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Vittore Fossati – Viaggio in un paesaggio terrestre + 10 fotografie a Luzzara
In mostra vengono esposte 40 + 10 fotografie che individuano nel paesaggio un luogo per l’esercizio dello sguardo, in cui Fossati declina costantemente il concetto di visione e i meccanismi strutturanti dell’occhio. Studiando a fondo i vari atteggiamenti visivi che una volta attivati danno forma al mondo, la fotografia di Fossati assume il significato di una sorta di “allestimento” della scena che esiste naturalmente davanti a noi, rivelando collegamenti e rimandi inaspettati, equilibri e dialoghi fra elementi, segni, colori.
Comunicato stampa
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Inaugura sabato 20 ottobre alle ore 18:00, presso la sede espositiva di Fondazione Un Paese, Ex Convento degli Agostiniani, Viaggio in un paesaggio terrestre + 10 fotografie a Luzzara, mostra personale di Vittore Fossati.
In mostra vengono esposte 40 + 10 fotografie che individuano nel paesaggio un luogo per l’esercizio dello sguardo, in cui Fossati declina costantemente il concetto di visione e i meccanismi strutturanti dell’occhio. Studiando a fondo i vari atteggiamenti visivi che una volta attivati danno forma al mondo, la fotografia di Fossati assume il significato di una sorta di “allestimento” della scena che esiste naturalmente davanti a noi, rivelando collegamenti e rimandi inaspettati, equilibri e dialoghi fra elementi, segni, colori.
Attraverso una selezione di 40 fotografie tratte da Viaggio in un paesaggio terrestre, libro illustrato da “seguire leggendo e guardando”, realizzato da Fossati insieme allo scrittore Giorgio Messori, la mostra testimonia la persistenza di un paesaggio non solo a misura d’uomo, ma soprattutto a misura d’anima.
Un paesaggio, quello descritto da Messori ed immortalato da Fossati, che “spinge a ritrovare luoghi frequentati e descritti da poeti e pittori che avevano messo il paesaggio, e l’arte di rappresentarlo, in un punto vitale della loro opera e dei loro pensieri”.
Lo sguardo errante di Fossati si traduce così in un invito al viaggio che attraverso un dialogo incessante tra parola e immagine, sguardo fotografico e sensibilità poetica, alimenta suggestioni pittoriche e letterarie, amalgamandole in innumerevoli sinestesie sensoriali.
Così, “in quel teatro del mondo che è fatto di terra e di mare, di alberi e pietre, di nuvole e cielo”, gli scatti di Fossati restituiscono sensazioni lievi, sia malinconiche che liete, e con echi baudelairiani, restituiscono il senso di un tempo più lungo, dominato dalla sovranità della natura, che sovrasta pure i manufatti dell’uomo.
In una fitta eco di correspondances, le forme materiali della natura, vergine o violentata dalla progressiva antropizzazione del paesaggio, si dispiegano come simboli di una realtà più occulta, collocata al di là delle cose, celata dietro un linguaggio arcano, decifrabile solo se ci si abbandona alle sensazioni. Il paesaggio circostante diviene così, di volta in volta, rifugio, fonte d’ispirazione, o sofferta chimera.
Villa Minozzo, sul crinale reggiano, che “non ha niente di pittoresco” e dove “le case vecchie si mischiano a costruzioni più moderne in modo alquanto casuale”, richiama per contrasto “qualcosa di intimo ma anche lontano”: quel paesaggio del trenino elettrico o da illustrazione didascalica di un libro per bambini che, magicamente, prende forma sotto il cielo engandinese, in Svizzera, dove esiste naturalmente “il modello originario di un’immaginazione infantile”.
In Francia, tra le rocce calcaree del Giura, la tavolozza fangosa di Courbet svela un canto d’amore per una terra, per una vallata raffigurata innumerevoli volte, dalla sorgente della Loue alle rocce che spuntano dal verde dei boschi ombrosi e fra le gole dei ruscelli.
Le Città invisibili di calviniana memoria sembrano materializzarsi a Chaux, con la sua immobilità sospesa; mentre l’indole solitaria e contemplativa del Petrarca vaga nella quiete silvana di Fontaine-de-Vaucluse, per spingersi infine sulla cima nel Mont Ventoux, dove tra neve e nuvole abbandona i medievali, martorianti sensi di colpa, e si tramuta nel carattere più luminoso ed abbagliante della modernità: quella curiositas che attraverso l’innato desiderio di contemplare luoghi nuovi, indaga nelle pieghe più profonde e segrete dell’Io.
