30 gennaio 2004

exiwebart_focus Net art en valise Altarboy di Carlo Zanni

 
Una scultura e un’opera di net art. Un rinfrescante memento mori e una nuova soluzione per vendere l’immateriale. Con due bellissimi occhi, una personalità che si costruisce in rete e una collana di petali di rose. ExiWebArt posa la sua lente di ingrandimento su Altarboy, ultima opera di Carlo Zanni…

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Innanzitutto, è una scultura. Una valigia in alluminio, con bordure in acciaio, appoggiata ad un piedistallo di ferro. Dal pannello superiore, in alluminio smaltato bianco, si affaccia uno schermo 15”, mentre il piano orizzontale ospita un contenitore di vetro, disegnato dall’artista, contenente petali di rosa che vanno sparpagliati ai piedi dello schermo. Nell’insieme, un oggetto minimale, raffinato, solido, che rende invisibile la complessa tecnologia che contiene.
Infatti, il cuore della scultura non è quella sorta di bios fatta di petali di rosa, ma un computer che funziona da server per l’opera d’arte immagazzinata nel suo hard disk: invisibile in Rete fino a che il proprietario non decide di accendere il server.
Così, la prima scultura di Carlo Zanni diventa anche la sua risposta ad una serie di domande fondamentali: è possibile vendere lavori basati su un processo di networking? Se sì, in quale forma? Si può comprare qualcosa di pubblico? E come conciliare i concetti di proprietà e di condivisione?
A queste domande sono già state date diverse risposte, ma nessuna finora era riuscita a porre la questione in maniera così radicale. Acquistando Altarboy, l’eventuale carlo zanni - altarboy collezionista compra un server. Questo contiene un net work, un pezzo di software che funziona completamente solo se connesso alla rete, e quindi condiviso con tutti i suoi utenti. Eppure, esiste una fruizione privilegiata, che è quella mediata da Altarboy, con il suo touch screen e i suoi petali di rosa.
Si dirà: è l’uovo di Colombo. Ma l’uovo di Carlo Zanni (che se non fosse diventato artista avrebbe voluto tagliare diamanti) non ha bisogno di essere schiacciato in punta per stare in piedi, e le sue linee semplici e pulite contengono tutta la complessità delle questioni che solleva.
Per ora, su Altarboy gira Cyrille, una nuova evoluzione (come i 4 Untitled Portraits di recente commissionati dal Kultursekretariat di Gütersloh) dei newnewportraits di Carlo Zanni, che affiancano all’aspetto esteriore della persona ritratta la sua identità così come viaggia in rete, o come appare dal suo hard disk. Le pupille (entrambe ‘navigabili’) di Cyrille, che dirige la galleria Analix Forever di Ginevra, sono disegnate l’una dalle immagini corrispondenti ad una serie di query fatte automaticamente con Google sulla base di parole chiave da lei indicate; l’altra da quelle risultanti da una ricerca avviata da chi visita il progetto. Specchio l’una dell’immagine di sé che ognuno si costruisce, l’altra dell’immagine di sé che ciascuno presenta al mondo. E specchio, entrambe, dell’aspetto della rete in un dato momento.

>5 domande a carlo zanni

Da quale esigenza ‘estetica’ nasce Altarboy?
Mi sento più vicino a Donald Judd che a Matrix. Questo è il motivo per cui gli elementi tecnologici in Altarboy non sono così evidenti (probabilmente in futuro non ci sarà neanche più lo schermo). La tecnologia non è il soggetto del mio lavoro, quindi non c’è alcuna ragione per realizzare un bricolage tecnologico.

Altarboy solleva in maniera complessa la questione della proprietà di un’opera che vive su un network pubblico. Come si relaziona con quella meravigliosa accessibilità che l’arte in rete ha ereditato dal mezzo e che per molto tempo è stata il suo carattere più affascinante (e più rivendicato)?
Prova a pensare ad una tubatura abusiva. Ho agito come un idraulico, installando un rubinetto per uso privato. Aprendolo, Altarboy usa l’acqua della conduttura principale (Google); se ci sono problemi di rifornimento (o quando addirittura il www non esisterà più) Altarboy inizia a ciclare le acque precedentemente raccolte e immagazzinate nel tempo. Altarboy segue la sua strada, non si preoccupa di nulla. E’ un padrino che prende il sole e si abbronza in una splendida villa in Sicilia mentre beve acqua fresca e pulita in bicchieri da champagne.

carlo zanni - altarboyParadossalmente, Altarboy realizza il massimo del privato e il minimo dell’intimità: chi fruisce il progetto in rete dal proprio pc sembra molto più vicino a Cyrille di chi lo fruisce, isolato e lontano come un’icona sull’altare, da Altarboy. Come spieghi questa distanza? E’ intenzionale?
Questa distanza è dovuta all’elemento scultoreo. Nonostante sia più o meno un sistema comune alle scrivanie di molti uffici, la sua forma estetica impedisce un’immediata riconoscibilità, enfatizzando così di fatto il suo lato contemplativo. Gli utenti che ne usufruiscono attraverso il web possono sentirsi “più vicini” poiché digitano un url ed entrano in un sito; sono vicini allo schermo, probabilmente soli, in un contesto molto privato. Grazie al suo touch screen Altarboy permette di avere un approccio molto fisico al codice, toccando e facendo scivolare le dita sullo schermo, quasi accarezzandolo. Si tratta di un lavoro su proprietà e condivisione, pubblico e privato, e di conseguenza le sue dimensioni estetiche e spaziali ne riflettono il contenuto.

