Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Vibranti armonie
dall’emozione alla sintesi dai naturalisti alla sintesi dei pittori impressionisti e post–impressionisti e delle prime avanguardie del Novecento
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Il percorso della mostra è chiaro sin dal titolo “ Vibranti armonie “ – dall’emozione dei naturalisti alla sintesi dei pittori impressionisti e post – impressionisti del Novecento. Le armonie vibrano perché i colori, la luce, le pennellate dei diversi artisti danno un senso forte alle opere, le rendono uniche sia per la grandezza dei pittori, sia per la collocazione delle stesse nella storia dell’arte. Così si potrà respirare un’aria davvero europea, la cultura, intesa come radice comune dell’Europa, pulserà nelle stanze della mostra: non vi sarà un solo artista da non rivedere, da non ripercorrere con gli occhi della mente e col cuore. Le emozioni saranno vibranti anche per lo spettatore. Infatti si comincerà dai romantici naturalisti dell’école di Barbizon, i primi fautori della tecnica en plen air: a Delacroix – presente con quattro studi preparatori per dipinti successivi,
Theodore Rousseau, l’indiscusso padre del gruppo di Barbizon, meraviglierà per un suo ricercato e delizioso dipinto inedito, su cartone risalente al 1830 e realizzato presso Auvergne dove l’artista soggiornò per diversi anni, prima di trasferirsi definitivamente nella celebre cascina della piana di Barbizon nei pressi di Parigi.
Di Corot si propongono tre disegni inediti e un olio. I disegni Souvenir d’Italie, come egli stesso li chiamava, furono eseguiti all’aperto durante il suo soggiorno presso la campagna romana nella prima metà dell’Ottocento. Sempre di Corot l’olio, scoperto nel 1999 da Antonio Falbo e inserito e referenziato dal curatore del catalogo generale Martin Dieterle: rappresenta uno stupendo paesaggio di Barbizon con torre.
Paul Huet verrà esposto un bellissimo ed inedito olio su tela dal titolo significativo “ la plaine de Caen et la cote de Cabourg, vue prise des falaises de Dives” 1850 c.a, . e un paesaggio crepuscolare della piana di Barbizon.
Ci saranno opere di Victor Duprè e di Adolphe Monticelli, maestro ispiratore di V.Van Gogh Ma si potrà apprezzare anche un Millet nuovo tutto da scoprire: ci saranno 14 disegni inediti del maestro di Barbizon. Lo spettatore vedrà il “sublime” su tela nello studio della celebre opera “ A l’abrie de l’orage” . I due contadini si riparano sotto un albero e aspettano la fine di un temporale. Ma sono curvi, in attesa quasi rituale, pensosi e pronti a riprendere il lavoro. Si perché è proprio la “fatica” della vita, a diretto contatto con la terra, ad interessare Millet, a costituirne la sua poetica. La nuda terra dominata dai possenti, umili e resistenti uomini, ripresi mentre calpestano il suolo e lo imprimono con la loro impegnativa presenza è quanto egli rappresenta con vigore. Tratti forti, ben definiti e, allo stesso tempo accurati, movimenti semplici e archetipici, vitali per la sopravvivenza dell’uomo, di tutti gli uomini. Anche degli operai che abitano la città, in una condizione più disagiata del bonhomme di campagna. L’intento di Millet non è propriamente polemico: semplicemente per la sua origine, “ io sono un contadino, nient’altro che un contadino”, scrive all’amico Alfred Sensier nel 1847 prima della rivoluzione o, ancora di più, per “purezza” poetica, senza alcun caricamento ideologico e sovrastrutturale, tutti gli uomini sono naturalmente contadini, perché legati alla terra, inevitabilmente ed inscindibilmente. Van Gogh, riconosce in Millet un maestro per le sue scelte alternative rispetto all’epoca, quando si producono ritratti di nobili o borghesi ben puliti, di interni quieti o di paesaggi armoniosi. E in una lettera al fratello Teo sostiene che, dopo il solco tracciato da Millet, “ noncurante di giudizi come: orribile, sporco, puzzolente …, bisogna dipingere i contadini come uno di loro, che pensasse e sentisse come loro. Perché non