07 maggio 2000

La Net Art approda alla Biennale del Whitney Museum

 
La 70° edizione della Whitney Biennal cade nel fatidico anno 2000 e il museo newyorkese che la ospita ha voluto consacrare l'entrata nel nuovo millennio aprendo...
http://www.whitney.org

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“Nel Duemila non si può più ignorare Internet come forma d’arte” ha dichiarato Maxwell L.Anderson, direttore del Whitney,” gli artisti hanno sempre lavorato all’avanguardia dell’evoluzione tecnologica, sperimentando via via la fotografia, il film, il video e ora Internet. Ormai la Rete ha raggiunto una fase di sviluppo in cui un numero significativo di artisti sta producendo lavori in questo medium”.
Come nel 1975, quando venne ammessa per la prima volta la videoarte, così oggi la Whitney Biennal presenta la Net Art, segnando una tappa fondamentale nel consueto processo di istituzionalizzazione che ogni nuova forma d’arte fatalmente attraversa.
I progetti selezionati sono molto diversi tra loro per impostazione, stile e soprattutto contenuti.
OUIJA 2000 di Ken Goldberg -docente di ingegneria industriale a Berkeley- ironizza sull’eccessiva mitizzazione di Internet come fonte di informazioni mettendo a disposizione degli utenti una sorta di ‘oracolo telematico’. I visitatori del sito possono manipolare tramite il loro mouse una vera tavola Ouija (quella con lettere e numeri usata per le sedute spiritiche, per intenderci) che si trova nel laboratorio di Goldberg in California e possono divertirsi a leggere le risposte dello Spirito ad una serie di domande su amore, denaro, salute, fatti di cronaca etc…(http://ouija.berkeley.edu)
Non poteva mancare in questa selezione il sito di Ben Benjamin, Superbad (http://www.superbad.com), girandola interattiva di culura pop e grafiche sorprendenti , progetto di cui ci siamo occupati nelle scorse settimane.
Il gruppo rTM-ark (si legge ‘artmark’) ha creato invece un sito dall’impostazione anarchica che fa ironicamente il verso ai siti delle grandi corporazioni e che offre addirittura suggerimenti per il sabotaggio telematico delle odiate multinazionali. (http://www.rtmark.com)
Grammatron di Mark America è un enorme ipertesto che ha come protagonista un personaggio di nome Abe Golam, un ‘info-sciamano’, e il suo alter ego digitale Grammatron. Il nome dello stregone mediatico fa riferimento alla leggenda medievale ebraica del golem (capostipite della fortunata dinastia di uomini-macchina, da Frankestein ai cyborg) e tutto il progetto esplora una sorta di ‘nuova spiritualità elettronica’. (http://www.grammatron.com)
Redsmoke viene definito dall’autore Lew Baldwin “un deposito per il subconscio” ed è composto di animazioni in Shockwave accompagnate da musiche elettroniche composte dallo stesso Baldwin. (http://www.redsmoke.com). Sampling Broadway di Annette Weintraub è invece un tour virtuale di cinque punti a Broadway, realizzato con testi, immagini, voci recitanti e suoni della strada, in un tentativo affascinante di ricreare la complessità e le dinamiche polisensoriali della vita urbana. (http://www.turbulence.org/Works/broadway/index.html)
Completano la sezione il progetto Fakeshop (che offrirà anche la trasmissione in diretta di performance realizzate appositamente per la Biennale) (http://www.fakeshop.com); Blindspot, esempio di letteratura non-lineare dello scrittore Darcey Steinke (http://adaweb.walkerart.org/project/blindspot); e Every Icon di John F.Simon jr, una specie di infinito gioco di combinazioni su una semplice applet Java.

L’impressione che si riceve da questa selezione di web projects è quella di uno scrupoloso e un po’ pedante tentativo di offrire un campionario completo di tutti i diversi modi di usare ‘artisticamente’ la Rete (animazioni, labirinti interattivi, ipertesti fiume, attitudini hacker-anarchiche, grafica, realtà virtuale), ma la qualità dei siti scelti è in realtà non sempre altissima. Come succede anche per le arti più tradizionali, non sempre le opere migliori trovano posto nei grandi spazi ufficiali e la Net Art sembra in questo caso non fare alcuna eccezione. Una cosa è certa: la Whitney Biennal 2000 ha centrato l’obiettivo che si era prefissata, cioè sembrare ‘al passo con i tempi’, in una parola: trendy.

Valentina Tanni

[exibart]

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