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La storia personale e quella universale si incontrano nell’opera dell’artista canadese che è stato scelto per rappresentare il suo Paese. Geoffrey Farmer, classe 67 è noto per le dimensioni monumentali ed epiche dei suoi lavori, in cui, con diversi materiali – pescati da un enorme archivio di objet trouve -, compone le sue opere mobili usando molteplici mezzi, come il collage, la fotografia, il disegno, il video e la scultura.
Per la 57esima Biennale di Venezia presenta A way out of the mirror, a cura di Kitty Scott e commissionato dalla National Gallery of Canada. L’installazione che, oltre ad impegnare gli spazi del Padiglione, invade i giardini che lo circondano, trae ispirazione da una faccenda molto personale, descritta dallo stesso artista: «La storia del mio progetto per Venezia ha inizio con una serie di foto inedite scattate nel 1955. Ritraggono la collisione tra un treno e un carro di legname fermo ad un passaggio a livello. In primo piano, alcune tavole di legno e, in una delle immagini, un ragazzino non meglio identificato posa con una mela mezza mangiata in mano e lo sguardo fisso all’orizzonte».
Il grande assente in queste foto, l’uomo che sta di fianco al fotografo, è il nonno di Geoffrey, Victor Farmer, sopravvissuto alla collisione con il treno, per morire qualche mese dopo. La storia di questo incidente era sconosciuta all’artista e nessuno della sua famiglia era a conoscenza dell’esistenza di questi scatti, ma la memoria di questo episodio si era tramandata fino alla sua generazione, tramutandosi in rabbia, in assenza e in un trauma, taciuto nel dolore. Il vissuto personale è solo uno degli elementi che si stratificano nell’opera di Farmer, in cui ad emergere è un mondo fatto di figure misteriose che si muovono con lo spazio che abitano, cariche di storia, di ricordi e di desideri sopiti. E così, in laguna, l’incidente è servito, tra parallelepipedi di legno, strane figure e un tetto divelto.
«Ho voluto creare un padiglione che si apra ai visitatori e ai Giardini, liberando l’essenza della sua concezione», dichiara Farmer, aggiungendo, «Spero che i visitatori sentano il ronzio del motore in funzione». (Roberta Pucci)





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