è colpa nostra se siamo così ”. Oggi, cadute le ideologie, i fronti interpretativi si sono ulteriormente aperti e di Millet è rimasta la sua straordinaria arte che, come un aratro, apre la terra, la nutre, colora e “poetizza” chi la vive. Non a caso la sensibilità dello spettatore oggi è attratta dal maestro di Barbizon: la contadina seduta è affaccendata in cucina, ripiegata su se stessa, rassegnata alla quotidianità, la pastorella si muove e guida le greggi con la testa sempre inclinata verso terra, nella campagna di Gruchy, il luogo natio dell’artista, un pastore continua il suo lavoro, quasi di spalle ma indica la nuda terra. Gli altri “unici” cinque disegni rimandano comunque alla “fatica” dell’uomo: la barca da pesca, solitaria sul mare – anch’esso terra a suo modo e di cui non si vede l’orizzonte, o riproducono il paesaggio essenziale di Vichy, un villaggio vissuto pienamente dall’artista, un locus amoenus dell’anima in cui sceglie di ritirarsi per contrastare l’artificiosa vita parigina, una famiglia di contadine al pascolo nella campagna di Vichy, ripiegate verso il suolo, una di esse è seduta ed osserva la terra quasi in atto di umiltà. La raffinatezza stilistica di Millet si sviluppa nella contadina seduta sempre intenta al lavoro, imponente ma col volto reclinato dolcemente verso sinistra: una donna giovane e universale, meditativa ma rivolta verso noi, quasi a cercarci. Si ispessisce nel foglio di studio con personaggi, in cui compaiono calcoli disordinati dell’artista accanto ai piccoli personaggi, in primis all’uomo che ritorce forzatamente il collo, un movimento espressione della corporeità e forse della sofferenza umana per terminare con la bozza di una pastorella che fila mentre gli armenti pascolano, in cui lo sguardo dello spettatore si sofferma sul particolare della collina e vaga su un primo piano vuoto, un disegno da riempire? E’ una questione del tutto secondaria perché questi disegni fanno parte dei carnets che Millet porta con sé nei suoi viaggi, appartengono cioè al momento ideativo e sono dunque l’espressione autentica della sua ricerca.
Ma il “viaggio” si sposta nel tempo e nella poetica del pre – impressionismo di Boudin, Monticelli, uno dei primi maestri di Van Gogh, Henner, Cals, Carriere e prosegue con gli impressionisti – esattamente con gli artisti delle esposizioni dei nove saloni ufficiali. Sarà presente un maestro post – impressionista come Toulouse Lautrec con tre opere conosciutissime: i disegni preparatori per la cocotte, per Maison close e l’autoritratto. Il grottesco, il trasgressivo segno, l’ironia sono le caratteristiche della sua poetica poste ben in evidenza dall’uso monocromatico del colore blu e della carta grigia.
Non potrà assolutamente mancare G.Braque, il padre spirituale del cubismo, il genio “ regolato “ e allo stesso tempo originalissimo di tanta pittura contemporanea. Nella mostra, per la prima volta verrà esposto uno Studio di aragosta, penna nera su carta. L’opera risale al 1948, l’anno in cui svolse studi determinanti sulla volumetria. Il disegno è una dimostrazione della poliedrica abilità tecnica del maestro: egli interpreta con tecnica povera, disegna programmaticamente con mezzi di fortuna questo studio. Utilizza in particolare il pigmento ricavato da ghiande di quercia macerate e utilizzato con un pennino rudimentale come una scheggia di bambù, alla maniera giapponese.
Nel percorso lo spettatore si immergerà nelle opere degli autori del Simbolismo Nabis ( profeti ): ci saranno cinque olii di Emile Bernard, uno dei maestri della scuola di Pont – Aven, insieme e Van Gogh e Gauguin. L’antesignano dei Nabis Paul Ranson sarà presente con un raffinato paesaggio del Midì insieme a Maurice Denis. Di lui si potrà ammirare un’ opera inedita, un olio su tela “ Bernardette de Lourdes “ del 1938: lo spettatore potrà ammirare i caratteri essenziali della sua pittura, rimarrà stupefatto dalle “ armonie “ create dalle dissonanze cromatiche in una elevata spiritualità propria del maestro Nabis.
