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Ursula Biemann – Sahara Chronicle
Sahara chronicle si presenta come una raccolta di brevi video realizzati dall’artista nel corso di numerosi viaggi in Marocco, Niger e Mauritania, che documentano l’esodo in atto dall’area sub-sahariana verso l’Europa. L’appuntamento con Ursula Biemann a Careof rappresenta la prima tappa del progetto di Daria Filardo sul tema Distanza come identità?, una serie di riflessioni sulla ricostruzione di un’identità autoriale nell’ambito dell’arte contemporanea degli ultimi decenni.
Comunicato stampa
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Careof presenta Ursula Biemann, artista e teorica di fama internazionale, che ha fatto dello spazio e della mobilità la sua prima categoria di analisi, sottolineando come la natura dell’essere in un luogo sia determinata dalla sua relazione con lo spazio e la sua specificità piuttosto che definita legislativamente.
La sua metodologia si basa su video-narrazioni, intese quale strumento di connessione fra un sistema di pensiero teoretico alto (i saggi teorici che scrive) e un lavoro di micro osservazione delle pratiche culturali e politiche.
Considerata la posizione e il ruolo che l’Italia ha nel sistema di assorbimento della migrazione sub sahariana, Ursula Biemann ha scelto di presentare negli spazi di Careof il progetto Sahara Chronicle, parte del più ampio progetto The Maghreb Connection, sulla politica di mobilità e contenimento dei flussi migratori nel Maghreb.
I video-racconti sono stati realizzati dall’artista nel corso di numerosi viaggi in Marocco, Niger, Mauritania. Il lavoro non è costruito come narrazione omogenea, l’artista invita a cercare il senso delle storie raccontate negli interstizi, tracciando linee che vanno al di là delle immagini.
Sahara Chronicle si contraddistingue per il suo sguardo situato. Osserva il farsi di una ‘contro-geografia’ attraverso pratiche dissidenti, spesso semi o totalmente illegali.
Il lavoro di Ursula Biemann sperimenta forme estetiche e teoretiche riconducibili al saggio più che al genere del documentario. La narrazione esprime una visione personale, femminile, migrante, bianca. È la voce ‘translocal’ di un soggetto mobile che non appartiene al luogo ma ne sa abbastanza per svelare significati, cambiare il discorso sul mondo. La sua posizione autoriale e il luogo dal quale si esprime non sono sinonimo di immobilità. Non si tratta di un’assoluta e inalterabile categoria dell’essere, quanto piuttosto una «unità nella differenza» (S. Hall), una presa di coscienza della propria posizione (che si muove nello spazio e nell’esperienza).
In occasione della mostra, presso il DOCVA Documentation Centre for Visual Art sono disponibili in consultazione altri video di Ursula Biemann: Performing the Border (1999), Remote Sensing (2001), Europlex (2003), X-mission (2008).
L’appuntamento con Ursula Biemann a Careof rappresenta la prima tappa di una serie di riflessioni a cura di Daria Filardo sul tema Distanza come identità?, un ampio progetto sulla ricostruzione dell’identità autoriale nell’ambito dell’arte contemporanea degli ultimi decenni.
Il progetto proseguirà in spazi diversi – istituzionali e di ricerca - con mostre, workshop e incontri che affronteranno ogni volta una forma specifica del racconto della distanza (geografica, culturale, ...) intesa come metafora della rappresentazione dell’identità autoriale, nello specifico di un‘identità situata. Il racconto della distanza è pensato come uno sguardo sull’altro inteso non come dispersione postmoderna, quanto piuttosto come necessità del recupero di una posizione, di un luogo e di un tragitto che ne permettono il racconto.
Il progetto di Ursula Biemann è realizzato grazie al contributo dell’Istituto Svizzero. La conferenza di Ursula Biemann si svolge nell’ambito del ciclo di incontri Politiche della Memoria, organizzati da Naba, a cura di Marco Scotini.
La sua metodologia si basa su video-narrazioni, intese quale strumento di connessione fra un sistema di pensiero teoretico alto (i saggi teorici che scrive) e un lavoro di micro osservazione delle pratiche culturali e politiche.
Considerata la posizione e il ruolo che l’Italia ha nel sistema di assorbimento della migrazione sub sahariana, Ursula Biemann ha scelto di presentare negli spazi di Careof il progetto Sahara Chronicle, parte del più ampio progetto The Maghreb Connection, sulla politica di mobilità e contenimento dei flussi migratori nel Maghreb.
I video-racconti sono stati realizzati dall’artista nel corso di numerosi viaggi in Marocco, Niger, Mauritania. Il lavoro non è costruito come narrazione omogenea, l’artista invita a cercare il senso delle storie raccontate negli interstizi, tracciando linee che vanno al di là delle immagini.
Sahara Chronicle si contraddistingue per il suo sguardo situato. Osserva il farsi di una ‘contro-geografia’ attraverso pratiche dissidenti, spesso semi o totalmente illegali.
Il lavoro di Ursula Biemann sperimenta forme estetiche e teoretiche riconducibili al saggio più che al genere del documentario. La narrazione esprime una visione personale, femminile, migrante, bianca. È la voce ‘translocal’ di un soggetto mobile che non appartiene al luogo ma ne sa abbastanza per svelare significati, cambiare il discorso sul mondo. La sua posizione autoriale e il luogo dal quale si esprime non sono sinonimo di immobilità. Non si tratta di un’assoluta e inalterabile categoria dell’essere, quanto piuttosto una «unità nella differenza» (S. Hall), una presa di coscienza della propria posizione (che si muove nello spazio e nell’esperienza).
In occasione della mostra, presso il DOCVA Documentation Centre for Visual Art sono disponibili in consultazione altri video di Ursula Biemann: Performing the Border (1999), Remote Sensing (2001), Europlex (2003), X-mission (2008).
L’appuntamento con Ursula Biemann a Careof rappresenta la prima tappa di una serie di riflessioni a cura di Daria Filardo sul tema Distanza come identità?, un ampio progetto sulla ricostruzione dell’identità autoriale nell’ambito dell’arte contemporanea degli ultimi decenni.
Il progetto proseguirà in spazi diversi – istituzionali e di ricerca - con mostre, workshop e incontri che affronteranno ogni volta una forma specifica del racconto della distanza (geografica, culturale, ...) intesa come metafora della rappresentazione dell’identità autoriale, nello specifico di un‘identità situata. Il racconto della distanza è pensato come uno sguardo sull’altro inteso non come dispersione postmoderna, quanto piuttosto come necessità del recupero di una posizione, di un luogo e di un tragitto che ne permettono il racconto.
Il progetto di Ursula Biemann è realizzato grazie al contributo dell’Istituto Svizzero. La conferenza di Ursula Biemann si svolge nell’ambito del ciclo di incontri Politiche della Memoria, organizzati da Naba, a cura di Marco Scotini.
16
marzo 2010
Ursula Biemann – Sahara Chronicle
Dal 16 marzo al 10 aprile 2010
arte contemporanea
Location
DOCVA – DOCUMENTATION CENTER FOR VISUAL ARTS
Milano, Via Giulio Cesare Procaccini, 4, (Milano)
Milano, Via Giulio Cesare Procaccini, 4, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a sabato dalle 15.00 alle 19.00 e su appuntamento
Vernissage
16 Marzo 2010, ore 18.30
Sito web
www.geobodies.org
Autore
Curatore