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Tracce e materia
La galleria Zamenhof presenta una selezione delle opere di cinque artisti che indaga il rapporto tra gesto, traccia e materia coniugando, non solo idealmente, i graffiti dell’uomo preistorico con l’action painting dell’artista contemporaneo.
Comunicato stampa
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Dalla notte dei tempi l’uomo lascia segni del suo passaggio, tracce della sua esistenza sulla materia inerte: dalla pietra su cui gli uomini preistorici incidevano figure e simboli alla carta vergata d’inchiostro. E da sempre quel gesto, quell’azione ha un valore magico, rituale. E le tracce, i segni che ne derivano hanno un’aura di sacralità che non solo si riverbera sulla materia che li riceve, ma che dalla materia stessa ricava linfa, consistenza, valore aggiunto, slittamenti di senso. Scolpire lo stesso simbolo sulla pietra con uno scalpello o vergarlo sulla carta con uno scalpello o vergarlo sulla carta con un pennino d’oca è frutto di un gesto diverso e produce un segno diverso, un “senso” diverso. Questa mostra indaga proprio questo: il rapporto tra gesto, traccia e materia coniugando non solo idealmente i graffiti dell’uomo preistorico con l’action painting dell’artista contemporaneo. E proprio da un recupero e da una ricontestualizzazione del graffito che muove la ricerca di Bernarda Visentini che tuttavia contamina un segno pseudo-preistoricco con una modellazione delle masse plastiche sinteticamente contemporanea e un’altrettanto contemporanea scelta del materiale da scolpire: il cemento soffiato. Anche per Marie Es-Borrat è fondamentale la scelta dei materiali con cui fare pittura: oro, tela di sacco, pigmenti terrosi che colano sulla tela, si stratificano o sono lavati via in un rapporto dialettico tra il mettere e il levare, tra ricchezza e povertà. Borotto, Tirnetta e Ratti muovono da un ripensamento critico dell’action painting di Pollock, con sfumature differenti. Più ortodosso è l’approccio della Tirnetta che usa dripping e colature in un deciso impatto cromatico fatto di forti contrasti. Più inquieto e sperimentale Borotto, che presenta qui tre cicli paralleli: un dripping su tela su base preparata con ampie campiture cromatiche; una serie calligrafica di segni d’inchiostro nero su carta ed alcuni collages policromi e polimaterici di piccole dimensioni ma grande interesse.
Davide Ratti infine gioca con il gesto del gettare colore sulla tela: lo interpreta in chiave metaforica, mostrando un omino che letteralmente “sputa” colore e poi lo fa proliferare, uscire dal confine della tela, sconfinare su altre tele, conquistando uno spazio più libero e imprevedibile. Metafora dell’impulso creativo che supera i limiti di questa ragione “quadrata”, cartesiana. E trasforma la materia-colore in traccia. Che poi è quello che fanno, a modo loro, anche Borotto e Tirnetta.
Virgilio Patarini
Davide Ratti infine gioca con il gesto del gettare colore sulla tela: lo interpreta in chiave metaforica, mostrando un omino che letteralmente “sputa” colore e poi lo fa proliferare, uscire dal confine della tela, sconfinare su altre tele, conquistando uno spazio più libero e imprevedibile. Metafora dell’impulso creativo che supera i limiti di questa ragione “quadrata”, cartesiana. E trasforma la materia-colore in traccia. Che poi è quello che fanno, a modo loro, anche Borotto e Tirnetta.
Virgilio Patarini
21
ottobre 2009
Tracce e materia
Dal 21 ottobre al 15 novembre 2009
arte contemporanea
Location
ZAMENHOF
Milano, Via Ludovico Lazzaro Zamenhof, 11, (Milano)
Milano, Via Ludovico Lazzaro Zamenhof, 11, (Milano)
Orario di apertura
da mercoledì a domenica ore 15-19
Vernissage
21 Ottobre 2009, ore 18.30
Autore
Curatore