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Wade Guyton – Siamo arrivati
Dall’inizio degli anni duemila Guyton investiga nelle sue opere lo stato e l’impatto della produzione e della circolazione di immagini digitali, dando rappresentazione alle forme potenziali che esse assumono così come alle specifiche sensibilità e ai linguaggi inediti che esse delineano nella loro trasmissione globalizzata
Comunicato stampa
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Il museo Madre di Napoli presenta la prima mostra personale in
un'istituzione pubblica italiana dell'artista Wade Guyton (Hammond,
Indiana, 1972), uno dei più importanti artisti americani dell'ultima
generazione a livello internazionale. Dall'inizio degli anni duemila Guyton
investiga nelle sue opere lo stato e l'impatto della produzione e della
circolazione di immagini digitali, dando rappresentazione alle forme
potenziali che esse assumono così come alle specifiche sensibilità e ai
linguaggi inediti che esse delineano nella loro trasmissione globalizzata.
Aggiornando matrici espressive e cognitive riconducibili alle pratiche sia della
Pop Art che dell’Arte Concettuale della seconda metà del secolo scorso,
nella sua pratica artistica Guyton adotta un processo apparentemente semplice:
con l’utilizzo di stampanti a getto d'inchiostro, l’artista riporta su tela o altri
tipologie di supporto una serie di immagini, segni o motivi ricorrenti
precedentemente processati da programmi come Photoshop o Word. La
relazione dinamica fra sovrapposizioni impreviste, errori meccanici e
discrepanze in fase di stampa – che l’utilizzo di questi strumenti implica e che
l’artista conduce ai limiti, sfidando le specifiche funzioni di questi strumenti –
permette a Guyton di far emergere la contingenza della tecnologia digitale e di
rivelarne i codici al lavoro. Il risultato è quello di rendere visibili i conflitti
propri dell’espressione digitale, portandoci a riflettere sulla natura
condizionale della sua visualizzazione operata attraverso gli strumenti
analogici propri delle arti visive.
Le opere realizzate da Guyton specificatamente per la mostra al Madre sono il
risultato di un periodo di residenza a Napoli dell’artista e di membri del
suo team di lavoro. In continuità con la sua ricerca più recente queste opere si
caratterizzano per la coesistenza fra le minimali forme astratte che hanno
contraddistinto in modo quasi costante la ricerca dell’artista fino alle mostre
più recenti, e nuovi motivi figurativi coincidenti con la deriva delle immagini
fotografiche di partenza, generate come file bitmap che hanno perso la loro
leggibilità e logicità originale una volta immesse nella catena di riduzioni o
aumenti di risoluzione come nella trasmissione fra meccanismo di produzione
digitale e stampa su tela. In queste opere si intensifica l’interazione fra gli
elementi primari della ricerca artistica di Guyton, basata sull’acquisizione –
tramite cellulari, macchine fotografiche digitali, schermate di computer o
scanner – di immagini istantanee o riproduzioni da materiali a stampa
processati da programmi informatici prima di essere restituite alla stampa su
supporti analogici.
Distribuite dall’artista sull’interno terzo piano del Madre, queste opere
trasformano la solidità e autorevolezza dello spazio del museo in un ospitale
luogo di lavoro quotidiano, in un malleabile e riscrivibile loop
architettonico. La residenza dell’artista e del suo team a Napoli, come la
trasformazione delle sale del museo in un workshop che sostituisce
temporaneamente il suo Studio di New York, divengono quindi uno spazio-
tempo critico e (auto)analitico, il set in cui creare in tempo reale questo
nuovo gruppo di opere. In questo modo Guyton reinterpreta sia il classico
tema storico-artistico dello “studio” sia il possibile richiamo alla tradizione
del Viaggio in Italia o del Grand Tour: da cui anche l’ironico e autoironico
titolo plurale della mostra, SIAMO ARRIVATI, che cita lo slogan adottato da
McDonald per la recente apertura dei suoi punti vendita a Napoli. Si potrebbe
affermare che Guyton intenda questa residenza a Napoli e la mostra che ne
consegue come una potenziale allegoria dell’inter- e iper-connessione
digitale e globale contemporanea, performandone gli esiti attraverso il
confronto con la storia di una città posta al centro del Mediterraneo e
immersa quindi, di per sé, in millenarie stratificazioni sociali, economiche,
politiche e culturali.
A Wade Guyton (Hammond, Indiana, 1972; vive e lavora a New York)
sono state dedicate mostre personali da alcuni dei più importanti musei del
mondo, fra cui Museum Brandhorst, Monaco (2017); MAMCO-Musée d’art
moderne et contemporain, Ginevra e Le Consortium, Digione (2016); Josef
Albers Museum Quadrat, Bottrop e Art Institute, Chicago (2014); Kunsthalle
Zürich, Zurigo (2013); Whitney Museum of American Art, New York (2012);
Georgian National Museum, Tbilisi e Wiener Secession, Vienna (2011);
Museum Ludwig, Colonia (2010); Museum Dhondt-Dhaenens, Deurle (2009);
Portikus, Francoforte (2008); Kunstverein, Hamburg, Amburgo (2005); Artists
Space, New York (2003). Tra le varie mostre periodiche internazionali a cui ha
partecipato ricordiamo Carnegie International, Pittsburgh e Il Palazzo
Enciclopedico. 55. Biennale di Venezia (2013); 50 Moons of Saturn. T2 Torino
Triennale (2008); Biennale de Lyon. The History of a Decade That Has Not
Yet Been Named, Lione (2007); Whitney Biennial, New York (2004).
14
maggio 2017
Wade Guyton – Siamo arrivati
Dal 14 maggio all'undici settembre 2017
arte contemporanea
Location
MADRE – MUSEO D’ARTE DONNA REGINA
Napoli, Via Luigi Settembrini, 79, (Napoli)
Napoli, Via Luigi Settembrini, 79, (Napoli)
Vernissage
14 Maggio 2017, h 17
Autore
Curatore