O ancora ammirerà “ Ninfe e fauni ”, l’olio su tela di Ker – Xavier – Roussel, opera scoperta nel 1997 da Antonio Falbo, in cui la metamorfosi delle forme è completa.
La secessione viennese, sarà rappresentata da Gustav Klimt con una sanguigna su carta Studio per fregio di Beethoven e da Max Klinger, con un piccolo capolavoro di eccezionale bellezza: Pierrot , una penna acquerellata.
Paul van Ryssel ( docteur Paul Gachet, amico e medico di Van Gogh ) sarà ammirato nell’olio su cartone ‘’Plaine d’Auvers’’ del 1902. Questo piacevole dipinto, caratterizzato da morbidezza delle forme, da una tavolozza soffusa e da una certa originalità nel trattare le masse, testimonia appunto la capacità del dott. Gachet di dimostrarsi un artista sensibile e originale. L’opera figura nel catalogo ragionato dell’artista curato da Pierre Gauthier
Ma si passerà anche attraverso l’opera dei fauves ( le belve ) Valtat- Friesz – Dufy – Wlamink - Deraìn . Di quest’ultimo verranno esposte invece quattro opere notevoli , di cui una di grande formato.
Una serie di opere pittori neo – impressionisti – pointelliste avranno la loro collocazione nella mostra: da Signac a Le Sidaner, da Cross a Petitjean.
Per esempio di Signac si potrà ammirare l’acquerello su carta “St. Valéry” del 1920.
L’acquerello appartiene alla serie dei “Ports de France” e raffigura il piccolo porto di pescatori di St.Valery sur Somme in Piccardia. In questo esemplare Signac fornisce prova di notevole disposizione per l’arte dell’acquerello di cui ha saputo rapidamente sfruttare le potenzialità. Abili tratti di matita e sapienti tocchi di colore sono sufficienti a tradurre la luce del crepuscolo sul porto. I colori violacei del cielo si riflettono sull’acqua in tocchi rapidi e mossi contribuendo a conferire alla scena un’atmosfera di calma e di attesa. L’opera testimonia altresì le teorie neoimpressioniste che si richiamavano alla divisione dei toni e all’accostamento delle pennellate.
Ci saranno inoltre opere di maestri quali Steinlen, Forain, Maxence e tanti altri ancora per far respirare il fascino dell’arte internazionale, allo spettatore, in tutta la sua vivezza.
Theodore Rousseau, l’indiscusso padre del gruppo di Barbizon, meraviglierà per un suo ricercato e delizioso dipinto inedito, su cartone risalente al 1830 e realizzato presso Auvergne dove l’artista soggiornò per diversi anni, prima di trasferirsi definitivamente nella celebre cascina della piana di Barbizon nei pressi di Parigi.
Di Corot si propongono tre disegni inediti e un olio. I disegni Souvenir d’Italie, come egli stesso li chiamava, furono eseguiti all’aperto durante il suo soggiorno presso la campagna romana nella prima metà dell’Ottocento. Sempre di Corot l’olio, scoperto nel 1999 da Antonio Falbo e inserito e referenziato dal curatore del catalogo generale Martin Dieterle: rappresenta uno stupendo paesaggio di Barbizon con torre.
Paul Huet verrà esposto un bellissimo ed inedito olio su tela dal titolo significativo “ la plaine de Caen et la cote de Cabourg, vue prise des falaises de Dives” 1850 c.a, . e un paesaggio crepuscolare della piana di Barbizon.