A Roussillon, in Provenza, i tortuosi canyon dello Chemines des Ocres e la montagna Sainte-Victoire, introducono alla surrealtà di un paesaggio fatto di cromatismi rossi e gialli: “una grande piega giurassica che termina in una parete verticale” sui cui Cezanne ha voluto misurare “la profondità di una nuova visione dello spazio”, d’après nature.
Poi è la volta delle nuvole libere nell’aria, sospinte da un vento “che soffia sempre, che cambia continuamente il cielo sulla testa”: Delft, Olanda. Qui il mondo, come le nuvole, diviene “un’apparizione fugace ed abbacinante”, così come appare nei quadri vorticosi di Vincent Van Gogh.
La contemplazione della natura immobile e fuori dal tempo, di fronte alla quale l’essere umano non è che un minuscolo neo, così come appare nelle tele di Caspar David Friedrich, indica la strada tra le rovine di monasteri abbandonati, in Pomerania. Qui la mente prende coscienza del proprio limite razionale, e riconosce kantianamente la possibilità di una dimensione sovrasensibile, da esperire sul piano puramente emotivo.
Il viaggio di Fossati e Messori si conclude nel Mediterraneo, in una contemplazione “favorita dall’incanto degli innumerevoli panorami” capresi. Nell’Utopia di Capri, la bellezza estetica si manifesta come ansia d’infinito e sfrenata sensualità, presagio e soglia dell’incommensurabile “che qui naturalmente si perde nell’orizzonte del mare, da sempre la visione più disponibile che gli uomini hanno trovato per immaginare l’infinito”.
In una seconda serie di dieci scatti, Vittore Fossati dipinge alcune istantanee di Luzzara.
Il paese, già teatro della ricerca tra parola e immagine del sodalizio artistico Strand-Zavattini, è ora ritratto sapientemente dal fotografo piemontese, che prosegue il suo viaggio in un nuovo scorcio di paesaggio terrestre. Qui, dove la pianura “l'è an segn dret/cm'al lapis/in dan foi d'carta”, la linea dell’orizzonte separa e definisce il contingente dal cielo. Il fotografo riconosce nuovamente la sovranità della natura; il suo è uno scatto meditato. La ponderata scelta del soggetto è la conseguenza della necessità di cogliere almeno una parte di quella molteplicità del reale che la fotografia deve suggerire, narrando il luogo che sta ritraendo. Fossati diviene così il cantore di un racconto che si snoda, attraverso le immagini, nella Luzzara del nostro tempo.
La mostra sarà accompagnata da un apparato di proposte collaterali.
La mostra è realizzata da Fondazione Un Paese in collaborazione con Fotografia Europea 2007 – Reggio Emilia, con il sostegno di Comune di Luzzara e CCPL, con il contributo di Sabar, Unipeg, Api con il patrocinio di Regione Emilia Romagna, Provincia di Reggio Emilia e Istituto per i Beni Artistici Culturali e Naturali della Regione Emilia Romagna.
Cenni biografici
Vittore Fossati è nato ad Alessandria, dove risiede, nel 1954. Ha cominciato ad occuparsi di fotografia nel 1977. Ha preso parte ai progetti di Luigi Ghirri: Iconicittà (Ferrara 1979), Penisola (Graz 1983), Viaggio in Italia (Bari 1984) ed Esplorazioni sulla via Emilia. Vedute nel paesaggio (Reggio Emilia 1986).
