07 settembre 2020

The Descendants: le tracce del nostro passato, nelle fotografie di Drew Gardner

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The Descendants è il progetto del fotografo inglese Drew Gardner, che riproduce i ritratti di celebri personaggi storici, utilizzando come soggetti i loro diretti discendenti

Intitolato The Descendants, il progetto del fotografo inglese Drew Gardner riproduce ritratti di celebri personaggi storici utilizzando come soggetti i loro diretti discendenti nel tentativo di far luce su cosa ci lega ai nostri antenati nonostante il passare dei secoli

Il progetto è stato ispirato da un particolare episodio della vita di Gardner: un giorno la madre gli ha fatto notare quanto fosse esteticamente simile al bisnonno che non aveva mai conosciuto. Da quel momento, il fotografo ha cominciato a riflettere sul significato che aveva per lui quella somiglianza e su cosa ci mantenesse legati ai nostri predecessori nonostante il passare delle generazioni.

Se ognuno di noi, consapevole o meno, porta con sé una percentuale del DNA dei suoi antenati, questo significa che potenzialmente le personalità più influenti della storia girano ancora per le strade, attraverso i loro discendenti. «Quanto sarebbe interessante sapere che i discendenti di celebri personaggi storici camminano intorno a noi? E quanto sarebbe curioso riconoscerne nei volti la somiglianza con i loro famosi antenati?», si è chiesto Drew Gardner quando ha deciso, quindici anni fa, di creare The Descendants.

Fino a ora, Gardner ha fotografato venti persone, vestite e contestualizzate esattamente allo stesso modo dei predecessori nei loro ritratti, con l’obbiettivo di mettere in luce le somiglianze esistenti fra discendenti e antenati. I personaggi storici scelti per il progetto appartengono alla storia occidentale e spaziano dal terzo presidente degli Stati Uniti Thomas Jefferson al celebre scrittore e oratore abolizionista Frederick Douglass.

 

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How I shot and lit the Thomas Jefferson Photo. Behind the scenes https://bit.ly/3jp3utG

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La pesante eredità di Thomas Jefferson

Particolarmente significativa è proprio la riproduzione del ritratto di Thomas Jefferson in cui, a essere fotografato nei panni del presidente, è il reporter televisivo Shannon LaNier, pronipote di sesto grado di Jefferson e di Sally Hemings, da lui schiavizzata nella piantagione di Monticello in Virginia e costretta a essere madre dei suoi figli. Dato che il corpo della donna era considerato come una tra le tante proprietà dello schiavista, ogni atto sessuale o figlio da esso generato, non potevano essere rifiutati e quindi possiamo dire che, volendo chiamare le cose con il loro nome, si trattava per la maggior parte di veri e propri stupri. Data la frequenza con cui avvenivano queste unioni illecite nelle piantagioni, non c’è da stupirsi se la relazione fra Hemings e Jefferson sia stata per secoli nascosta e tagliata fuori dalle narrazioni storiche, figli compresi.

Non deve essere stato facile quindi per Shannon LaNier vestire – letteralmente – i panni del presidente. Dal pesante cappotto nero allo spesso foulard bianco arrotolato in numerosi strati attorno al collo, ogni dettaglio del costume originale dell’epoca è stato studiato per riprodurre nei minimi particolari il ritratto celebrativo di Thomas Jefferson, dipinto nel 1800 da Rembrandt Peale.

In un video realizzato prima, durante e dopo lo scatto, Shannon ha parlato del suo rapporto nei confronti di quella parte della sua storia familiare e della rilevanza del progetto The Descendants per tutte le altre famiglie miste di cui per secoli sono state nascoste e rinnegate le origini. «C’è una parte della famiglia di Jefferson che deriva dalla moglie legittima Martha e un’altra che deriva dalla sua schiava Sally Hemings, ma ora siamo finalmente riuniti e ci riconosciamo a vicenda come parte della stessa famiglia. Nonostante i notevoli progressi che abbiamo compiuto in America negli ultimi anni c’è ancora tantissimo lavoro da fare, è incredibile quanto poco si sappia dei propri antenati, della propria storia, della schiavitù e di tutto quello che i nostri predecessori hanno dovuto affrontare per darci la libertà che abbiamo ora. Spero veramente che questo progetto apra gli occhi ad un sacco di persone sulla nostra eredità e sulla nostra storia».