Ci saranno opere di Victor Duprè e di Adolphe Monticelli, maestro ispiratore di V.Van Gogh Ma si potrà apprezzare anche un Millet nuovo tutto da scoprire: ci saranno 14 disegni inediti del maestro di Barbizon. Lo spettatore vedrà il “sublime” su tela nello studio della celebre opera “ A l’abrie de l’orage” . I due contadini si riparano sotto un albero e aspettano la fine di un temporale. Ma sono curvi, in attesa quasi rituale, pensosi e pronti a riprendere il lavoro. Si perché è proprio la “fatica” della vita, a diretto contatto con la terra, ad interessare Millet, a costituirne la sua poetica. La nuda terra dominata dai possenti, umili e resistenti uomini, ripresi mentre calpestano il suolo e lo imprimono con la loro impegnativa presenza è quanto egli rappresenta con vigore. Tratti forti, ben definiti e, allo stesso tempo accurati, movimenti semplici e archetipici, vitali per la sopravvivenza dell’uomo, di tutti gli uomini. Anche degli operai che abitano la città, in una condizione più disagiata del bonhomme di campagna. L’intento di Millet non è propriamente polemico: semplicemente per la sua origine, “ io sono un contadino, nient’altro che un contadino”, scrive all’amico Alfred Sensier nel 1847 prima della rivoluzione o, ancora di più, per “purezza” poetica, senza alcun caricamento ideologico e sovrastrutturale, tutti gli uomini sono naturalmente contadini, perché legati alla terra, inevitabilmente ed inscindibilmente. Van Gogh, riconosce in Millet un maestro per le sue scelte alternative rispetto all’epoca, quando si producono ritratti di nobili o borghesi ben puliti, di interni quieti o di paesaggi armoniosi. E in una lettera al fratello Teo sostiene che, dopo il solco tracciato da Millet, “ noncurante di giudizi come: orribile, sporco, puzzolente …, bisogna dipingere i contadini come uno di loro, che pensasse e sentisse come loro. Perché non è colpa nostra se siamo così ”. Oggi, cadute le ideologie, i fronti interpretativi si sono ulteriormente aperti e di Millet è rimasta la sua straordinaria arte che, come un aratro, apre la terra, la nutre, colora e “poetizza” chi la vive. Non a caso la sensibilità dello spettatore oggi è attratta dal maestro di Barbizon: la contadina seduta è affaccendata in cucina, ripiegata su se stessa, rassegnata alla quotidianità, la pastorella si muove e guida le greggi con la testa sempre inclinata verso terra, nella campagna di Gruchy, il luogo natio dell’artista, un pastore continua il suo lavoro, quasi di spalle ma indica la nuda terra. Gli altri “unici” cinque disegni rimandano comunque alla “fatica” dell’uomo: la barca da pesca, solitaria sul mare – anch’esso terra a suo modo e di cui non si vede l’orizzonte, o riproducono il paesaggio essenziale di Vichy, un villaggio vissuto pienamente dall’artista, un locus amoenus dell’anima in cui sceglie di ritirarsi per contrastare l’artificiosa vita parigina, una famiglia di contadine al pascolo nella campagna di Vichy, ripiegate verso il suolo, una di esse è seduta ed osserva la terra quasi in atto di umiltà. La raffinatezza stilistica di Millet si sviluppa nella contadina seduta sempre intenta al lavoro, imponente ma col volto reclinato dolcemente verso sinistra: una donna giovane e universale, meditativa ma rivolta verso noi, quasi a cercarci. Si ispessisce nel foglio di studio con personaggi, in cui compaiono calcoli disordinati dell’artista accanto ai piccoli personaggi, in primis all’uomo che ritorce forzatamente il collo, un movimento espressione della corporeità e forse della sofferenza umana per terminare con la bozza di una pastorella che fila mentre gli armenti pascolano, in cui lo sguardo dello spettatore si sofferma sul particolare della collina e vaga su un primo piano vuoto, un disegno da riempire? E’ una questione del tutto secondaria perché questi disegni fanno parte dei carnets che Millet porta con sé nei suoi viaggi, appartengono cioè al momento ideativo e sono dunque l’espressione autentica della sua ricerca.
Ma il “viaggio” si sposta nel tempo e nella poetica del pre – impressionismo di Boudin, Monticelli, uno dei primi maestri di Van Gogh, Henner, Cals, Carriere e prosegue con gli impressionisti – esattamente con gli artisti delle esposizioni dei nove saloni ufficiali. Sarà presente un maestro post – impressionista come Toulouse Lautrec con tre opere conosciutissime: i disegni preparatori per la cocotte, per Maison close e l’autoritratto. Il grottesco, il trasgressivo segno, l’ironia sono le caratteristiche della sua poetica poste ben in evidenza dall’uso monocromatico del colore blu e della carta grigia.
