21 febbraio 2020

Il nuovo progetto della Fondazione Oelle per sostenere la fotografia italiana

di

Carmelo Nicosia ci parla del progetto di Fondazione Oelle, che avrà luogo tra Catania e Taormina per promuovere arte contemporanea e turismo

Carmelo Nicosia Etna. The Wonder Volcano, 2019 Fotografia di una sequenza di 12 fotografie, stampa fine art glicée 59 x 79 cm

Dal 21 febbraio la Fondazione OELLE-Mediterraneo antico di Aci Castello (Catania) darà l’avvio all’anno dedicato alla fotografia d’arte coinvolgendo varie istituzioni siciliane e nazionali. Il progetto avrà luogo tra la città di Catania e Taormina, con il fine di promuovere l’arte contemporanea, il turismo e la crescita del territorio attraverso mostre, forum, workshop e incontri a cui prenderanno parte celebri fotografi e artisti emergenti.
A inaugurare l’evento è l’incontro tra l’Università degli Studi di Catania di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, che ha organizzato insieme alla Fondazione OELLE la mostra che aprirà al pubblico oggi pomeriggio “GE/19 Boiling Projects da Guarene all’Etna” a cura di Filippo Maggia. Un viaggio fotografico che immortala il nostro paese partendo dal Piemonte fino ad arrivare alla zona etnea a cui si è scelto di rendere omaggio.
La mostra sarà estesa nella Fon Art Gallery dell’hotel Sheraton Catania Hotel & Conference Center, in cui nella mattinata di domani, nella sala Pegaso del Four Points, si svolgerà il Forum sullo statuto dell’arte della ricerca fotografica in Italia. Per approfondire gli obiettivi di questo interessante progetto abbiamo scelto di intervistare il direttore della Fondazione OELLE, Carmelo Nicosia.

L’intervista a Carmelo Nicosia, direttore della Fondazione OELLE

Il Progetto rappresenta l’esito di una forte collaborazione tra la Fondazione OELLE, il Comune di Taormina, l’Università degli Studi di Catania, l’Accademia di Belle Arti di Catania, e altre diverse realtà imprenditoriali siciliane. In che modo cultura contemporanea e turismo possono operare insieme nella crescita del territorio? Quali sono gli obiettivi fondamentali che avete raggiunto insieme?
«Crediamo che una rete virtuosa sia fondamentale per un lavoro capillare sul territorio. Accade spesso che, progetti di grande interesse vengano accantonati per mancanza di comunicazione tra i vari partners e quindi perdano la forza propulsiva. La Fondazione Oelle vuole essere un’ antenna sul territorio, che si pone come obiettivo uno sguardo sul mondo al presente. Una severa, ma costruttiva, presa di posizione rispetto a varie problematiche: ambiente, dinamiche sociali, funzione dell’arte e delle scienze nel terzo millennio, ricordando sempre una naturale vocazione rispetto agli interscambi culturali nel Mediterraneo. Un esempio per tutti l’installazione del TERZO PARADISO di Michelangelo Pistoletto al Porto di Catania, realizzato con la plastica dragata dal mare e il progetto Diwan che coinvolgerà le terre prospicenti nel mare di Sicilia.»

