La struttura: tavole spesse di legno, una volta barriera al freddo, al vento, alla notte, sottratte alla rovina di casolari abbandonati. Vecchi telai di finestre, piccole come quelle di montagna, consumate dall'uso, supporto a un viaggio a ritroso nella memoria. Un tempo queste assi hanno chiuso, serrato un riparo, poi si sono aperte alla luce, girando sui cardini, che sono ancora lì. Il resto è lavoro di Marangoni. Ripercorrendo le venature del legno, come fili di ricordi, l'artista rilegge la storia di quelle macchie, delle spaccature, dei fori impressi come su una tavola di memoria e le accompagna con una partitura di segni incisi sulle lastre dei vetri, di graffi che s'intrecciano ai buchi dei tarli e ai ferri ritorti dei telai, mescolandosi a piccoli oggetti familiari, in un racconto tenero e prezioso. La superficie registra come pelle viva le tracce delicate insieme ai solchi scavati con la punta dei chiodi arrugginiti e dei rastrelli, incastonati sulla tavola come reperti di guerra o grumi di ricordi che pesano ancora. Accanto, ad alleggerire il tono di un pensiero che va incupendosi, un vecchio documento strappato, scritto con una grafia leggera ed elegante di cui si è perso il senso originario, pare un mormorio continuo di cascata, come un canto in sottofondo che ristora. Schegge, frammenti di vissuto sottratte alla perdita, si dispongono quiete e armoniose sulle tavole - quella struttura solida le proteggerà - e, come note sulle corde di un pentagramma, si richiamano l'un l'altra e in coro raccontano una storia, un sapore d'infanzia, il ritratto interiore di una persona che non c'è più. Il lavoro di Marangoni ci commuove e ci coinvolge perché ricostruisce un'identità culturale che ci appartiene e che si è persa in pochi decenni mescolandosi ad altri linguaggi e altre culture. La sua ricerca è legata alla tradizione artistica del '900 - dalle tavole tattili futuriste, agli assemblaggi dada e al melting pot new dada, alla sensibilità per la materia povera degli anni Sessanta - ma afferma un proprio carattere nel combinare linguaggi espressivi diversi attinti all'oralità e alla scrittura, al mondo contadino e a quello umanistico delle letture, della musica e del teatro, recuperando un rapporto affettivo con gli oggetti in una manualità colta, attenta alla fragile bellezza del quotidiano, che qui ritrova il suo tempo, sospeso fra presenza e memoria.

Paola Ballerini