Non potrà assolutamente mancare G.Braque, il padre spirituale del cubismo, il genio “ regolato “ e allo stesso tempo originalissimo di tanta pittura contemporanea. Nella mostra, per la prima volta verrà esposto uno Studio di aragosta, penna nera su carta. L’opera risale al 1948, l’anno in cui svolse studi determinanti sulla volumetria. Il disegno è una dimostrazione della poliedrica abilità tecnica del maestro: egli interpreta con tecnica povera, disegna programmaticamente con mezzi di fortuna questo studio. Utilizza in particolare il pigmento ricavato da ghiande di quercia macerate e utilizzato con un pennino rudimentale come una scheggia di bambù, alla maniera giapponese.
Nel percorso lo spettatore si immergerà nelle opere degli autori del Simbolismo Nabis ( profeti ): ci saranno cinque olii di Emile Bernard, uno dei maestri della scuola di Pont – Aven, insieme e Van Gogh e Gauguin. L’antesignano dei Nabis Paul Ranson sarà presente con un raffinato paesaggio del Midì insieme a Maurice Denis. Di lui si potrà ammirare un’ opera inedita, un olio su tela “ Bernardette de Lourdes “ del 1938: lo spettatore potrà ammirare i caratteri essenziali della sua pittura, rimarrà stupefatto dalle “ armonie “ create dalle dissonanze cromatiche in una elevata spiritualità propria del maestro Nabis.
O ancora ammirerà “ Ninfe e fauni ”, l’olio su tela di Ker – Xavier – Roussel, opera scoperta nel 1997 da Antonio Falbo, in cui la metamorfosi delle forme è completa.
La secessione viennese, sarà rappresentata da Gustav Klimt con una sanguigna su carta Studio per fregio di Beethoven e da Max Klinger, con un piccolo capolavoro di eccezionale bellezza: Pierrot , una penna acquerellata.
Paul van Ryssel ( docteur Paul Gachet, amico e medico di Van Gogh ) sarà ammirato nell’olio su cartone ‘’Plaine d’Auvers’’ del 1902. Questo piacevole dipinto, caratterizzato da morbidezza delle forme, da una tavolozza soffusa e da una certa originalità nel trattare le masse, testimonia appunto la capacità del dott. Gachet di dimostrarsi un artista sensibile e originale. L’opera figura nel catalogo ragionato dell’artista curato da Pierre Gauthier
Ma si passerà anche attraverso l’opera dei fauves ( le belve ) Valtat- Friesz – Dufy – Wlamink - Deraìn . Di quest’ultimo verranno esposte invece quattro opere notevoli , di cui una di grande formato.
Una serie di opere pittori neo – impressionisti – pointelliste avranno la loro collocazione nella mostra: da Signac a Le Sidaner, da Cross a Petitjean.
Per esempio di Signac si potrà ammirare l’acquerello su carta “St. Valéry” del 1920.
L’acquerello appartiene alla serie dei “Ports de France” e raffigura il piccolo porto di pescatori di St.Valery sur Somme in Piccardia. In questo esemplare Signac fornisce prova di notevole disposizione per l’arte dell’acquerello di cui ha saputo rapidamente sfruttare le potenzialità. Abili tratti di matita e sapienti tocchi di colore sono sufficienti a tradurre la luce del crepuscolo sul porto. I colori violacei del cielo si riflettono sull’acqua in tocchi rapidi e mossi contribuendo a conferire alla scena un’atmosfera di calma e di attesa. L’opera testimonia altresì le teorie neoimpressioniste che si richiamavano alla divisione dei toni e all’accostamento delle pennellate.
Ci saranno inoltre opere di maestri quali Steinlen, Forain, Maxence e tanti altri ancora per far respirare il fascino dell’arte internazionale, allo spettatore, in tutta la sua vivezza.
10
febbraio 2007
Vibranti armonie
Dal 10 febbraio al 09 aprile 2007
arte moderna e contemporanea
Location
ROCCA SFORZESCA
Soncino, Via Castello, (Cremona)
Soncino, Via Castello, (Cremona)
Curatore