09 maggio 2015

La Biennale che affonda

 

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Ehi popolo della Biennale, lo sapete che Venezia è in pericolo? Il livello dell’acqua in città è cresciuto di circa 30 centimetri dal 1897. Secondo il report 2014 dell’Intergovernmental Panel of Climate Change, intorno alla fine di questo secolo il livello degli oceani salirà dai 29 agli 82 centimetri. L’innalzamento delle acque sta iniziando a minare le fondamenta degli edifici, raggiungendo e deteriorando lentamente le parti non impermeabilizzate delle costruzioni. Nel portico della Basilica di San Marco, per esempio, l’acqua ha raggiunto un’altezza di 6 metri, danneggiando un mosaico del tredicesimo secolo. Le paratoie mobili a scomparsa, progettate con il Mose per ovviare a questa situazione, purtroppo non salveranno Venezia. Le barriere, che dovrebbero essere terminate entro il 2017, sono infatti state concepite per contrastare il fenomeno delle inondazioni e non quello del lento innalzamento delle acque. Come se non bastasse in città non c’è una figura istituzionale che può concretamente intervenire, basti pensare che il Sindaco non può nemmeno opporsi al sempre maggior numero di navi da crociera che ormeggiano nel porto (solo quest’anno se ne contano 520). Per il futuro di Venezia non c’è un piano a lungo termine, non c’è nessuna politica, nessuna previsione di costi, nessuna strategia di finanziamento, nessuna squadra di scienziati che sta studiando la questione. In questo scenario si inseriscono i numerosi casi di corruzione e clientelismo che si sono registrati intorno al progetto del Mose: dallo scorso autunno 35 persone sono state arrestate e altre 100 sono sotto indagine. L’unica salvezza per Venezia potrebbe essere forse un progetto sovranazionale, magari supervisionato dall’Unione Europea, che preveda un programma trasparente e duraturo per affrontare i cambiamenti climatici che minacciano la città. (Giulia Testa)

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