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Una commissione di Baltimora, nel Maryland, ha chiesto la rimozione di due monumenti di proprietà del comune legati al periodo degli Stati Confederati d’America, quando sette stati dichiararono l’indipendenza dall’Unione facendo scoppiare la guerra di secessione americana.
A stabilirlo una commissione speciale nominata dalla sindaca Stephanie Rawlings-Blake per decidere le sorti di quattro monumenti controversi. Tra questi anche la statua dell’ex presidente della Corte Suprema Roger Brooke Taney, noto per le sue dure sentenze contro i neri americani. In particolare fece scalpore quella del caso Dred Scott contro Sandford che, nel 1857, privò gli schiavi di ogni tutela costituzionale. La sentenza arrivava qualche anno prima dell’inizio della guerra civile (1861-1865) durante la quale il Maryland, a cavallo tra nord e sud, rimase nell’Unione ma continuò a consentire lo schiavismo.
Negli ultimi tempi i monumenti legati alla Confederazione sono entrati nel dibattito sulla questione razziale statunitense, soprattutto dopo il massacro di Charleston, in Carolina del Sud: l’uomo che, nel giugno del 2015, ha ucciso nove neri americani in una chiesa è apparso in diverse foto con in mano la bandiera secessionista.
Ora il problema è trovare un nuovo luogo per le due statue di bronzo incriminate, sembra infatti che nessuno si sia ancora fatto avanti. E mentre si cerca una casa al passato che si vuole dimenticare, il comune pensa di apporre nuove targhe accanto ai monumenti, con l’intento di contestualizzarli e di spiegarne bene il significato. (Giulia Testa)
Fonte: Reuters





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