01 agosto 2001

Fino al 30.VII.2001 Sagge sono le Muse – Edizione 2001 Longiano, Castello Malatestiano Loreto, Chiesa Madonna

 
Le foto visionano e percepiscono come sospensioni nei tempi; immagini che scompaiono e riappaiono scrivendo, mentre le poesie rappresentano segni con parole...

di

Ghetto di Budapest (I), Pasqua 1993 – Ghetto di Budapest (III) Pasqua 1993: “E’ più facile uscire a cercare quel ponte a Budapest, uscire a cercare me stessa e trovarmi come adesso, perché ho già percorso metà del ponte fra grida e applausi…” J. Cortázar (Lontana – Diario di Alina Reyes).
Le immagini citate sono scatti ad una persona amica in un ghetto di Budapest. Camminando per la città l’artista avverte l’entusiasmo di un Paese da poco aperto all’ovest, sono i colori dell’euforia. Gli occhi della fotografa vedono anche altre realtà, di miserie e vuoti. L’artista parla di sensazioni di interruzioni dei riverberi dei colori; è come quando si sentono pause musicali di suoni e silenzi, oppure si è nell’acqua dopo un tuffo; in questi luoghi di isolamento avverte sensi di sospensioni; nell’aria percepisce un forte odore di minestrone e vede una donna ad una finestra. Quando le immagini scattano l’esaltazione dei colori è bianchi e neri e le visioni degli ambienti sviluppano situazioni in mutamento simili a sospensioni musicali, tempi interrotti, pianissimi ai limiti del visibile.
La fotografia, per Lucia Baldini, attraversa le contrapposizioni e gli opposti mobile / immobile; oltre la sintesi di ciò che all’apparenza può sembrare solo fermo e/o fermato. Le foto G. di B. I e G. di B. III sono scintillii di luci e passaggi della persona fotografata mentre i gesti del busto decentrano il buio spaziale dei lunghi corridoi-ghetto. Forse anche durante l’esecuzione di un tango è possibile interrompere sospendendo; a volte è un attimo che riprende, una fine, un inizio, niente e le cose entrambe. E’ quindi possibile danzare arrestando i movimenti dei corpi; così nel film di Sally Potter, The Tango Lesson – Nona Lezione:”……pss, c’è un momento, come se si fermasse, puoi stare lì, quella è un’idea…….. …..je reste là……..” (dialogo Pablo Veron e Sally Potter).
Anche le riprese al bambino mentre guarda i passaggi di un treno – Desde el andén (I), settembre 1993 e durante la corsa verso un trenino di legno posizionato su una rotaia – Desde el andén (II), settembre 1993, sono espressioni di questo doppio fotografico – mobile-immobile – e metafore di condizioni personali: la gente sbarcata in Argentina, vissuta lì, e poi scappata. Le parole dei titoli – Desde el andén – traducono partenze; come le utopie musicali nei viaggi di Train de vie, I e II specchiano due situazioni all’apparenza contrarie: l’andare verso un fermo e il guardare verso un movimento. Ancora ri-scrivono poetiche di assenze e ritorni le foto In una stanza dove niente accade (I), giugno 1993 e In una stanza dove niente accade (II), giugno 1993 e Deserte vite, 1993. L’impronta-obiettivo di quest’ultima è una descrizione dall’alto di un cortile interno; l’immagine evoca il vuoto e l’assenza ripetendo una serie di finestre quasi uguali; una donna in posa seduta sembra ricreare la persona femminile del Budda e, unica presenza, differire gli spazi vuoti intorno. Ancora un’altra immagine – Sedia, 1996 – lavora solo con gli oggetti, le cose, scene vuote, oggetti e spazio intorno.