Il 21 febbraio tra il capoluogo etneo e Taormina prenderà il via l’anno dedicato dalla Fondazione alla fotografia d’arte. Oltre ai maestri indiscussi, parteciperanno anche artisti emergenti considerati tra i più interessanti delle ultime generazioni. Come descriveresti lo stato attuale della Fotografia in Italia?
«Nel 1983 Arturo Carlo Quintavalle, dà alle stampe il libro “Messa a Fuoco”. Il primo capitolo analizza “il territorio della fotografia” inteso come circoscrizione culturale, etica e tecnologica di una pratica in evoluzione. Nel 1984 parte da Bari, “Viaggio in Italia”, un progetto per fotografie a cura di Luigi Ghirri, Gianni Leone e Enzo Velati. Il territorio analizzato, parla di angolazioni marginali, paesaggi paralleli e intimi che vogliono raccontare una Italia non enfatica o retorica; una lettura fotografica Sud/Nord che parli di un viaggio possibile con nuove aperture rispetto alla realtà quotidiana. Credo che oggi, lo stato della fotografia italiana risenta dei processi che dalle avanguardie storiche in poi, sino ai nostri giorni, hanno determinato con l’ evoluzione del gusto e del pensiero, una rimodulazione tecnico linguistica. Il passaggio dalla dimensione Analogica al Digitale, la gestione culturale dell’Icona/Immagine, il mercato dell’arte che coinvolge la fotografia e  determina quotazioni e posizionamento nel mercato, ovviamente ha stravolto lo “statuto della fotografia”. Credo che in Italia esistano molti focolai anche virtuosi di cultura fotografica, fatti da associazioni, fondazioni, gallerie, strutture didattiche anche di livello universitario, associazioni amatoriali, ma spesso queste strutture agiscono in maniera autonoma senza  un collegamento tra le parti. Viene a mancare un’organizzazione del pensiero, un’archiviazione diffusa e accessibile dei saperi, indispensabili per la ricerca. La ricerca, ovviamente coadiuvata da una virtuosa “res pubblica”, è basilare per uno sviluppo futuro di correnti artistiche, che possano rappresentare la cultura e l’ identità di una comunità. Credo che la dimensione autoriale della fotografia, arricchita da influssi culturali  trasversali, di contaminazione, sia un elemento  che caratterizza le ricerche fotografiche più interessanti.»

L’evento comprende varie iniziative, tra cui la mostra a Taormina tra l’ex Chiesa del Carmine e la Fondazione Mazzullo, intitolata “GE/19 Boiling Projects da Guarene all’Etna”, a cura di Filippo Maggia, e organizzata dalla Fondazione OELLE in collaborazione con la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. I lavori esposti raccontano un percorso che rivela la bellezza storico-culturale italiana partendo dal Piemonte fino alla Sicilia, un richiamo a “Viaggio in Italia”, mostra e libro del 1984 a cura di Luigi Ghirri, Gianni Leone ed Enzo Velati. Ci puoi raccontare qualcosa in più su questo progetto e sulla scelta dei fotografi?
«Filippo Maggia ideatore e curatore del progetto nel 1999, sin dall’inizio ha immaginato una piattaforma  che in qualche modo cambiasse  l’approccio alla fotografia, guardando più alle dinamiche del sistema dell’arte che a quello della fotografia tradizionale. Se da un lato GE è un omaggio a Viaggio in Italia del 1984, dall’altro la presenza di una fondazione, Sandretto Re Rebaudengo per l’Arte che produce e cura i progetti degli autori,diviene un elemento di differenziazione. Inoltre le fotografie di GE esposte in varie manifestazioni internazionali, creano una diffusione reale dei lavori svolti.  Osservando le fotografie di GE delle varie edizioni mi sembra evidente che la mappatura di un territorio geografico viri sempre più verso paesaggi interiori che guardano a geografie esperienziali, quasi a certificare una certa impossibilità della fotografia a documentare una realtà sfuggente e complessa, nella maniera tradizionale. I fotografi selezionati in questi venti anni a mio modo di vedere sono stati accomunati da una certa propensione alla sperimentazione.»

In un momento storico in cui le immagini imperano su larga scala sociale, grazie all’avvento del digitale e all’esplosione dei social network che le hanno tramutate in uno strumento di comunicazione addirittura più utilizzato della parola, qual è il valore della fotografia?
«Per i fotografi della mia generazione il 2003 è una data di transito analogico/digitale che ha prodotto notevoli cambiamenti. A detta di neuro scienziati, filosofi dell’immagine ed esperti della comunicazione, i parametri vitali della fotografia sono complessi e in continua evoluzione. La differenza strutturale tra fotografia ai sali d’argento e l’immagine registrata  da sensori che utilizzano algoritmi,determina un diverso ordine di giudizio e soprattutto una diversa gestione e fruizione del manufatto finale. Per esempio la velocità del web, l’uso e abuso dei social che si auto generano su di un substrato di immagini ,produce una radicale mutazione del processo fotografico; inoltre l’accesso al grande archivio del web con immagini anche ad alta risoluzione rimette in discussione l’atavico dilemma vero/falso oltre che alla tradizionale professione e funzione del fotografo.»

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