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Zuzana Pernicova – Ho bisogno di un po’ di tempo
Un corpo a corpo, una lotta che richiede silenzio, ma che si propone di sferrare la denuncia oltrepassando gli argini della memoria individuale e bucare la sfera plurale perché le private emozioni di un uomo contengono i sentimenti e le energie dell’umanità tutta.
Comunicato stampa
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La mostra “Ho bisogno di un po’ di tempo” presenta due diversi approcci significativi nella produzione artistica della giovane pittrice Zuzana Pernicová.
Si tratta di piccoli disegni che provengono dal Diario che l’artista tiene dal 2014 e di dipinti olio su tela di più grande formato.
Già durante i suoi studi presso la Facoltà delle Belle Arti a Brno (Repubblica Ceca) il suo interesse era rivolto ai fenomeni sociali, in particolare ha attirato la sua attenzione la solitudine, vista come una problematica della società di oggi.
All’inizio, la solitudine si è manifestata nelle sue opere nel suo aspetto negativo, come sentimento di abbandono che tocca soprattutto le persone anziane o quelle ai margini della società. Le figure delle persone anziane sono diventate una parte dei suoi dipinti, figure incerte, poco consistenti come se stessero per essere assorbite dalla superficie cromatica dalla quale le divide ormai “solo” il colore.
Ad oggi, le figure stanno invece scomparendo dai dipinti e lo spazio cromatico ne rimane da solo ad impressionarci. Anche la superficie di un quadro ridotta quasi ad una monocromia può raccontarci della solitudine. A seguito dei suoi approfondimenti sull’argomento arriva a comprendere anche gli aspetti positivi della solitudine, che possono aiutare a conoscerci e capire noi stessi.
Per esprimere meglio sé stessa ha iniziato dal 2014 a dipingere il suo Diario intitolato “Adesso poteva essere l‘incontro“. Un diario è sempre una faccenda molto personale e di solito invita i lettori oppure gli spettatori a confrontare quello che vedono con la propria esperienza. Nel Diario di Zuzana Pernicová si mescolano le vicende quotidiane con la ricerca della propria identità, i ricordi con il riflettere sull’importanza della memoria, ma si mescola anche il proprio bilancio personale con il pensiero dei rapporti famigliari e collettivi…
di Hana Krenkova
La giovane artista della Repubblica Ceca disegna e dipinge, lo fa con metodo e ossessione, compila e riempie migliaia di fogli di taccuini di piccole e medie dimensioni che raccontano delle storie. Storie assolute, senza epoca, senza radici, eppure perfettamente condivisibili da ciascuno di noi. La narrazione scorre sempre sul filo di un tempo sospeso in cui le situazioni sono residui di memoria, scene di vita vissuta da lei e dall’altro fuori da lei. Un letto e una persona sdraiata, una chiesa e i suoi simboli, capannelli di viandanti, mani su visi disperati per una successione malinconica e profonda che tra i toni di grigio ci racconta di vite sospese e di vite in attesa. Si tratta quindi di brani di esistenza qualsiasi in cui la normalità è indagata con un tono di denuncia per smarrire la griglia del conformismo e dell’omologazione e sfociare in altre possibilità.
La sua pittura è lenta e studiata, improvvisa, accelerata, sospesa e contemplativa. La conseguenza, nella visione dei suoi quadri, è una contrazione di spazio e tempo, un accento che si sposta dall’impressione all’effetto in una vertigine di corto circuiti che solo una pratica artistica contemporanea esplorativa e determinata, accentuata, riesce a intercettare. Si tratta di un aumento di vibrazione emotiva e mentale che coinvolge tutto il suo campo individuale per incedere progressivamente nella sfera collettiva, in un movimento volutamente oscillante e libero, che si svolge in un arco tattile dilatato, dove sono possibili uno sprint in avanti e il recupero di memorie pregresse, la sospensione contemplativa dell’evento e l’accelerazione delle contingenze reali…
Zuzka Pernicova è una costruttrice contemporanea di pittura, dove questa, per continuare a trovare senso e significato, si avvale della commistione tra tecnica antica e ristrutturata visione del mondo.
Lo scopo è costruire ambienti, situazioni interiori, moti introspettivi e spazi capaci di stimolare spiazzanti similitudini rispetto ad un nostro modo di percorrere, vedere, addentare e odorare la realtà. Sollecitando, e al tempo stesso allertando, la percezione visiva e i passaggi mnemonici.
di Martina Cavallarin
Info: City Art
Via Dolomiti 11, 20127 Milano
Opening sabato 16 gennaio ore 18,00
Periodo: dal 16 al 30 gennaio 2016
Aperto da merc. a sab. 15,30 –19,00
Trasporto: MM1 fermata Turro
cell. 3357689814
info@cityart.it
www.cityart.it
con il Patrocinio del Centro Culturale Ceco
Si tratta di piccoli disegni che provengono dal Diario che l’artista tiene dal 2014 e di dipinti olio su tela di più grande formato.
