30 settembre 2025

Pino Musi traduce in immagini i ritmi polifonici delle città: la mostra a Lecce

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Alla Fondazione Biscozzi Rimbaud va in scena la mostra di Pino Musi, una polifonia di immagini per tradurre i ritmi delle città in un bianco e nero essenziale

Pino Musi dalla serie “Polyphōnia” © Pino Musi, 2025

Alcuni sguardi non si limitano a registrare la realtà e quello di Pino Musi, artista visivo e fotografo tra i più lucidi interpreti del paesaggio urbano contemporaneo, appartiene a questa rara categoria: la sua fotografia non descrive la città, la decifra. Fino al 6 gennaio 2026, la sua arte fotografica si fa spazio a Lecce tra le mura della Fondazione Biscozzi Rimbaud con la mostra Pino Musi. Polyphōnia, curata da Stefania Zuliani, che presenta 56 opere e un film di 25 minuti appositamente prodotto per l’occasione, componendo un corpus che agisce come un atlante di simmetrie e pieni/vuoti che scandiscono le metropoli in espansione.

Pino Musi mostra
PinoMusi, Polyphōnia, veduta della mostra, Fondazione Biscozzi Rimbaud, Lecce, 2025

Con le sue immagini, le architetture cessano di essere fondali anonimi per divenire volumi che respirano tra luce e silenzio. È come se lo spazio urbano, abitualmente attraversato in fretta, si concedesse qui in una forma di sospensione, contemplando geometrie che si aprono a una grammatica intima.

PinoMusi, Polyphōnia, veduta della mostra, Fondazione Biscozzi Rimbaud, Lecce, 2025

Il colpo d’occhio che Musi costruisce è immediato ma mai superficiale: quello che appare dinanzi agli occhi del visitatore, non è semplice documentazione architettonica ma una riflessione radicale sull’immagine. Lo sguardo, calibrato su linee, diagonali e volumi, produce una sospensione che sottrae l’architettura al suo ruolo funzionale per restituirla alla pura percezione.

Pino Musi mostra
PinoMusi, Polyphōnia, veduta della mostra, Fondazione Biscozzi Rimbaud, Lecce, 2025

Ed è proprio qui che risiede la forza di queste opere, nella capacità di tradurre il linguaggio della città in un ritmo visivo: ripetizione e variazione, pieni e vuoti, ombre e superfici luminose che si articolano come partiture minime e rigorose. Qui, l’uso del bianco e nero, nucleo narrativo dell’arte di Musi, è una scelta necessaria per ridurre il campo percettivo all’essenziale, eliminando il rumore del colore e portando in primo piano l’ossatura della forma.

Pino Musi mostra
PinoMusi, Polyphōnia, veduta della mostra, Fondazione Biscozzi Rimbaud, Lecce, 2025

In questo senso, Pino Musi lavora su una sorta di “archeologia del presente”: forse è proprio questo il motivo per cui la sua fotografia colpisce in modo così schietto e limpido, rende evidente ciò che normalmente rimane inavvertito, quell’ordine nascosto che governa lo spazio urbano. L’opera filmica, parte integrante della mostra, amplifica questo processo: attraverso il movimento e la durata, la città si trasforma in flusso visivo, riaffermando la centralità dello sguardo come strumento di pensiero.

PinoMusi, Polyphōnia, veduta della mostra, Fondazione Biscozzi Rimbaud, Lecce, 2025

La mostra alla Fondazione Biscozzi Rimbaud non è dunque soltanto un’esposizione fotografica, ma un’esplorazione che interroga lo spettatore sulla propria posizione nello spazio urbano e sul ruolo stesso della fotografia come forma di conoscenza. Ancora una volta, la Fondazione diventa così spazio trasparente di alte forme artistiche, offrendo nuovi sguardi ed esercizi critici sulla percezione e sul pensiero.

PinoMusi, Polyphōnia, veduta della mostra, Fondazione Biscozzi Rimbaud, Lecce, 2025
PinoMusi, Polyphōnia, veduta della mostra, Fondazione Biscozzi Rimbaud, Lecce, 2025
PinoMusi, Polyphōnia, veduta della mostra, Fondazione Biscozzi Rimbaud, Lecce, 2025
PinoMusi, Polyphōnia, veduta della mostra, Fondazione Biscozzi Rimbaud, Lecce, 2025

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