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YAMAMOTO HIROSHI – INCIDERE IL TEMPO
La Galleria Paraventi Giapponesi – Galleria Nobili è lieta di ospitare per la prima volta in Italia la mostra personale dell’artista e maestro calligrafo YAMAMOTO HIROSHI.
Comunicato stampa
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Dopo aver affrontato in precedenza la calligrafia più tradizionale, questa mostra mette in luce aspetti inediti e meno noti dello Shodo sviluppatisi negli ultimi 100 anni e ascrivibili all’ambito ristretto dello Zeneisho, la calligrafia d’avanguardia.
Yamamoto Hiroshi, dopo la Laurea all’Accademia di Belle Arti di Tokyo, diventa allievo di Uno Sesson e Inamura Undou e per più di 50 anni si dedica pienamente a questa forma d’arte.
Storicamente il complesso sistema di scrittura in kanji, arriva dalla Cina in Giappone ad opera di monaci coreani intorno al IV secolo d.C. La nascita dei caratteri cinesi è tutt’ora incerta ma i primi pittogrammi risalgono a circa 3.000 anni fa.
Nel corso dei secoli la scrittura va incontro a una formalizzazione e codificazione sempre maggiori assumendo il ruolo di mezzo principale deputato alla registrazione e alla trasmissione di concetti o sistemi di pensieri complessi quali la poesia e la letteratura; tutto ciò ha comportato la nascita e lo sviluppo di stili, materiali e scuole differenti.
Il termine Shodo 書道 (in giapponese) o Shufa 书法 (in cinese), si esprime con 2 kanji differenti: il primo si legge sho e significa scrivere, il secondo do, via o percorso. Esso non è traducibile in italiano semplicemente con bella scrittura, poiché all’ideogramma do in Giappone è da sempre riconducibile un aspetto etico. La via o il percorso, in varie discipline, è da intendersi in senso spirituale: alla calligrafia, come ad altre discipline zen, sono attribuiti nondimeno caratteri di crescita personale, in Oriente essa è propedeutica alla pittura e con essa condivide gli stessi principi e i medesimi strumenti. Lo Shodo tradizionale si ispira al mondo letterario che a sua volta è intriso di riferimenti all’ambito naturale. L’attenzione dell’artista si concentra tradizionalmente sull’interconnessione tra segno, significato e movimento, su cui i la forza vitale Ki 気, si imprime a guida del gesto espressivo. A Hidai Tenrai (1872-1939) si deve l’introduzione della calligrafia d’avanguardia; essa viene definita come arte della linea in virtù della metodologia e dello stile adottato. Si sviluppa dopo la Seconda Guerra Mondiale nel periodo della Ricostruzione e differisce dalla tradizionale perché perde il suo aspetto funzionale (Jitsuyo sho) e cioè la stretta riconoscibilità del segno per divenire pura astrazione ovvero calligrafia d’arte (Geijutsu sho). Nel XX secolo il dibattito interno sulla natura della calligrafia, sulla sua leggibilità, sul rapporto con l’arte astratta occidentale e sui materiali utilizzati è stato molto acceso. Hiroshi stesso ammira il lavoro di artisti occidentali i quali a loro volta guardano a Oriente: Cy Twombly, Antoni Tapies, Morris Luois Bernstein, Sol LeWitt, Henri Michaux, Mark Rothko.
I seguaci dello Zeneisho di cui Hiroshi è autorevole esponente, praticano la calligrafia per educare il proprio spirito. Come sottolineato dalla studiosa Sato, si ispirano ai dettami di Lady Wei, calligrafa cinese del IV secolo che assimila la linea all’arto umano e cioè fatta di ossa, muscoli, carne e pelle. Scolpita in tre dimensioni, l’incisione del segno deve essere profonda e interagente con il bianco della carta. Più la linea è vitale più il bianco della carta appare caricato d’energia. La realizzazione segue un rituale simile alla performance; quando il calligrafo inizia non può bloccare il movimento nè avere esitazioni. Questo presupporrebbe un calcolo della mente che andrebbe a minare il senso di naturalezza, apportando quel blocco al flusso di energie che le rende inadeguate. L’artista non è più preoccupato di rendere immediatamente leggibile il testo a cui si ispira, ma piuttosto, è sensibile al rapporto che si instaura con la linea. Attraverso le infinite riscritture o prove, la forma diventa sempre più personale e il significato, originariamente scelto, va lentamente a perdersi. Questo esercizio, simile a un mantra ripetitivo, porta nel tempo a una consapevolezza maggiore così da far assorbire il significato autentico del carattere di partenza maniera più profonda.