Le immagini-musicali a Horacio Romo e José Votti, marzo 1995, Luis Rizzo, luglio 1994, Cèsar Stroscio, Parigi 1995, sono invece ritratti durante le interpretazioni dei suoni di un bandoneon o di una chitarra; scrive Antonio Attorre in L’anima fuorigioco, introduzione al testo di Lucia Baldini Giorni di Tango: Attorno alla metà del secolo scorso Heinrich Band di Krefeld modificò la Konzertina, a sua volta variante della fisarmonica, battezzandola con il nome che fondeva il proprio, Band appunto, con quello di Akkordeon. Inizialmente il bandoneon aveva sessantaquattro suoni e due bottoniere; i suoni sarebbero presto diventati ottentotto, per poi arrivare a centoquarantadue. Arrivato a Buenos Aires con lo stesso stato d’animo e la stessa identità sociale degli emigrati, il bandoneon divenne nella seconda decade del secolo la voce del tango per anotonomasia. Nel 1921 nasceva Astor Piazzolla, che ne sarebbe diventato l’interprete più geniale, ispirato e rivoluzionario.
Le foto-tango a chi danza si soffermano sulle gestualità dei corpi. Intimità di volti concentrati, in ascolto sulle sonorità del tango, si sfiorano. Le atmosfere di tensione emotiva e tecnica di chi danza restituiscono le realtà tango secondo prospettive classiche e visioni nuove. I volti intimi e concentrati, in ascolto, appena muovendosi, si sfiorano: 1995 – 1995 – 1995. Gli effetti – ottenuti con tempi fotografici lunghi (1/8 – 1/15) – sono poco definiti, quasi sfuocati; questo quando le persone danzanti accentuano apparizioni e sparizioni dei contorni delle gambe, delle teste e dei volti, Milonga italiana, Torino 1995, 1995 e 1995. Bui e luci di bianchi e neri creano sfondi di non opposizione, diversi perciò dai contrasti forti e dai tagli di Tanghera, marzo 1995, e Parigi 1995. In particolare 1995 e 1995 dove le figure di-segnano coreografie dove si notano le posizioni delle mani che tengono, le tensioni delle prese e gli esercizi di forza delle quattro braccia; esse costruiscono angoli di potenza che sembrerebbero consentire figure nuove basate sull’impianto guida – guida; i corpi si potrebbero movimentare secondo ogni leva e processo di forze creative possibili. Non solo quindi immagini fermate, immobili, ma foto – movimenti; l’immagine fotografica di Lucia Baldini può sembrare al limite delle visibilità; in realtà è ciò che l’artista vede attraverso un particolare fotografico in primo piano; con lievi scivolamenti temporali la foto specchia quello che fuori della macchina è evidente ad occhi attenti – un battere di piedi, oppure un levare degli stessi dal suolo durante una figura: Suonatore di bandoneon, 1995 e Passi di tango, 1995.
La visione e l’ascolto del recital “Tango – I giorni si muovono” di Hugo Aisemberg e Alessandro Haber, con musiche per piano di A. Piazzolla e poesie di Jorge Luis Borges e Tito Balestra, ha riportato l’attenzione sul palcoscenico del concerto; alle spalle degli strumenti e delle persone suonanti immagini / scatti su macro teli a vela posizionati ad anfiteatro……………Mostrando così possibilità altre di utilizzo delle stesse foto, all’aperto, in un contesto scenico di opposizioni suoni e immagini e di rispettive contaminazioni. Cominciano le percezioni udibili, la musica del piano, le immagini continuano a percepire visioni e a rappresentare poetiche: Parigi, 1995 e Medianoche aqui – “Basta dell’ieri, sciogli le briglia all’oggi, fa pista al cuore. Su, svegliati da questo buio: il sole è nelle tue mani…”. (J. Cortázar). Elementi nell’universo, le musiche come immagini, i tanghi come movimenti, le note come segni, le poesie come parole: “La paura di vivere è il coraggio che si vuole assumere ogni nuovo giorno. … ed è paura il coraggio di mettersi a pensare all’ultimo viaggio senza gemere né tremare” (Eladia Blazquez, El miedo de vivir).