Ha contribuito alla costituzione de L'Archivio dello Spazio (1987-1997: dieci anni di documentazione fotografica delle trasformazioni del territorio della Provincia di Milano), conservato presso il Museo di Fotografia Contemporanea. Nel 2000 partecipa alla mostra Luoghi come paesaggi. Fotografia e committenza pubblica in Europa negli anni '90 allestita a Firenze presso la Galleria degli Uffizi. Nel 2001, per il progetto "Osserva.Te.R." dell'Assessorato all'Agricoltura della Regione Lombardia, comincia, con Giampietro Agostini, un'indagine sul paesaggio agricolo della pianura lombarda realizzando le fotografie per il volume Il campo e la cascina, pubblicato nel 2004. Nel 2002 l'Associazione Linea di Confine per la Fotografia Contemporanea, per conto dell'Ente europeo ACCR, gli commissiona, con altri tre fotografi europei (John Davies, Jean-Louis Schoellkopf e Holger Trülzsch), l'illustrazione del volume Reviving monuments. Nel 2003 il Ministero per i Beni Culturali, nell'ambito del concorso ad inviti Atlante italiano 003, gli assegna il primo premio per il lavoro di documentazione dell'arco portuale di Genova. Nello stesso anno l'ambasciata italiana a Tashkent gli organizza, presso il Museo Esenin di questa città, una mostra di fotografie realizzate durante un precedente soggiorno in Uzbekistan. In questo periodo (con Guido Guidi e Paola Di Bello) realizza una ricerca fotografica su incarico dell'Istituto per i Beni Artistici Culturali e Naturali della Regione Emilia Romagna. La conseguente mostra Paesaggi dissonanti. Fotografia e opere incongrue, accompagnata dall'omonimo catalogo, è stata allestita nel 2003 presso la Galleria d'Arte Moderna di Bologna.
Nella primavera del 2004 l'Associazione Culturale Marcovaldo e il CeSAC di Caraglio gli dedicano una mostra retrospettiva ed una pubblicazione, con un testo di Roberta Valtorta, intitolata Appunti per una fotografia di paesaggio. Con il regista Maurizio Magri ha realizzato il video documentario Viaggio in Italia. I fotografi vent’anni dopo commissionato dal Museo di Fotografia Contemporanea.
Nel 2004 e 2006 ha partecipato ai progetti della DARC Sguardi contemporanei. 50 anni di architettura italiana e Workscape presentati rispettivamente nell'ambito della IX e X Mostra Internazionale di Architettura di Venezia.
La sensibilità letteraria del suo approccio alla fotografia ha trovato una particolare espressione realizzando, con lo scrittore Giorgio Messori, il libro illustrato Viaggio in un paesaggio terrestre pubblicato nel 2007 e presentato, con l’omonima mostra, nella seconda edizione della “Settimana europea della fotografia” di Reggio Emilia
In mostra vengono esposte 40 + 10 fotografie che individuano nel paesaggio un luogo per l’esercizio dello sguardo, in cui Fossati declina costantemente il concetto di visione e i meccanismi strutturanti dell’occhio. Studiando a fondo i vari atteggiamenti visivi che una volta attivati danno forma al mondo, la fotografia di Fossati assume il significato di una sorta di “allestimento” della scena che esiste naturalmente davanti a noi, rivelando collegamenti e rimandi inaspettati, equilibri e dialoghi fra elementi, segni, colori.
Attraverso una selezione di 40 fotografie tratte da Viaggio in un paesaggio terrestre, libro illustrato da “seguire leggendo e guardando”, realizzato da Fossati insieme allo scrittore Giorgio Messori, la mostra testimonia la persistenza di un paesaggio non solo a misura d’uomo, ma soprattutto a misura d’anima.
Un paesaggio, quello descritto da Messori ed immortalato da Fossati, che “spinge a ritrovare luoghi frequentati e descritti da poeti e pittori che avevano messo il paesaggio, e l’arte di rappresentarlo, in un punto vitale della loro opera e dei loro pensieri”.
Lo sguardo errante di Fossati si traduce così in un invito al viaggio che attraverso un dialogo incessante tra parola e immagine, sguardo fotografico e sensibilità poetica, alimenta suggestioni pittoriche e letterarie, amalgamandole in innumerevoli sinestesie sensoriali.
Così, “in quel teatro del mondo che è fatto di terra e di mare, di alberi e pietre, di nuvole e cielo”, gli scatti di Fossati restituiscono sensazioni lievi, sia malinconiche che liete, e con echi baudelairiani, restituiscono il senso di un tempo più lungo, dominato dalla sovranità della natura, che sovrasta pure i manufatti dell’uomo.
In una fitta eco di correspondances, le forme materiali della natura, vergine o violentata dalla progressiva antropizzazione del paesaggio, si dispiegano come simboli di una realtà più occulta, collocata al di là delle cose, celata dietro un linguaggio arcano, decifrabile solo se ci si abbandona alle sensazioni. Il paesaggio circostante diviene così, di volta in volta, rifugio, fonte d’ispirazione, o sofferta chimera.
