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Tommaso Cascella – Stupore di vetro
Il vetro è autonomo, altero e anarchico. Il vetro è narciso e cosciente del suo splendore. Il vetro si reinventa all’interno del forno/vulcano per tramutarsi in ossidiane cangianti, opache e nere, trasparenti come meduse.
Comunicato stampa
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“Manufatto di vetro”, si dice così, archiviando i reperti rinvenuti o compilando le liste doganali: “manufatto”. Questo termine ci dice che è stato fatto a mano ma non dice il vero.
Il vetro non si tocca o quasi, per lavorarlo si usano stecche di ferro, tubi per soffiarlo, pinze e guantoni protettivi, non è mai toccato fisicamente dall’uomo nel suo divenire dalla sabbia.
Il vetro è lontano dalla sua sorella ceramica che si lascia toccare, lisciare, dipingere, modellare. Il vetro ha una sua vita propria ed è intoccabile.
Mi sono trovato molte volte a cercare di dare forma e colore a questo materiale: niente da fare, è assolutamente autonomo a meno che non lo si costringa in stampi e processi industriali, a meno che non venga toccato da robot, presse, laminatoi, da freddi acciai comandati da operatori remoti.
Come artista, abituato alla sua sorella ceramica, posso solo immaginare cosa potrebbe accadere nel fuoco del forno. Posso immaginare, combinando forme tagliate, sovrapponendo vetri colorati, piegando – si fa per dire – al mio segno rigide e fragili lastre, ma poi devo sempre immaginare ed essere sempre smentito nel risultato finale perché, in una sorta di meravigliosa prestigiazione, nella lotta e collaborazione tra autore e materiale, ne esce una opera che ha seguito percorsi misteriosi.
Il vetro è autonomo, altero e anarchico. Il vetro è narciso e cosciente del suo splendore. Il vetro si reinventa all’interno del forno/vulcano per tramutarsi in ossidiane cangianti, opache e nere, trasparenti come meduse. La mia “maestria” nel tentativo di dare senso è, per il vetro, indolente accondiscendenza, è una collaborazione, un lavoro fatto in due, in coppia tra me e la materia che, seguendo alchimie fumose, segue un suo ideale di bellezza.
Allora sarebbe più giusto di dire, al posto di “manufatto di vetro”, “stupore di vetro”. Si, perché solo lo stupore e non le mani è il termine che definisce meglio il nostro rapporto con questa antica materia.
Il vetro non si tocca o quasi, per lavorarlo si usano stecche di ferro, tubi per soffiarlo, pinze e guantoni protettivi, non è mai toccato fisicamente dall’uomo nel suo divenire dalla sabbia.
Il vetro è lontano dalla sua sorella ceramica che si lascia toccare, lisciare, dipingere, modellare. Il vetro ha una sua vita propria ed è intoccabile.
Mi sono trovato molte volte a cercare di dare forma e colore a questo materiale: niente da fare, è assolutamente autonomo a meno che non lo si costringa in stampi e processi industriali, a meno che non venga toccato da robot, presse, laminatoi, da freddi acciai comandati da operatori remoti.
Come artista, abituato alla sua sorella ceramica, posso solo immaginare cosa potrebbe accadere nel fuoco del forno. Posso immaginare, combinando forme tagliate, sovrapponendo vetri colorati, piegando – si fa per dire – al mio segno rigide e fragili lastre, ma poi devo sempre immaginare ed essere sempre smentito nel risultato finale perché, in una sorta di meravigliosa prestigiazione, nella lotta e collaborazione tra autore e materiale, ne esce una opera che ha seguito percorsi misteriosi.
Il vetro è autonomo, altero e anarchico. Il vetro è narciso e cosciente del suo splendore. Il vetro si reinventa all’interno del forno/vulcano per tramutarsi in ossidiane cangianti, opache e nere, trasparenti come meduse. La mia “maestria” nel tentativo di dare senso è, per il vetro, indolente accondiscendenza, è una collaborazione, un lavoro fatto in due, in coppia tra me e la materia che, seguendo alchimie fumose, segue un suo ideale di bellezza.
Allora sarebbe più giusto di dire, al posto di “manufatto di vetro”, “stupore di vetro”. Si, perché solo lo stupore e non le mani è il termine che definisce meglio il nostro rapporto con questa antica materia.
09
aprile 2019
Tommaso Cascella – Stupore di vetro
Dal 09 aprile al 04 maggio 2019
arte contemporanea
Location
VIRUS ART
Roma, Via Reggio Emilia, 69, (Roma)
Roma, Via Reggio Emilia, 69, (Roma)
Orario di apertura
martedì a sabato 11- 19
Vernissage
9 Aprile 2019, ore 18.00
Autore