11 maggio 2017

Visioni contemporanee di una storia millenaria

 

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Se dovessimo scegliere un Padiglione, tra le decine presenti alla Biennale, coerente nel seguire una programmazione, non si potrebbe non nominare quello cinese. Già dalla scorsa edizione si era avvertito un deciso cambiamento di rotta, con la curatrice Cui Qiao che apportò un taglio netto a quel tipo di rappresentazione lontana dalle ricerche contemporanee e troppo legata a certi schemi accademici, autoreferenziali, che aveva sollevato non poche discussioni soprattutto nell’ambiente artistico cinese.
Quest’anno si rimane fedeli alla nuova linea con Qiu Zhije, artista chiamato nel ruolo di curatore, che sceglie di approfondire il discorso, allestendo un dialogo ben bilanciato tra una matura consapevolezza della storia e una fiducia propositiva nei mezzi espressivi più avanzati. E’ evidente che il Paese avverta la necessità di comunicarsi, di trovare altre modalità di narrazione dei processi che l’hanno portato allo stato attuale. Qiu Zhije riesce a calibrare questa urgenza, destinata e emergere proprio in occasioni del genere, proponendola come materia prima per l’elaborazione delle opere selezionate. Il punto di partenza di “Continuum-Generation By Generation” è il Bu Xi, termine difficile da tradurre e che indica un concetto vicino al fluire incessante del tempo. Le pratiche tradizionali del disegno su carta e del suzhou, una tipologia di ricamo meticolosa e raffinata, il teatro delle ombre, i temi del mare mosso e della montagna, la storia della Rivoluzione, vengono ripresi da Tang Nanan, Wu Jian’an, Yao Huifen, Wang Tianwen che hanno interagito nella fase di progettazione e creazione e per i 180 giorni di apertura collaboreranno a formare un ambiente corale, ritmato da dialoghi e rimandi in continua evoluzione. Così, monumentali videoinstallazioni e light box si ibridano con la precisione calligrafica delle tecniche analogiche, creando un’ambientazione di forte impatto, dominata dal dualismo tra la pesantezza di alcune materie e la leggerezza di altre, dal bronzo di Wu Jian’an alla seta di Yao Huifen, tra la monumentalità e la fluidità. 
Anche questa edizione prevede momenti performativi e dedica uno spazio all’interazione, con il pubblico invitato a sperimentare il disegno tradizionale. Sul lungo tavolo sono raccolti centinaia di fogli di carta sottile impressi di inchiostro nero, segni del passaggio delle persone e del tempo, una stratificazione che allude alla storia millenaria della Cina e al suo popolo. (MFS)  

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