Una pioggia leggera fatalmente si unì alla danza della purificazione dell’io, di cui la tela si rese testimone microbiologico e cromatico. Una venerazione dell’anima che muove la vita, la ricerca spasmodica dell’energia primordiale e futura, lo scavare nella luce l’ora e adesso, la testimonianza dell’impronta umana, la natura morta che vive per fatale misericordia: forza dello spirito, vento, mani e piedi di noi attori protagonisti di un regno del divenire, nella quotidiana trasformazione della singola strada in una via, sinfonia policroma verso la multidimensione, il confronto e servizio all’amore altrui. Un sistema dinamico e complesso che evolve grazie ai raggi di energia spirituale e cosmica che purificano nel bianco e danno vita al rosso, un manto senza il quale non ci sarebbe misericordia, quindi: giustizia divina, che non cancella le pene della savana. Vivere i raggi è quiete e pace misericordiosa nel rinnego dell’individualismo, dell’edonismo di un uomo re suddito di se.