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Tango danzando sulla tela


Tullio Pacifici



Fino al 30/VII/2001
Chiesa Madonna di Loreto: Mostra fotografica di Lucia Baldini Giorni di Tango
Città di Longiano
Assessorato alla Cultura
Centro Astor Piazzolla Pesaro
Fondazione “Tito Balestra” Onlus
Fondazione Tito Balestra
Per informazioni fondazione@iol.it
Con il patrocinio di: Fundacion Astor Piazzolla de Buenos Aires
Ambasciata della Repubblica Argentina in Italia
Provincia di Forlì-Cesena
Fondazione Cassa di Risparmio di Cesena

Lucia Baldini sta lavorando alla realizzazione di una testo fotografico corredato da interviste e testimonianze circa le realtà tango italiane.


[exibart]

2 Commenti

  1. OGGETTO: presentazione libro e mostra fotografica “Anime Altrove”

    Lucia BALDINI – Michela FREGONA

    Presentano il libro e la mostra fotografica “ANIME ALTROVE”
    Luoghi e genti del tango argentino in Italia

    Presentazione Goffredo Fofi

    venerdi 15 febbraio ore 21.45
    CAFE PROCOPE – TORINO

    sabato 16 febbraio ore 22.00
    LOCOMOTIVA TANGUERA – TORINO

    domenica 24 febbario – ore 21.00
    RIVE DI RENO – BOLOGNA

    Una fotografa e una giornalista compagne di viaggio in un’avventura delicata e sorprendente. Più che un reportage, è un viaggio: attraverso i luoghi, la storia, i personaggi, le atmosfere del tango argentino in Italia. E come ogni viaggio, è una ricerca: sei mesi trascorsi da un capo all’altro dell’Italia, rincorrendo gli eventi, le notti, i pensieri dei protagonisti di un fenomeno che, dopo dieci anni di inalterata magia, ha ormai scavalcato i termini del ritorno e della moda per diventare qualcosa di ben più profondo.

    Abbiamo aspettato cent’anni e finalmente eccolo qui: il Tango, è tornato a casa. Dalle Ande agli Appennini e questa volta senza valigia di cartone.Nelle nostre belle città italiane, promosse a succursali transplatine del lejano Buenos Aires, ci si abbraccia con l’entusiasmo e la perizia dei porteños; in difetto di stamberghe, ci si adatta a ballare in palazzi sul Canal Grande e in conventi cinquecenteschi; ci sono compadritos che girano in bicicletta, e irreprensibili cittadini che si stringono in coppia per camminare insieme lungo una vita concentrata in tre minuti.

    Il Tango è davvero dappertutto.

    Lucia Baldini non si è fatta cogliere di sorpresa da questo ritorno in pompa: se già cinque anni fa era stata la prima fotografa italiana a dedicare un intero libro al Tango, già fotografa di scena della Compañia Tagueros, di Carla Fracci, autrice di una monografia su Frank Zappa, con Anime altrove realizza un capolavoro di immaginazione poetica.

    Lucia fotografa gli atti di pubblica intimità di questi nostri artisti dell’abbraccio.

    E le loro emozioni, le idee, le sfide, il proprio personale modo di vivere nel tango trova posto nella galleria di ritratti raccontati dalla penna di Michela Fregona: un percorso intimo per scoprire pagine note e meno note, storie viste con gli occhi di chi, da sotto i riflettori, si ferma un istante per diventare pubblico di sé stesso.
    Dietro le quinte di associazioni, luoghi, ballerini, una storia informale. Fatta dai protagonisti.

    L’Argentina sarà anche lontana, ma il Tango è tutto qui, in questi due corpi uniti che non vogliono rimanere soli, che si difendono dai venti di guerra, dalla miseria e dal dolore, dall’impotenza a cambiare il proprio destino.

    A guardare bene, il Tango non era mai andato via.

    “Vorrei saperne di più, del tango, e vorrei capirne di più. Mi aiutano in questo le fotografie di Lucia Baldini e i testi di Michela Fregona. Vorrei far parte anch’io di quel contesto, ma con la spontaneità con la quale, adolescente, mi buttavo tra amici e amiche nell’imitazione delle mosse dei grandi, che volteggiano sicuri e aggraziati guardando con ironia e tenerezza alla nostra goffaggine.”

    Goffredo Fofi

    Per informazioni sulle presentazione del libro e della mostra:

    Lucia Baldini – l.baldini@matson.it Michela Fregona – michela.fregona@libero.it

    Per informazioni sull’acquisto del libro: matinfo@matson.it , info@informadanza.com

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