Villa Minozzo, sul crinale reggiano, che “non ha niente di pittoresco” e dove “le case vecchie si mischiano a costruzioni più moderne in modo alquanto casuale”, richiama per contrasto “qualcosa di intimo ma anche lontano”: quel paesaggio del trenino elettrico o da illustrazione didascalica di un libro per bambini che, magicamente, prende forma sotto il cielo engandinese, in Svizzera, dove esiste naturalmente “il modello originario di un’immaginazione infantile”.
In Francia, tra le rocce calcaree del Giura, la tavolozza fangosa di Courbet svela un canto d’amore per una terra, per una vallata raffigurata innumerevoli volte, dalla sorgente della Loue alle rocce che spuntano dal verde dei boschi ombrosi e fra le gole dei ruscelli.
Le Città invisibili di calviniana memoria sembrano materializzarsi a Chaux, con la sua immobilità sospesa; mentre l’indole solitaria e contemplativa del Petrarca vaga nella quiete silvana di Fontaine-de-Vaucluse, per spingersi infine sulla cima nel Mont Ventoux, dove tra neve e nuvole abbandona i medievali, martorianti sensi di colpa, e si tramuta nel carattere più luminoso ed abbagliante della modernità: quella curiositas che attraverso l’innato desiderio di contemplare luoghi nuovi, indaga nelle pieghe più profonde e segrete dell’Io.
A Roussillon, in Provenza, i tortuosi canyon dello Chemines des Ocres e la montagna Sainte-Victoire, introducono alla surrealtà di un paesaggio fatto di cromatismi rossi e gialli: “una grande piega giurassica che termina in una parete verticale” sui cui Cezanne ha voluto misurare “la profondità di una nuova visione dello spazio”, d’après nature.
Poi è la volta delle nuvole libere nell’aria, sospinte da un vento “che soffia sempre, che cambia continuamente il cielo sulla testa”: Delft, Olanda. Qui il mondo, come le nuvole, diviene “un’apparizione fugace ed abbacinante”, così come appare nei quadri vorticosi di Vincent Van Gogh.
La contemplazione della natura immobile e fuori dal tempo, di fronte alla quale l’essere umano non è che un minuscolo neo, così come appare nelle tele di Caspar David Friedrich, indica la strada tra le rovine di monasteri abbandonati, in Pomerania. Qui la mente prende coscienza del proprio limite razionale, e riconosce kantianamente la possibilità di una dimensione sovrasensibile, da esperire sul piano puramente emotivo.
Il viaggio di Fossati e Messori si conclude nel Mediterraneo, in una contemplazione “favorita dall’incanto degli innumerevoli panorami” capresi. Nell’Utopia di Capri, la bellezza estetica si manifesta come ansia d’infinito e sfrenata sensualità, presagio e soglia dell’incommensurabile “che qui naturalmente si perde nell’orizzonte del mare, da sempre la visione più disponibile che gli uomini hanno trovato per immaginare l’infinito”.
In una seconda serie di dieci scatti, Vittore Fossati dipinge alcune istantanee di Luzzara.
Il paese, già teatro della ricerca tra parola e immagine del sodalizio artistico Strand-Zavattini, è ora ritratto sapientemente dal fotografo piemontese, che prosegue il suo viaggio in un nuovo scorcio di paesaggio terrestre. Qui, dove la pianura “l'è an segn dret/cm'al lapis/in dan foi d'carta”, la linea dell’orizzonte separa e definisce il contingente dal cielo. Il fotografo riconosce nuovamente la sovranità della natura; il suo è uno scatto meditato. La ponderata scelta del soggetto è la conseguenza della necessità di cogliere almeno una parte di quella molteplicità del reale che la fotografia deve suggerire, narrando il luogo che sta ritraendo. Fossati diviene così il cantore di un racconto che si snoda, attraverso le immagini, nella Luzzara del nostro tempo.
La mostra sarà accompagnata da un apparato di proposte collaterali.
