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Zamfira Facas – D’amore, di morte e di altre in/certezze
Zamfira Facas crea abiti che sono sculture, opere da indossare e da appendere. Arazzi, mantelle, stole dalla doppia natura, funzionale e contemplativa.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Il secondo appuntamento della rassegna, vede protagonista Zamfira Facas, con il tema “Di morte”.
Nata a Bucarest (romania) nel 1961, Zamfira Facas crea abiti che sono sculture, opere da indossare e da appendere. Arazzi, mantelle, stole dalla doppia natura, funzionale e contemplativa. Opere da
osservare e leggere. Simili a preziosi ipertesti, i suoi lavori danno forma a riflessioni d’artista sulla morte come momento rivelatore e ciclico nella vita umana.
La morte come passaggio, come vuoto lasciato per chi rimane, ma anche simbolo della feroce inutilità della guerra, male endemico dell’umanità.
Un lungo ciclo di lavori si ispira proprio alla dimensione della guerra, pensieri ed emozioni ritagliati, cuciti, abbinati tra impunture, spilli. Libri di stoffa da leggere e scoprire dettaglio dopo dettaglio, dove ogni particolare porta avanti la narrazione.
Ma succede anche che ci siano mantelle che raccontino come le fiabe illustrate dei cantastorie, così come, costumi di scena che però si possono mimetizzare addosso nel flusso della vita quotidiana.
La stoffa grigia per le armi, quella senape come il petrolio, chiodi come croci, filo rosso per il sangue. Come un rosario recitato sottovoce, che partendo da conflitti contemporanei torna indietro fino a raccogliere idealmente la memoria passata e antica, con tutte le vittime e il dolore sparso per conquiste di terre, popoli, potere. C’è a guerra in Iraq, la sposa rimasta già vedova all’altare, la donna afghana, le stragi, le città distrutte dai bombardamenti. Sembra il ritornello di una filastrocca triste e senza tempo, dove c’è sempre qualcuno che va in guerra e non torna più, figlio o marito.
Nata a Bucarest (romania) nel 1961, Zamfira Facas crea abiti che sono sculture, opere da indossare e da appendere. Arazzi, mantelle, stole dalla doppia natura, funzionale e contemplativa. Opere da
osservare e leggere. Simili a preziosi ipertesti, i suoi lavori danno forma a riflessioni d’artista sulla morte come momento rivelatore e ciclico nella vita umana.
La morte come passaggio, come vuoto lasciato per chi rimane, ma anche simbolo della feroce inutilità della guerra, male endemico dell’umanità.
Un lungo ciclo di lavori si ispira proprio alla dimensione della guerra, pensieri ed emozioni ritagliati, cuciti, abbinati tra impunture, spilli. Libri di stoffa da leggere e scoprire dettaglio dopo dettaglio, dove ogni particolare porta avanti la narrazione.
Ma succede anche che ci siano mantelle che raccontino come le fiabe illustrate dei cantastorie, così come, costumi di scena che però si possono mimetizzare addosso nel flusso della vita quotidiana.
La stoffa grigia per le armi, quella senape come il petrolio, chiodi come croci, filo rosso per il sangue. Come un rosario recitato sottovoce, che partendo da conflitti contemporanei torna indietro fino a raccogliere idealmente la memoria passata e antica, con tutte le vittime e il dolore sparso per conquiste di terre, popoli, potere. C’è a guerra in Iraq, la sposa rimasta già vedova all’altare, la donna afghana, le stragi, le città distrutte dai bombardamenti. Sembra il ritornello di una filastrocca triste e senza tempo, dove c’è sempre qualcuno che va in guerra e non torna più, figlio o marito.
20
maggio 2004
Zamfira Facas – D’amore, di morte e di altre in/certezze
Dal 20 maggio al 22 settembre 2004
arte contemporanea
Location
GALLERIA DIEFFE
Torino, Via Porta Palatina, 9, (Torino)
Torino, Via Porta Palatina, 9, (Torino)
Orario di apertura
martedì e giovedì 11,30-15 mercoledì, venerdì e sabato 16-19,30
Vernissage
20 Maggio 2004, ore 18,30