Da qui il titolo Incidere il tempo proposto da Yamamoto Hiroshi.
Dal 17 al 22 Ottobre la personale di Yamamoto Hiroshi verrà impreziosita dall’accostamento a una installazione di Bonsai curata personalmente dal talentuoso Masahi Hirao.
Masashi Hirao, discepolo e successore spirituale del Gran Maestro Saburo Kato scomparso nel 2008, viene eletto quest’anno Ambasciatore Culturale dal Ministero della Cultura del Giappone per diffondere all’estero la sua passione per il Bonsai. Egli sceglie l’Italia e in particolare Milano per iniziare un nuovo progetto: rivolgersi non soltanto ai Bonsaisti del settore, ma ad un pubblico più ampio, presentando le sue creazioni in luoghi inusuali come le gallerie d’arte e ricorrendo a mezzi insoliti come le performance sonore. Si realizzano così eventi unici in cui lo spettatore può avvicinarsi ad un’arte millenaria attraverso un approccio contemporaneo.
Questo progetto, denominato BONSAI in ARTS, in collaborazione con IED Milano, la Galleria Paraventi Giapponesi- Galleria Nobili e la Galleria Spazio Solferino, ha come fine l’esposizione di Bonsai in rapporto dialettico con opere d’arte contemporanea.
I Bonsai esposti sono il risultato di una lavorazione del tutto naturale, mai affrettata e pazientemente figurata nella mente di Hirao. La forza devastante della natura viene interpretata secondo il suo sentire.
il sublime della natura in scala ridotta.
Per le date del 19 e 20 Ottobre 2013 sono previsti bonsai workshop a numero chiuso per un massimo di
6 partecipanti al costo di 60,00 euro cadauno.
Per informazioni si prega di contattare i seguenti numeri
Raffaella Nobili: +393396008358 PARAVENTI GIAPPONESI - GALLERIA NOBILI
Alessio Nobili: +393480687073 Via Marsala 4 20121 Milano Telefono +39026551681
Lunedì 15.30-19.00 - Martedì-Sabato 11.00-19.00
Yamamoto Hiroshi, dopo la Laurea all’Accademia di Belle Arti di Tokyo, diventa allievo di Uno Sesson e Inamura Undou e per più di 50 anni si dedica pienamente a questa forma d’arte.
Storicamente il complesso sistema di scrittura in kanji, arriva dalla Cina in Giappone ad opera di monaci coreani intorno al IV secolo d.C. La nascita dei caratteri cinesi è tutt’ora incerta ma i primi pittogrammi risalgono a circa 3.000 anni fa.
Nel corso dei secoli la scrittura va incontro a una formalizzazione e codificazione sempre maggiori assumendo il ruolo di mezzo principale deputato alla registrazione e alla trasmissione di concetti o sistemi di pensieri complessi quali la poesia e la letteratura; tutto ciò ha comportato la nascita e lo sviluppo di stili, materiali e scuole differenti.
Il termine Shodo 書道 (in giapponese) o Shufa 书法 (in cinese), si esprime con 2 kanji differenti: il primo si legge sho e significa scrivere, il secondo do, via o percorso. Esso non è traducibile in italiano semplicemente con bella scrittura, poiché all’ideogramma do in Giappone è da sempre riconducibile un aspetto etico. La via o il percorso, in varie discipline, è da intendersi in senso spirituale: alla calligrafia, come ad altre discipline zen, sono attribuiti nondimeno caratteri di crescita personale, in Oriente essa è propedeutica alla pittura e con essa condivide gli stessi principi e i medesimi strumenti. Lo Shodo tradizionale si ispira al mondo letterario che a sua volta è intriso di riferimenti all’ambito naturale. L’attenzione dell’artista si concentra tradizionalmente sull’interconnessione tra segno, significato e movimento, su cui i la forza vitale Ki 気, si imprime a guida del gesto espressivo. A Hidai Tenrai (1872-1939) si deve l’introduzione della calligrafia d’avanguardia; essa viene definita come arte della linea in virtù della metodologia e dello stile adottato. Si sviluppa dopo la Seconda Guerra Mondiale nel periodo della Ricostruzione e differisce dalla tradizionale perché perde il suo aspetto funzionale (Jitsuyo sho) e cioè la stretta riconoscibilità del segno per divenire pura astrazione ovvero calligrafia d’arte (Geijutsu sho). Nel XX secolo il dibattito interno sulla natura della calligrafia, sulla sua leggibilità, sul rapporto con l’arte astratta occidentale e sui materiali utilizzati è stato molto acceso. Hiroshi stesso ammira il lavoro di artisti occidentali i quali a loro volta guardano a Oriente: Cy Twombly, Antoni Tapies, Morris Luois Bernstein, Sol LeWitt, Henri Michaux, Mark Rothko.
