di tutte le culture'.
A distanza di 30 anni: 'l'incontro delle culture è possibile perchè l'uomo nonostante la differenza della sua storia e delle sue creazioni comunitarie, è un identico ed unico essere...per giungere alla totalità tutti hanno bisogno di tutti',
sono parole di Joseph Ratzinger in 'Fede, verità, tolleranza'.
L'esperiena LIGHTHOUSE trova quindi solidi riferimenti, poichè aspirando alla libertà totale, può coinvolgere nel rispetto delle singole identità, più espressioni artistiche ed artisti di ogni luogo. Si genera così una intersezione di visioni e opinioni che si traducono in spinta per sempre più nuove future progettualità.
La totalità che si raggiunge, pertanto, non è un unicum indistinto, ma un progetto con intenti e finalità comuni.
Ogni artista in questo spazio espositivo diviene elemento costruttivo di una nuova proposta culturale 'totale'.
Debora FEDE, Gabriele AICARDI, Roberta CONI, Cristina MOGLIA sono i primi quattro giovani artisti che aprono questa comune esperienza.
Debora Fede e Gabriele Aicardi si muovono sulla direttrice della primordialità cosmica; la prima per mezzo della pittura informale, il secondo con una serie di videosequenze. Cirrocumuli, altocumuli, stratocumuli sono i naturali inquilini delle tele di Debora Fede. Nulla di più informale è vicino alla realtà come i suoi lavori; delle nubi coglie tutte le variazioni e vibrazioni luminose e coloristiche: '...rosee per tenue luce diffusa nelle albe luminose, infuocate, ardenti...nei rossi tramonti, pallide di biancastro colore nelle stellate notti illuni...'.Debora Fede è artista che concentrando il suo obiettivo mentale sulle nubi esplora analiticamente il primordiale elemento cosmico dell'aria.
Gabriele Aicardi, sulla stessa linea della Fede, con la forza del video supera gli strati atmosferici. Le sue opere analizzano l'assenza di gravità. 'blu-uova-animalini' e 'nuvole immobili e piante in movimento' ipotizzano nel loro incedere lento mondi 'altri', vite lontane che, ruotando nell'odissea dello spazio, quasi ricercano il corridoi di ingresso atmosferico per una vita terrena. E' proprio con il frame 'finestra su Berlino' che l'attecchimento di quegli elementi si concreta in un incontro altamente poetico tra l'opera costruttiva dell'uomo e i rami innevati degli alberi.
In Roberta Coni l'attenzione è centrata esclusivamente sull'uomo, sulla sua evoluzione, sul segmento genetico e sulle conseguenti intersezioni familiari. Dal passato e riconosciuto lavoro di 'Giorgia ed Eleonora' (nonna e nipote) passa ad analizzare i profili, i particolari, i parallelismi delle singole figure genetiche. Per la sua introspezione ricorre alla pittura iperrealista imprimendo nelle sue figure quell'oltre che solo l'anima del pittore può cogliere, superando qualsiasi fermo fotografico.
La visione di Cristina Moglia, invece, è di natura antropologica. Le sue opere emanano atmosfere e colorazioni del mondo maghrebino. Il suo deserto è corrugato, dinamico, materico, in piena assonanza con quanto detto da Saif El-Islam Gheddafi: 'il deserto non è silente' ! Questa artista coglie pienamente l'essenza di un giardino ai più sconosciuto. I suoi danzatori, poi, sono un evidente incontro tra mondo europeo ed africano. Le silhouette ricordano al tempo stesso l'essenzialità dei danzatori di Pericle Fazzini e la gestualità del mondo makondè. La Moglia con il suo lavoro opera la quadratura del cerchio di questa esposizione: dal mondo cosmico si passa ad analizzare l'uomo sotto il profilo genetico per poi coglierne la centralità nella ricerca di equilibri stabili con il suo ambiente.
MARIA LAURA PERILLI
Galleria Triphè
presentano
TO THE LIGHTHOUSE
Vernissage 9 Maggio 2009, ore 18.00
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LIGHTHOUSE vuole unire e fondere artisti in connessione m in contatto con idee coincidenti comprendenti tutte le tecniche artistiche con un filo che le unisce. Gl artisti si alterneranno come si alterneranno le sedi:Gallerie, Musei, Case, in diverse città del mondo.
LIGHTHOUSE vuole mettere al centro l’ interesse artistico l’arte pura, intesa come ricerca sofferta della bellezza oggettiva, forza creativa che scorre ininterrotta, essenza d’artista......L’eliminazione il più possibile di infrastrutture che limitano l’ immaginazione artistica.
L'esperienza LIGHTHOUSE, casa della luce- faro , casa dell'arte che sia libertà totale di espressione, dalla musica al video, alle arti plastiche, al collage e comunque a tutto, è un evidente ricorso storico.
