Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- Servizi
- Sezioni
- container colonna1
Recontres d’Arles, il festival internazionale dedicato alla fotografia ospitato dalla città francese dal 1970, ha aperto i battenti lo scorso 6 luglio presentando come sempre un programma denso e interessante.
Se vi piace il mistero l’esposizione Souvenirs of the Sphinx mostra immagini storiche e contemporanee delle sculture più enigmatiche del mondo, direttamente dalla collezione di Wouter Deruytter. Il Musée Réattu presenta invece Daring Photography, una rassegna celebrativa: proprio qui cinquanta anni fa si tenne la prima mostra fotografica in un museo d’arte francese, elevando il genere alla pittura e alla scultura e piantando il seme per l’ideazione del celebre festival.
La sensualità non manca mai ad Arles, come dimostra Coup de Foudre della londinese Natasha Caruana, da sempre impegnata ad investigare il concetto di amore a prima vista, traendo ispirazione dalla sua vita privata. Senz’altro sperimentale è l’area del Dummy Book Award, il premio destinato a fotografi e artisti per la creazione del miglior libro non esistente. La sfida consiste nel realizzare un prodotto editoriale innovativo attraverso l’utilizzo della fotografia. Tra i lavori spiccano quelli di Monica Alcazar Duarte e Lewis Bush.
Olivier Cablat ha presentato Duck, A Theory of Evolution, una creativa installazione raffigurante un’anatra, ma l’esposizione da non perdere è senza dubbio Walker Evans: Anonymous, curata da David Campany. In ogni storia Evans invita lo spettatore a interrogarsi sul mezzo e i suoi limiti, prefigurando un presente che solo alcuni potevano immaginare. (Giulia Testa)





_523x300.jpg)






