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Urs Lüthi
In mostra alcune celebri sequenze fotografiche dell’artista, tra cui Sketches del 1970, la serie unica dei ritratti del 1972, Un’isola nell’aria del 1975 e Don’t ask me if you know that I am too weak to say no del 1977. Un’occasione unica per ammirare alcune opere storiche di Urs Lüthi.
Comunicato stampa
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Galleria Conceptual presenta la mostra personale di Urs Lüthi, uno dei protagonisti assoluti dell’indagine visiva contemporanea. Nato a Kriens (Lucerna) il 10 settembre 1947, vive tra Monaco di Baviera e Kassel, città dove insegna presso l’Accademia di Belle Arti e l’Università. Pittore, fotografo e performance artist, è noto soprattutto per le sue “sequenze”, esposte in molte delle mostre internazionali incentrate sulla relazione tra arte e fotografia degli ultimi anni. Le sue opere sono esposte in prestigiosi musei, tra cui la Kunsthalle di Amburgo, il Kunstmuseum di Berna e il Centre Pompidou.
Nel 1969 l’artista comincia a dedicarsi alla fotografia e nel 1970 ottiene un discreto successo alla Galerie Toni Gerber di Berna con una serie di autoritratti androgini, a partire dal quale svilupperà il tema centrale della sua ricerca, quello della figura umana. Una figura rappresentata spesso dall’artista stesso, vero protagonista dell’immagine, mascherato o travestito, con il volto truccato e in pose elegantemente effemminate, dove la differenza tra maschile e femminile è quasi dissolta e l’ambiguità della rappresentazione diviene l’aspetto più significativo ed evidente del suo lavoro.
Malgrado tali immagini sfiorino il narcisismo da un lato e la parodia dall’altro, il carattere egocentrico della sua poetica è solo apparente. Se ad un primo sguardo i suoi “autoritratti” possono essere letti come auto-rappresentazioni, o come messinscene illusorie ed immaginarie, ad un esame più attento risulta più chiaro che la riflessione dietro alla sua ricerca è ben più profonda e ragionata. Lüthi, da solo al centro della scena, affiancato ad oggetti o ad altre persone (più che altro la collega Elke Kilga) sullo sfondo di ambientazioni chiuse e degradanti, testimone di circostanze ambigue, diventa l’interprete di situazioni particolari, afferenti ora la vita quotidiana ora le relazioni personali, ora la sfera dell’intimità.
Il fatto che l’artista sia il soggetto principale è più una scelta di convenienza. Egli ricorre alla persona che è più vicina a sé e più facilmente a sua disposizione: «I ritratti di Lüthi sottolineano la realtà e la finzione del sé, essi annunciano “Je est un autre” (“Io è un altro”) confermando con la stessa evidenza la coscienza del sé così come del suo opposto» (Rainer Michael Mason). Tramite una presa di distanza tra il sé e l’immagine, Lüthi cessa di essere se stesso, e diviene il rappresentante di frangenti più generali che fanno parte della vita privata ed intima di ognuno di noi, e che portano lo spettatore a ragionare sul significato di certi “eventi”, di certi modelli, di un’immagine ambigua della quale non è fornita alcuna spiegazione logica.
Un complesso lavoro dove è difficile separare l’arte dalla vita. Urs Lüthi dirige lo sguardo del pubblico verso l’auto-riflessione e l’auto-analisi, usando i suoi “autoritratti” come strumenti di indagine interiore, alla ricerca di nuove possibili identità, e come strumenti per investigare le implicazioni fisiche ed emotive del corpo e della figura all’interno di tali contesti.
La mostra curata da Graziano Menolascina raccoglie diverse serie fotografiche, partendo da Sketches del 1970, la serie unica dei ritratti del 1972, sino a Un'isola nell'aria del 1975 e Don't ask me if you know that I am too weak to say no del 1977.
Il catalogo realizzato in occasione della mostra è disponibile in galleria.
Nel 1969 l’artista comincia a dedicarsi alla fotografia e nel 1970 ottiene un discreto successo alla Galerie Toni Gerber di Berna con una serie di autoritratti androgini, a partire dal quale svilupperà il tema centrale della sua ricerca, quello della figura umana. Una figura rappresentata spesso dall’artista stesso, vero protagonista dell’immagine, mascherato o travestito, con il volto truccato e in pose elegantemente effemminate, dove la differenza tra maschile e femminile è quasi dissolta e l’ambiguità della rappresentazione diviene l’aspetto più significativo ed evidente del suo lavoro.
Malgrado tali immagini sfiorino il narcisismo da un lato e la parodia dall’altro, il carattere egocentrico della sua poetica è solo apparente. Se ad un primo sguardo i suoi “autoritratti” possono essere letti come auto-rappresentazioni, o come messinscene illusorie ed immaginarie, ad un esame più attento risulta più chiaro che la riflessione dietro alla sua ricerca è ben più profonda e ragionata. Lüthi, da solo al centro della scena, affiancato ad oggetti o ad altre persone (più che altro la collega Elke Kilga) sullo sfondo di ambientazioni chiuse e degradanti, testimone di circostanze ambigue, diventa l’interprete di situazioni particolari, afferenti ora la vita quotidiana ora le relazioni personali, ora la sfera dell’intimità.
Il fatto che l’artista sia il soggetto principale è più una scelta di convenienza. Egli ricorre alla persona che è più vicina a sé e più facilmente a sua disposizione: «I ritratti di Lüthi sottolineano la realtà e la finzione del sé, essi annunciano “Je est un autre” (“Io è un altro”) confermando con la stessa evidenza la coscienza del sé così come del suo opposto» (Rainer Michael Mason). Tramite una presa di distanza tra il sé e l’immagine, Lüthi cessa di essere se stesso, e diviene il rappresentante di frangenti più generali che fanno parte della vita privata ed intima di ognuno di noi, e che portano lo spettatore a ragionare sul significato di certi “eventi”, di certi modelli, di un’immagine ambigua della quale non è fornita alcuna spiegazione logica.
Un complesso lavoro dove è difficile separare l’arte dalla vita. Urs Lüthi dirige lo sguardo del pubblico verso l’auto-riflessione e l’auto-analisi, usando i suoi “autoritratti” come strumenti di indagine interiore, alla ricerca di nuove possibili identità, e come strumenti per investigare le implicazioni fisiche ed emotive del corpo e della figura all’interno di tali contesti.
La mostra curata da Graziano Menolascina raccoglie diverse serie fotografiche, partendo da Sketches del 1970, la serie unica dei ritratti del 1972, sino a Un'isola nell'aria del 1975 e Don't ask me if you know that I am too weak to say no del 1977.
Il catalogo realizzato in occasione della mostra è disponibile in galleria.
15
novembre 2018
Urs Lüthi
Dal 15 novembre 2018 al 13 gennaio 2019
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
CONCEPTUAL GALLERY
Milano, Via Goffredo Mameli, 46, (Milano)
Milano, Via Goffredo Mameli, 46, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a venerdì: 14-19; sabato: 14-18
Vernissage
15 Novembre 2018, ore 18
Autore
Curatore