Tao Yuanming, un letterato della dinastia Jin, scrisse nel secondo anno dell'Era Yongchu (421 d.C.), un testo che raffigurava una società priva di guerre e di oppressione, una sorta di mondo ideale a cui l'autore aspirava e che incarnava le sue ricerche e aspirazioni in contrasto con quello che invece avveniva all'epoca. Nel 1516, Thomas More usò la parola "utopia" nel suo libro Libellus vere aureus, nec minus salutaris quam festivus, de optimo rei publicae statu deque nova insula Utopia come metafora di un ideale irraggiungibile o di una società immaginaria. Con lo sviluppo della globalizzazione economica, gli scambi internazionali e la mobilità nelle differenti discipline umanistiche, sono diventati oggi un tema e una tendenza internazionale. Allo stesso tempo, la parola internazionalizzazione è un termine ambiguo. I sostenitori sperano che porti al mondo un progresso e una prosperità senza precedenti; i critici sostengono che porterà povertà, guerra e persino l'estinzione dei Paesi in via di sviluppo. La civiltà industriale è stata il presupposto per l'arrivo dell'internazionalizzazione: la crisi della civiltà moderna ha inaugurato una nuova Era. Poiché le varie crisi hanno risvegliato le persone dall'illusione della moderna civiltà industriale, ci hanno spinto a riflettere sui modelli culturali esistenti e a pensare al futuro dell'umanità. Inoltre, di fronte al mondo mediatico sempre più ricco di messaggi, vivendo in qualsiasi angolo del mondo, accettiamo sempre ciò che sta accadendo nella nostra quotidianità. L'esposizione attuale dal titolo Utopia Quieta si pone di fronte ai problemi internazionali, attraverso la prospettiva dell'arte: riflettere attraverso l'arte può portarci pace e speranza.

La mostra presenta le opere di 16 artisti provenienti da Cina, Italia, Spagna e Grecia sotto forma di performance, fotografia, installazione, stampa e pittura. Gli artisti interpretano il tema proposto dal titolo Utopia Quieta, attraverso il loro lavoro compiuto nel tempo con l'arte, segno di vita, sogno e speranza.