14 dicembre 2016

Carta vince, carta perde

 
Potrebbe essere intesa non solo come carta da gioco, ma soprattutto geografica. Tra Palmira, Aleppo, Isis e Assad. E un patrimonio che sfugge sempre di più, tra buoni e cattivi e occupanti

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Da giorni si susseguono notizie, che in realtà nemmeno occupano più i primi posti delle cronache, e forse nemmeno delle nostre menti. Sarà perché si vede poco sangue, nonostante ne scorra a fiumi. Sarà perché non ci sono coltelli che sgozzano europei, ma solo palazzi che crollano e civili dati alle fiamme. O almeno così si presume, visto che Palmira sembra essere stata di nuovo occupata dall’Isis e Aleppo, un po’ in mano ai ribelli, e in larga parte alle truppe di Assad, aspetta di essere finita dai colpi dei raid aerei, dalle violenze, in un assedio che dura da quattro anni, contro il quale ha parlato anche il Papa, e per il quale l’Europa e tutti i suoi bei ministeri hanno confezionato i “caschi blu della cultura”, iniziativa promossa dall’Italia e portata avanti da molti, nonostante non si sia esattamente ben capito dove e quando si sia andati ad operare.
Ora però, stando alle cronache, Aleppo sembra essere liberata – almeno stando a quanto dichiara Mosca all’ONU. “Una situazione disastrosa, che fa male al cuore”, ha dichiarato Angela Merkel in una dichiarazione congiunta con Hollande, dove si parla di 120mila cittadini sotto le bombe, che aspettano di essere evacuati da una città ridotta a polvere.
E poi ancora lo Stato Islamico, che sembra essersi rimpossessato di Palmira e dell’adiacente città moderna di Tadmur, approfittando del fatto che alcune truppe governative siriane erano state spedite proprio a combattere ad Aleppo, 200 chilometri a nord. 
E allora, tra le altre cose, nei prossimi giorni – con Aleppo liberata – le truppe governative siriane potrebbero essere di nuovo di ritorno a Palmira, nel tentativo di riconquistare il sito. Con una lotta che non scongiura il pericolo, anzi lo conferma, che i resti romani superstiti possano essere ulteriormente danneggiati dal fuoco incrociato dei diversi schieramenti. In una barbarie senza fine, che tra rimpasti di governo e telefonate sbagliate, oggi sembra passare di sfuggita. (MB)

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