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Hibo Wardere ha subito la mutilazione genitale femminile quando aveva solo sei anni. Fu sua madre a prelevarla dal letto per portarla in un riparo di fortuna in Somalia, ad attenderla tre donne. Una di queste, dopo averla esaminata, estrasse un rasoio, le altre la tenevano ferma. Durante l’operazione Hibo non smise mai di piangere e urlare, ma nessuno si preoccupò di soccorrerla, meno che mai sua madre, che le disse solo di stare zitta e di non fare la codarda. Le mutilazioni genitali femminili (MGF), eseguite principalmente nei paesi dell’Africa sub-sahariana, ledono fortemente la salute psichica e fisica di chi le subisce. Come racconta Hibo dopo un intervento di infibulazione si realizza di essere sole al mondo, un posto dove nemmeno tua madre può aiutarti. Da quel momento tutto cambia, dai rapporti con gli altri, alla percezione di ciò che si ha intorno. Oggi Hibo Wardere ha 45 anni, vive a Londra e lotta contro questa pratica disumana. La sua storia è talmente potente da aver ispirato un’artista locale, Emma Scutt, a realizzare un trittico raffigurante tre donne sopravvissute alla MGF. Ma Hibo Wardere, Leyla Hussein e Alimatu Dimonekene sono solo tre tra le migliaia di donne vittime della mutilazione genitale. Le opere sono esposte fino al 14 giugno alla St. Barnabas Church a Walthamstow in Inghilterra. (Giulia Testa)





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