Pensi che una soluzione di questo tipo sia intimamente legata al tuo modo di indagare la rete o che possa essere adottata anche da altri artisti per il loro lavoro?
E’ qualcosa di funzionale al mio modo di fare. E’ anche un’idea molto flessibile che si può applicare a diverse tipologie di ‘net projects’. E sicuramente mi farà piacere se altri artisti la utilizzeranno.

In Cyrille sposti l’attenzione dal volto allo sguardo (da sempre ‘specchio dell’anima’): uno sguardo condizionato dalle keyword scelte dalla persona ritratta, ma anche dalla vita della rete. Quale anima riflette Cyrille?
Penso che dovresti essere tu a dirmelo. L’unica cosa che posso dirti riguarda la sua concezione.
Secondo me, questo modo di realizzare ‘net drawings’ riflette sia esteticamente che concettualmente i comportamenti delle formiche mietitrici.
Come in loro c’è un continuo aggiornamento e spostamento di conoscenza dovuto all’interscambio tra Macro-comportamenti (colonia-società) e micro-comportamenti (formica- individuo)
Pensa a tutti quei pixel-immagine che formano le pupille di Cyrille come ad una colonia di formiche; si organizzano in una forma armoniosa ricoprendo le pupille (macro-comportamento) ma sono la somma di diverse estetiche e significati. Questo è il modo in cui Google funziona nei miei progetti; come io mi sento di usarlo. Cyrille ti permettecarlo zanni - altarboy di inserire una parola (seguendo la tua idea-concetto-memoria di quella parola) e ti restituisce quello che la società “pensa” di quel dato vocabolo, quasi fosse un significato globale (con tutte le varie eccezioni e incontri casuali..fuorvianti..). In questo tipo di lavori sono presenti molti livelli estetici e concettuali, come in un file di Photoshop. Sta a te decidere quali unire, per visualizzare la tua (sua) anima temporanea.

>cosa pensi di Altarboy? – opinioni dal mondo dell’arte

“Quando Analix Forever ha scoperto Carlo Zanni ed il suo approccio innovativo all’arte, è stata una rivelazione. Altarboy è il pezzo che con più forza combina i più avanzati sviluppi della net art e la delicata bellezza che caratterizza l’arte di Zanni. Con Altarboy, la gente può, oggi, comprare e vendere net art. Si apre un nuovo mercato. Volete una prova? Ci siamo comprati questo pezzo unico!” – Cyrille Polla, Direttore della Analix Forever Gallery, Ginevra – Svizzera

“La giustapposizione, in Altarboy, di freschi petali di rosa e immagini dalla rete si propone come un rinfrescante memento mori, che ci ricorda la natura fragile e temporanea della net art. La scelta del proprietario, che può decidere se renderlo o no accessibile online, sottolinea il carattere effimero delle opere di net art, carattere che passa spesso inosservato quando i server sono online 24 ore su 24.” – Sara Tucker, Direttore del Dipartimento ‘Digital Media’, DIA Center, New York

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exiwebart_focus è un progetto a cura di domenico quaranta

[exibart]

2 Commenti

  1. L’ultima foto di questo articolo la dice lunga: questo lavoro è una vellutatissima leccata di culo. Vellutata come quei tristissimi petali di rosa che dovrebbero mascherare la pochezza di questo uovo di colombo.

    Se uno è un “netartista” si dovrebbe disinteressare di certe cose, e invece Carlo Zanni quasi non ci ha dormito la notte per riuscire a sfornare il lavoro di netart che poi è anche un lavoro che si vende in edizione unica.
    Un lavoro che tu collezionista compri per guardarlo in beata solitudine oppure per collegarlo alla rete e condividerlo con gli altri.
    L’uovo di Colombo!

    Scusate, ma dove sta la poesia di questo lavoro?
    Quali sono le emozioni che genera, a parte la bramosia di possederlo e il fatto di decidere se metterlo in rete o meno per condividerlo con gli altri? L’emozione dovrebbe scaturire tutta dai petali di rosa “artisticamente” disposti sul piano?
    Perchè il resto mi sembra freddo e calcolato tanto da mettere i brividi.

  2. Scusate, ma dove sta di questo lavoro?
    Quali sono le emozioni che genera, a parte la bramosia di possederlo e il fatto di decidere se metterlo in rete o meno per condividerlo con gli altri?
    Scusate, ma dove sta la poesia di questo lavoro?
    Dove sta la poesia di questo lavoro?
    La poesia?
    La poesia di questo lavoro?
    ???

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