Un approccio che potrebbe trovare le sue origini in un libro di Giorgio Gaslini, del 1975, dal titolo 'Musica totale'; il grande musicista afferma: '...oggi l'unica cultura possibile è quella dell'aprirsi all'apporto di tutte le culture'.
A distanza di 30 anni: 'l'incontro delle culture è possibile perchè l'uomo nonostante la differenza della sua storia e delle sue creazioni comunitarie, è un identico ed unico essere...per giungere alla totalità tutti hanno bisogno di tutti',
sono parole di Joseph Ratzinger in 'Fede, verità, tolleranza'.
L'esperiena LIGHTHOUSE trova quindi solidi riferimenti, poichè aspirando alla libertà totale, può coinvolgere nel rispetto delle singole identità, più espressioni artistiche ed artisti di ogni luogo. Si genera così una intersezione di visioni e opinioni che si traducono in spinta per sempre più nuove future progettualità.
La totalità che si raggiunge, pertanto, non è un unicum indistinto, ma un progetto con intenti e finalità comuni.
Ogni artista in questo spazio espositivo diviene elemento costruttivo di una nuova proposta culturale 'totale'.
Debora FEDE, Gabriele AICARDI, Roberta CONI, Cristina MOGLIA sono i primi quattro giovani artisti che aprono questa comune esperienza.
Debora Fede e Gabriele Aicardi si muovono sulla direttrice della primordialità cosmica; la prima per mezzo della pittura informale, il secondo con una serie di videosequenze. Cirrocumuli, altocumuli, stratocumuli sono i naturali inquilini delle tele di Debora Fede. Nulla di più informale è vicino alla realtà come i suoi lavori; delle nubi coglie tutte le variazioni e vibrazioni luminose e coloristiche: '...rosee per tenue luce diffusa nelle albe luminose, infuocate, ardenti...nei rossi tramonti, pallide di biancastro colore nelle stellate notti illuni...'.Debora Fede è artista che concentrando il suo obiettivo mentale sulle nubi esplora analiticamente il primordiale elemento cosmico dell'aria.
Gabriele Aicardi, sulla stessa linea della Fede, con la forza del video supera gli strati atmosferici. Le sue opere analizzano l'assenza di gravità. 'blu-uova-animalini' e 'nuvole immobili e piante in movimento' ipotizzano nel loro incedere lento mondi 'altri', vite lontane che, ruotando nell'odissea dello spazio, quasi ricercano il corridoi di ingresso atmosferico per una vita terrena. E' proprio con il frame 'finestra su Berlino' che l'attecchimento di quegli elementi si concreta in un incontro altamente poetico tra l'opera costruttiva dell'uomo e i rami innevati degli alberi.
In Roberta Coni l'attenzione è centrata esclusivamente sull'uomo, sulla sua evoluzione, sul segmento genetico e sulle conseguenti intersezioni familiari. Dal passato e riconosciuto lavoro di 'Giorgia ed Eleonora' (nonna e nipote) passa ad analizzare i profili, i particolari, i parallelismi delle singole figure genetiche. Per la sua introspezione ricorre alla pittura iperrealista imprimendo nelle sue figure quell'oltre che solo l'anima del pittore può cogliere, superando qualsiasi fermo fotografico.
La visione di Cristina Moglia, invece, è di natura antropologica. Le sue opere emanano atmosfere e colorazioni del mondo maghrebino. Il suo deserto è corrugato, dinamico, materico, in piena assonanza con quanto detto da Saif El-Islam Gheddafi: 'il deserto non è silente' ! Questa artista coglie pienamente l'essenza di un giardino ai più sconosciuto. I suoi danzatori, poi, sono un evidente incontro tra mondo europeo ed africano. Le silhouette ricordano al tempo stesso l'essenzialità dei danzatori di Pericle Fazzini e la gestualità del mondo makondè. La Moglia con il suo lavoro opera la quadratura del cerchio di questa esposizione: dal mondo cosmico si passa ad analizzare l'uomo sotto il profilo genetico per poi coglierne la centralità nella ricerca di equilibri stabili con il suo ambiente.
MARIA LAURA PERILLI
Galleria Triphè
09
maggio 2009
To the Lighthouse
Dal 09 al 20 maggio 2009
arte contemporanea
Location
GALLERIA IL FARO
Marino, Corso Vittoria Colonna, 109/b, (Roma)
Marino, Corso Vittoria Colonna, 109/b, (Roma)
Orario di apertura
venerdì– domenica dalle 17.00 alle 20.00. Chiuso lunedì.
Vernissage
9 Maggio 2009, ore 18
Sito web
lighthouseproject.com
Autore
Curatore