I criteri di Gardner nella scelta dei soggetti e il difficile percorso di ricerca dei discendenti

I parametri seguiti dal fotografo sono molto stretti: i personaggi storici non solo devono essere estremamente famosi ma devono anche aver avuto un impatto significativo che va oltre la celebrità. Un esempio è Robert Falcon Scott, l’ufficiale di marina britannico noto in tutto il mondo per le sue esplorazioni antartiche, ritratto per The Descendants a fianco del nipote omonimo Falcon Scott. Il passo successivo della ricerca consiste nel rintracciamento di dipinti, fotografie e altre rappresentazioni realistiche della persona, processo che elimina una buona parte dei candidati quando non si riesce a trovare un ritratto adatto al progetto. Il fotografo comincia poi le indagini sui discendenti della famiglia ancora vivi, a volte lavorando su una dozzina di generazioni prima di trovare qualcuno che non superi un determinato numero di anni di distanza dall’antenato. Quando pensa di aver trovato il giusto candidato, Gardner procede con la verifica ufficiale grazie all’aiuto di un genealogista. Se la verifica dà esito positivo, il fotografo procede cercando, tra musei e altre istituzioni dedicate alla conservazione storica, le informazioni necessarie per contattare il discendente e chiedergli di posare per il ritratto.

È importante per Gardner che ci sia anche una certa somiglianza estetica e che i due soggetti abbiano all’incirca la stessa età: «ci dev’essere qualcosa di magico», ha detto il fotografo. In questo senso uno dei ritratti meglio riusciti è sicuramente quello di Helen Pankhurst e della sua bisnonna Emmeline Pankhurst, attivista politica britannica che aiutò le donne inglesi a ottenere il diritto di voto. Mettendo a confronto la fotografia di Helen con quella della sua antenata, è subito evidente la loro somiglianza, quasi come se si trattasse di due sorelle.

Il mondo non è bianco

Dopo diversi anni dall’inizio del progetto, Gardner ha ammesso di essersi cominciato a sentire a disagio riguardo al fatto che la serie fotografica comprendeva quasi esclusivamente uomini bianchi. Da quel momento ha cominciato a diversificare il più possibile i suoi soggetti includendo donne e uomini di colore. «Il mondo non è bianco», ha dichiarato il fotografo durante un’intervista. «Non voglio fare l’errore di seguire la strada privilegiata dell’uomo bianco e minimizzare il ruolo della popolazione di colore e delle donne, non solo nella storia americana ma in tutta la storia».

Guidato da questo obbiettivo e forte del sostegno datogli dallo Smithsonian Magazine, Gardner è riuscito a ritrarre Elizabeth Jenkins-Sahlin, pronipote di terzo grado di Elizabeth Cady Stanton, nota leader americana all’interno del movimento per i diritti delle donne, riconosciuta per aver formulato nel 1848 il primo appello organizzato per il suffragio femminile. Gardner ha trovato Elizabeth Jenkins-Sahlin grazie a un testo da lei scritto all’età di 13 anni sulla sua celebre antenata suffragista, il primo di una serie di scritti in memoria di Elizabeth Cady Stanton. Nel momento in cui Gardner l’aveva contattata, però, Elizabeth stava cercando di concentrarsi sulla propria identità personale, preferendo allontanarsi il più possibile dall’ingombrante figura della prima Elizabeth. Nonostante un primo rifiuto, Elizabeth Jenkins-Sahlin ha deciso infine di posare per The Descendants nei panni della sua antenata. «Ho cercato fino all’ultimo di immaginare la pressione che deve aver sentito su di sé. Quella foto era stata scattata quando lei era ancora molto giovane e aveva tutto il lavoro di una vita di fronte a lei», ha dichiarato Elizabeth.

Un altro esempio è Frederick Douglass, diventato celebre leader del movimento abolizionista dopo essere scappato dalla schiavitù nel Maryland. Kenneth Morris, discendente di Douglass, ha portato avanti la missione del suo antenato combattendo l’ingiustizia razziale e il traffico di esseri umani attraverso l’associazione Frederick Douglass Family Initiatives, della quale è co-fondatore. Nonostante Morris fosse già consapevole, al momento dello scatto, della sua vicinanza a Douglass – sia fisica che etica – ha ammesso di aver provato una strana sensazione nel vedersi vestito in quel modo, «mi sono guardato allo specchio ed è stato come vedere Frederick Douglass. Mi ha letteralmente trasformato».

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