I seguaci dello Zeneisho di cui Hiroshi è autorevole esponente, praticano la calligrafia per educare il proprio spirito. Come sottolineato dalla studiosa Sato, si ispirano ai dettami di Lady Wei, calligrafa cinese del IV secolo che assimila la linea all’arto umano e cioè fatta di ossa, muscoli, carne e pelle. Scolpita in tre dimensioni, l’incisione del segno deve essere profonda e interagente con il bianco della carta. Più la linea è vitale più il bianco della carta appare caricato d’energia. La realizzazione segue un rituale simile alla performance; quando il calligrafo inizia non può bloccare il movimento nè avere esitazioni. Questo presupporrebbe un calcolo della mente che andrebbe a minare il senso di naturalezza, apportando quel blocco al flusso di energie che le rende inadeguate. L’artista non è più preoccupato di rendere immediatamente leggibile il testo a cui si ispira, ma piuttosto, è sensibile al rapporto che si instaura con la linea. Attraverso le infinite riscritture o prove, la forma diventa sempre più personale e il significato, originariamente scelto, va lentamente a perdersi. Questo esercizio, simile a un mantra ripetitivo, porta nel tempo a una consapevolezza maggiore così da far assorbire il significato autentico del carattere di partenza maniera più profonda.
Da qui il titolo Incidere il tempo proposto da Yamamoto Hiroshi.
Dal 17 al 22 Ottobre la personale di Yamamoto Hiroshi verrà impreziosita dall’accostamento a una installazione di Bonsai curata personalmente dal talentuoso Masahi Hirao.
Masashi Hirao, discepolo e successore spirituale del Gran Maestro Saburo Kato scomparso nel 2008, viene eletto quest’anno Ambasciatore Culturale dal Ministero della Cultura del Giappone per diffondere all’estero la sua passione per il Bonsai. Egli sceglie l’Italia e in particolare Milano per iniziare un nuovo progetto: rivolgersi non soltanto ai Bonsaisti del settore, ma ad un pubblico più ampio, presentando le sue creazioni in luoghi inusuali come le gallerie d’arte e ricorrendo a mezzi insoliti come le performance sonore. Si realizzano così eventi unici in cui lo spettatore può avvicinarsi ad un’arte millenaria attraverso un approccio contemporaneo.
Questo progetto, denominato BONSAI in ARTS, in collaborazione con IED Milano, la Galleria Paraventi Giapponesi- Galleria Nobili e la Galleria Spazio Solferino, ha come fine l’esposizione di Bonsai in rapporto dialettico con opere d’arte contemporanea.
I Bonsai esposti sono il risultato di una lavorazione del tutto naturale, mai affrettata e pazientemente figurata nella mente di Hirao. La forza devastante della natura viene interpretata secondo il suo sentire.
il sublime della natura in scala ridotta.
Per le date del 19 e 20 Ottobre 2013 sono previsti bonsai workshop a numero chiuso per un massimo di
6 partecipanti al costo di 60,00 euro cadauno.
Per informazioni si prega di contattare i seguenti numeri
Raffaella Nobili: +393396008358 PARAVENTI GIAPPONESI - GALLERIA NOBILI
Alessio Nobili: +393480687073 Via Marsala 4 20121 Milano Telefono +39026551681
Lunedì 15.30-19.00 - Martedì-Sabato 11.00-19.00
17
ottobre 2013
YAMAMOTO HIROSHI – INCIDERE IL TEMPO
Dal 17 ottobre al 09 novembre 2013
arte contemporanea
Location
JAPANESE SCREENS
Milano, Via Marsala, 4, (Milano)
Milano, Via Marsala, 4, (Milano)
Orario di apertura
Lun 15-19, Mar-Sab 11-19
Vernissage
17 Ottobre 2013, ore 18.00
Autore
Curatore