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La maggior parte degli artisti di questi tempi ruota intorno al sistema delle gallerie d’arte. Benché una volta non fosse molto comune, oggi è frequente per un artista cambiare sodalizio. L’aumento del fenomeno è da attribuirsi in parte a un mercato in fermento che, solo questa settimana, ha mosso a New York 1 miliardo e mezzo di dollari, alle aste di Frieze e degli eventi satellite della fiera.
Numerosi sono gli artisti che sono passati da una galleria all’altra, come per esempio Mark Bradford che ha lasciato Sikkema Jenkis e la White Cube per essere rappresentato esclusivamente dalla Hauser & Wirth. Del resto l’incremento di fiere, gallerie, musei e fondazioni degli ultimi vent’anni non ha generato altro che un aumento di sedi espositive, cambiando in parte le regole del gioco. Le gallerie si trovano così a rappresentare un numero sempre maggiore di artisti, collaborando anche tra di loro, con l’effetto che i nomi meno noti rischiano di essere trascurati per quelli più remunerativi. Alcuni artisti scelgono di non affidarsi a nessuna galleria, mentre altri si spostano per avere maggiore visibilità ed entrare in nuove reti di connessione. Il rapporto tra artisti e gallerie è mutato negli ultimi anni ed è diretto chissà verso quale direzione. (Giulia Testa)





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