In questa mostra Ugo Ferrero presenta una serie di opere che sono il frutto degli ultimi anni di lavoro.
Ripercorrendo alcuni testi di Carmelo Bene come “Nostra Signora dei Turchi” e la lettura di due sonetti danteschi eseguita nel 1981 alla Torre degli Asinelli di Bologna, Ferrero realizza delle sculture in raku che ben interpretano lo spirito che animava le parole del grande attore e regista teatrale. Queste sculture sono pervase da un'intensa carica espressiva e da una vitalità primordiale: rappresentano la parte più nascosta e profonda del nostro io, quella emotiva e irrazionale.
Come si legge nel testo di Marco Bambati “L’intervento sulla materia è istintuale, deciso, apparentemente sporco, con scarti improvvisi nella corsa. Praticamente i “lavori manuali” di Ferrero si muovono e ti smuovono: la stessa opera è capace di far cambiare più volte d’umore, di posizione, di andare su frequenze diverse, di toccarti corde sconosciute. E tu vibri, come nella strisciata di un elettrocardiogramma o della macchina della verità: quell’oscillare testimonia che tu vibri”.
Apparentemente diversi, ma con alla base un'idea comune e più intima, sono gli 8 assemblage che completano la mostra: animali, pietre, paste vitree e figure umane soggette ad un equilibrio precario, in continuo movimento, intrappolate in pedane di legno e fili di rame, metafore della reale condizione in cui viviamo e dei falsi valori della società contemporanea.