17 aprile 2024

Veuve Clicquot: a Milano, la fotografia d’autore incontra le bollicine

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Veuve Clicquot, brand di eccellenza delle bollicine, presenta a Milano un progetto espositivo dedicato alla fotografia d’autore: maestri come Steve McCurry e Alex Webb interpretano il tema del sole

È con piacere che salutiamo il progetto di grande fotografia d’autore Emotions of the Sun di Veuve Clicquot, marchio di eccellenza nello champagne del Gruppo LVMH, che esordisce con una mostra-evento nei convulsi giorni della settimana del Design di Milano, in uno spazio dedicato in via Senato. Dopo le interessanti collaborazioni di Dom Perignon con Lenny Kravitz, che ha sorpreso per il suo talento di fotografo pari a quello di musicista, o la presenza discreta ma impositiva, durante le giornate del Paris Photo, della Maison Ruinart, sempre dello stesso gruppo, è a Veuve Cliquot che dobbiamo questa interessante mostra a cielo aperto, come si addice al tema del sole, consegnato in Carte Blanche a otto importanti fotografi dell’Agenzia Magnum. Otto voci diverse che in totale libertà hanno interpretato il tema legato alla joie de vivre, di cui il marchio si fa interprete da sempre con il suo caratteristico giallo sole, che abbiamo imparato a riconoscere nelle mille varianti dei progetti artistici e di comunicazione realizzati nel tempo.

Il Gruppo dei talenti selezionato parte da Steve McCurry, amatissimo dal pubblico e dalla stampa che ha imparato a conoscerlo profondamente anche grazie alle 45 mostre del suo lavoro personale che ho curato nei principali musei italiani. In questa occasione ha scelto di narrare il monte Fuji e le sue variazioni in una collezione di paesaggi quasi insolita per il grande fotografo umanista, che sembra inchinarsi alla potenza dominante di questa icona mondiale e ci riporta alle variazioni di Hokusai. In mostra incontriamo poi le immagini di Trent Parke, Olivia Arthur, Lindokuhle Sobekwa, Cristina de Middel, Nanna Heitmann e Newsha Tavakolian, che presentano le loro interpretazioni legate tema del sole, in otto Paesi diversi, talvolta nel proprio, oppure in una diversa destinazione particolarmente amata.

Alex Webb con Biba Giacchetti

E poi. E poi c’è Alex Webb. È inevitabile che in un progetto che mette al confronto più voci, una di esse abbia una potenza di deflagrazione diversa da tutte le altre. Le immagini di Webb valgono l’intero progetto, lo catapultano dal sole alle ombre in cui si stagliano figure, composizioni, piani di lettura, contrasti e colori. Hanno una totale pertinenza al progetto nella metafora del sole rappresentato da un palloncino o da un ombrellino ma queste sarebbero letture di superficie, perché in realtà queste immagini parlano direttamente al nostro subconscio, sono fatte di materia viva, di calore, di forza vitale. Webb è un maestro della luce, che addomestica come più gli interessa. Le sue immagini sono letteralmente indelebili e si staccano dai muri della mostra collettiva per vivere una vita propria, emanano un tremendo potere di seduzione e uno scellerato desiderio di possederle. In un breve testo a corredo della mostra, Webb parla di componente emotiva del colore e «Di come il tenore delle emozioni trasformi le nostre esperienze». Le sue immagini ne sono la vibrante conferma.

Caro Alex, sono stata felice di ritrovarti e ti ringrazio per avermi offerto ancora una volta l’emozione dello stupore di fronte a una fotografia. Bravo! E merci Veuve Clicquot.

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