23 novembre 2000

11.XI.2000 Resoconto HACKER ART LAB Perugia, Rocca Paolina

 
Un resoconto delle tematiche emerse durante l'HACKER ART LAB, svoltosi l'11 novembre scorso a Perugia. Ce ne parla l'organizzatrice Tatiana Bazzichelli (T_Bazz)…

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Con un po’ di ritardo dovuto ai tempi di elaborazione delle informazioni, penso sia utile per chi non c’era (ma anche per chi c’era), ricevere un resoconto dell’HACKER ART LAB organizzato dalla sottoscritta all’interno della Mostra internazionale di cinema Batik (a cura degli Zero in Condotta).
L’HACKER ART LAB va inteso come naturale conseguenza del dibattito sull’hacker art tenutosi nel giugno scorso presso l’hackmeeting del Forte Prenestino a Roma, raccogliendo la proposta di Tommaso Tozzi di dare vita a incontri periodici di discussione sul tema hacker-artistico (gli “hacker art lab”, appunto).
Per ricordare tematiche e calendario degli interventi dell’HACKER ART LAB di Perugia, consiglio gli URL: www.lacritica.net/notes.htm e www.romastyle.net nella sezione archivio.reviews “hacker art lab” (in cui si trova anche il resoconto dei singoli interventi).
Il dibattito ha permesso di costruire una panoramica che va dalle sperimentazioni video degli anni ’70 fino alle odierne creazioni artistiche sul web, concentrando l’attenzione sulla possibilità di produrre relazione attraverso l’arte.
Il filo rosso che ha unito un certo tipo di sperimentazione artistica è stato infatti il concepire l’arte come processo collettivo e autogestito, come scambio di informazione interpersonale e produzione di comunità. Un’arte quindi che permetta al tradizionale pubblico di non essere più semplice
spettatore, ma di poter partecipare alla creazione stessa di un processo.
Processo innescato dall’autore, ma capace poi di trasformarsi in un’opera aperta, “come una banca dati aggiornata in continuazione”.
Uno degli interrogativi principali è stato: “l’arte in Rete attuale (o se vogliamo la net.art), è in grado di produrre comunità come si cercava di realizzare ai tempi delle BBS e subito oltre?” Oppure: “Conseguentemente al dilagare della New Economy e di ingenti investimenti nell’ambito della produzione immateriale, quali sono le risposte apportate dall’arte on line?”
Alcuni interventi hanno messo in luce una duplice tendenza in Rete a partire dal 1994: in primo luogo la disseminazione della soggettività (anonimato, perdita d’identità anagrafica, creazione di organismi collettivi) e, in secondo luogo, la ricerca dell’identità autoriale (creazione di siti web-vetrina in cui esporre i propri lavori artistici e magari metterli all’asta). Il secondo filone può essere sicuramente assimilato al concetto di “art on the net”, il primo a quello di “.net art” (ricordando il dibattito su questi temi avvenuto nel 1997 in Nettime). “Art on the net”, come trasposizione in Rete delle proprie creazioni, senza valorizzare le caratteristiche intrinseche del mezzo (il “fare network”); “net art”, come operazione processuale capace di innescare circuiti di scambio e produzione culturale collettiva, esemplificazione del concetto di network.
Nel primo caso si produce una vendita di oggetti vicina ai meccanismi propri del tradizionale Sistema dell’arte; nel secondo caso, si produce reazione e partecipazione, dando vita a processi collettivi e cooperativi. In questo senso è stata considerata.net art “tutto ciò che non può essere trasferito su un altro supporto che non sia la Rete e che non sfrutti le potenzialità manipolatorie, processuali e rizomatiche del mezzo stesso”.
E’ emerso quindi che anche il sistema operativo Linux può considerarsi come un’opera di net art: “Linux, offerto gratuitamente in Rete e liberamente accessibile, può essere modificato da chiunque accedendo alla sorgente del sistema operativo, e tali cambiamenti, possono essere messi a disposizione di tutti proprio attraverso la Rete, dando vita ad un processo collettivo in corso”.
Dagli interventi è emersa quindi la necessità di un “fare arte” che coinvolga direttamente il pubblico, permettendo agli “spettatori” di divenire parte attiva di un’oper-azione (al riguardo sono stati apportati vari esempi di pratiche artistiche in Rete, basate sul “gioco identitario”, sulla “manipolazione dei flussi informativi”, sull’“estetica del macchinico” in cui uomini e macchine sono messi in relazione nel processo creativo).
Per valorizzare le caratteristiche aperte e processuali del mezzo, è necessario portare avanti una costante battaglia sul diritto alla libera circolazione dei saperi in Rete, garantendo l’accessibilità universale all’informazione stessa. Poter acquisire l’adeguata visibilità in Rete, affermare il proprio diritto a pubblicare e diffondere liberamente ogni tipo di informazione, far sentire la propria voce anche attraverso un Netstrike, sono alcuni degli obiettivi principali emersi nell’HACKER ART LAB.
L’ansia di regolamentazione e il pesante controllo preventivo sui contenuti pubblicati in Internet messi in luce da recenti episodi di censura da parte delle istituzioni comunali, si dimostrano unicamente grossi ostacoli per la creazione di processi e prodotti artistici e culturali e per la libera
circolazione dei saperi, fonte di crescita collettiva.

Ringrazio infine tutti coloro che hanno parlato ed ascoltato durante l’HACKER ART LAB e gli Zero in Condotta che hanno messo a disposizione spazi e attrezzature.
Spero infine che seguiranno altri HACKER ART LAB per continuare a discutere e riflettere su queste tematiche, sia fuori che dentro la Rete.

Tatiana Bazzichelli (T_Bazz)


[exibart]


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