Già durante i suoi studi presso la Facoltà delle Belle Arti a Brno (Repubblica Ceca) il suo interesse era rivolto ai fenomeni sociali, in particolare ha attirato la sua attenzione la solitudine, vista come una problematica della società di oggi.
All’inizio, la solitudine si è manifestata nelle sue opere nel suo aspetto negativo, come sentimento di abbandono che tocca soprattutto le persone anziane o quelle ai margini della società. Le figure delle persone anziane sono diventate una parte dei suoi dipinti, figure incerte, poco consistenti come se stessero per essere assorbite dalla superficie cromatica dalla quale le divide ormai “solo” il colore.
Ad oggi, le figure stanno invece scomparendo dai dipinti e lo spazio cromatico ne rimane da solo ad impressionarci. Anche la superficie di un quadro ridotta quasi ad una monocromia può raccontarci della solitudine. A seguito dei suoi approfondimenti sull’argomento arriva a comprendere anche gli aspetti positivi della solitudine, che possono aiutare a conoscerci e capire noi stessi.
Per esprimere meglio sé stessa ha iniziato dal 2014 a dipingere il suo Diario intitolato “Adesso poteva essere l‘incontro“. Un diario è sempre una faccenda molto personale e di solito invita i lettori oppure gli spettatori a confrontare quello che vedono con la propria esperienza. Nel Diario di Zuzana Pernicová si mescolano le vicende quotidiane con la ricerca della propria identità, i ricordi con il riflettere sull’importanza della memoria, ma si mescola anche il proprio bilancio personale con il pensiero dei rapporti famigliari e collettivi…
di Hana Krenkova
La giovane artista della Repubblica Ceca disegna e dipinge, lo fa con metodo e ossessione, compila e riempie migliaia di fogli di taccuini di piccole e medie dimensioni che raccontano delle storie. Storie assolute, senza epoca, senza radici, eppure perfettamente condivisibili da ciascuno di noi. La narrazione scorre sempre sul filo di un tempo sospeso in cui le situazioni sono residui di memoria, scene di vita vissuta da lei e dall’altro fuori da lei. Un letto e una persona sdraiata, una chiesa e i suoi simboli, capannelli di viandanti, mani su visi disperati per una successione malinconica e profonda che tra i toni di grigio ci racconta di vite sospese e di vite in attesa. Si tratta quindi di brani di esistenza qualsiasi in cui la normalità è indagata con un tono di denuncia per smarrire la griglia del conformismo e dell’omologazione e sfociare in altre possibilità.
La sua pittura è lenta e studiata, improvvisa, accelerata, sospesa e contemplativa. La conseguenza, nella visione dei suoi quadri, è una contrazione di spazio e tempo, un accento che si sposta dall’impressione all’effetto in una vertigine di corto circuiti che solo una pratica artistica contemporanea esplorativa e determinata, accentuata, riesce a intercettare. Si tratta di un aumento di vibrazione emotiva e mentale che coinvolge tutto il suo campo individuale per incedere progressivamente nella sfera collettiva, in un movimento volutamente oscillante e libero, che si svolge in un arco tattile dilatato, dove sono possibili uno sprint in avanti e il recupero di memorie pregresse, la sospensione contemplativa dell’evento e l’accelerazione delle contingenze reali…
Zuzka Pernicova è una costruttrice contemporanea di pittura, dove questa, per continuare a trovare senso e significato, si avvale della commistione tra tecnica antica e ristrutturata visione del mondo.
Lo scopo è costruire ambienti, situazioni interiori, moti introspettivi e spazi capaci di stimolare spiazzanti similitudini rispetto ad un nostro modo di percorrere, vedere, addentare e odorare la realtà. Sollecitando, e al tempo stesso allertando, la percezione visiva e i passaggi mnemonici.
di Martina Cavallarin
Info: City Art
Via Dolomiti 11, 20127 Milano
Opening sabato 16 gennaio ore 18,00
Periodo: dal 16 al 30 gennaio 2016
Aperto da merc. a sab. 15,30 –19,00
Trasporto: MM1 fermata Turro
cell. 3357689814
info@cityart.it
www.cityart.it
con il Patrocinio del Centro Culturale Ceco
16
gennaio 2016
Zuzana Pernicova – Ho bisogno di un po’ di tempo
Dal 16 al 30 gennaio 2016
arte contemporanea
Location
SPAZIO DOLOMITI
Milano, Via Dolomiti, 11, (Milano)
Milano, Via Dolomiti, 11, (Milano)
Orario di apertura
da mer. a sab. 15,30 –19,00
Vernissage
16 Gennaio 2016, ore 18,00
Autore
Curatore