La mostra è realizzata da Fondazione Un Paese in collaborazione con Fotografia Europea 2007 – Reggio Emilia, con il sostegno di Comune di Luzzara e CCPL, con il contributo di Sabar, Unipeg, Api con il patrocinio di Regione Emilia Romagna, Provincia di Reggio Emilia e Istituto per i Beni Artistici Culturali e Naturali della Regione Emilia Romagna.
Cenni biografici
Vittore Fossati è nato ad Alessandria, dove risiede, nel 1954. Ha cominciato ad occuparsi di fotografia nel 1977. Ha preso parte ai progetti di Luigi Ghirri: Iconicittà (Ferrara 1979), Penisola (Graz 1983), Viaggio in Italia (Bari 1984) ed Esplorazioni sulla via Emilia. Vedute nel paesaggio (Reggio Emilia 1986).
Ha contribuito alla costituzione de L'Archivio dello Spazio (1987-1997: dieci anni di documentazione fotografica delle trasformazioni del territorio della Provincia di Milano), conservato presso il Museo di Fotografia Contemporanea. Nel 2000 partecipa alla mostra Luoghi come paesaggi. Fotografia e committenza pubblica in Europa negli anni '90 allestita a Firenze presso la Galleria degli Uffizi. Nel 2001, per il progetto "Osserva.Te.R." dell'Assessorato all'Agricoltura della Regione Lombardia, comincia, con Giampietro Agostini, un'indagine sul paesaggio agricolo della pianura lombarda realizzando le fotografie per il volume Il campo e la cascina, pubblicato nel 2004. Nel 2002 l'Associazione Linea di Confine per la Fotografia Contemporanea, per conto dell'Ente europeo ACCR, gli commissiona, con altri tre fotografi europei (John Davies, Jean-Louis Schoellkopf e Holger Trülzsch), l'illustrazione del volume Reviving monuments. Nel 2003 il Ministero per i Beni Culturali, nell'ambito del concorso ad inviti Atlante italiano 003, gli assegna il primo premio per il lavoro di documentazione dell'arco portuale di Genova. Nello stesso anno l'ambasciata italiana a Tashkent gli organizza, presso il Museo Esenin di questa città, una mostra di fotografie realizzate durante un precedente soggiorno in Uzbekistan. In questo periodo (con Guido Guidi e Paola Di Bello) realizza una ricerca fotografica su incarico dell'Istituto per i Beni Artistici Culturali e Naturali della Regione Emilia Romagna. La conseguente mostra Paesaggi dissonanti. Fotografia e opere incongrue, accompagnata dall'omonimo catalogo, è stata allestita nel 2003 presso la Galleria d'Arte Moderna di Bologna.
Nella primavera del 2004 l'Associazione Culturale Marcovaldo e il CeSAC di Caraglio gli dedicano una mostra retrospettiva ed una pubblicazione, con un testo di Roberta Valtorta, intitolata Appunti per una fotografia di paesaggio. Con il regista Maurizio Magri ha realizzato il video documentario Viaggio in Italia. I fotografi vent’anni dopo commissionato dal Museo di Fotografia Contemporanea.
Nel 2004 e 2006 ha partecipato ai progetti della DARC Sguardi contemporanei. 50 anni di architettura italiana e Workscape presentati rispettivamente nell'ambito della IX e X Mostra Internazionale di Architettura di Venezia.
La sensibilità letteraria del suo approccio alla fotografia ha trovato una particolare espressione realizzando, con lo scrittore Giorgio Messori, il libro illustrato Viaggio in un paesaggio terrestre pubblicato nel 2007 e presentato, con l’omonima mostra, nella seconda edizione della “Settimana europea della fotografia” di Reggio Emilia
20
ottobre 2007
Vittore Fossati – Viaggio in un paesaggio terrestre + 10 fotografie a Luzzara
Dal 20 ottobre 2007 al 06 gennaio 2008
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE UN PAESE – EX CONVENTO DEGLI AGOSTINIANI
Luzzara, Via Villasuperiore, 32, (Reggio Nell'emilia)
Luzzara, Via Villasuperiore, 32, (Reggio Nell'emilia)
Biglietti
biglietto intero € 3,50; ridotto € 2,50 (di legge, soci Touring Club Italiano)
Orario di apertura
venerdì, sabato, domenica e festivi dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 19.00
da martedì a giovedì apertura su appuntamento
Vernissage
20 Ottobre 2007, ore 18
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