18 aprile 2016

E il Forum va

 

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Il Forum dell’arte contemporanea non è finito con il grande appuntamento di settembre scorso a Prato. È questa la prima, elementare constatazione che emerge del secondo appuntamento che si è svolto a Genova sabato 16. È una buona notizia, che mette in luce come sia ancora forte, come dimostrò l’affluenza dei mille partecipanti al primo Forum di Prato, l’esigenza di discutere e la parallela consapevolezza di vivere un momento d’emergenza per l’arte contemporanea italiana,  che forse va oltre l’essere specchio della più generale condizione emergenziale del nostro Paese. E forse per la prima volta c’è la percezione che proprio questo sia il momento favorevole per un dialogo fattivo con le Istituzioni che, sebbene in maniera non sempre coerente e anche per ragioni di opportunismo politico, mostrano una certa apertura verso le ragioni dell’arte contemporanea.    
Dunque, al lavoro! Come è stato a Genova dove, adottando una modalità di “capillarizzazione”, rilanciando quindi la divisione per tavoli di lavoro come è stato a Prato, il Forum è continuato con un appuntamento mirato, trasferendosi a Villa Croce, museo comunale diretto da Ilaria Bonacossa, uno dei cinque membri del Comitato promotore del Forum. 
Qui circa ottanta addetti ai lavori, tra curatori, artisti, direttori di musei, collezionisti, esponenti dell’area no profit, del mondo dell’informazione e del diritto, di case d’asta, di aziende private e fondazioni bancarie coinvolte nella sponsorizzazione culturale, galleristi e art advisor si sono divisi in quattro tavoli di lavoro discutendo su 1) art bonus, 2) sulla creazione di un’agenzia per l’arte contemporanea, 3) sulle sponsorizzazioni e comunicazione, 4) sui nuovi modelli di governance per i musei d’arte contemporanea. Due ore secche di lavoro la mattina e altre due ore per elaborare il brain storming per poi riportarne i risultati all’Accademia di Belle Arti. 
Che ne è venuto fuori? Proposte concrete soprattutto in tema di fisco e agenzia per l’arte. Suggerimenti da riportare ai decisori su come abbattere l’IVA in importazione portandola 5 per cento e introdurre benefici fiscali sul modello francese, che consente una detrazione fino al 100 per cento per l’acquisto di opere di artisti viventi rese fruibili al pubblico per 4 anni, oltre a un ampliamento dell’Art Bonus a sostegno di nuove produzioni per le istituzioni delle arti visive, misura già contemplata per gli enti lirici dalla legge attuale. Si tratta di correggere l’attuale legge, operazione che forse non è una mission impossible. Più in salita, anche perché si tratta di inventare qualcosa che non c’è, sebbene anche qui possano venire utili indicazioni da alcune realtà straniere come Mondriaan Fonds, Pro Helvetia o l’Art Fund inglese, la costruzione di un agenzia per l’arte, di cui è stato a messo a fuoco l’obiettivo primario: la promozione dell’arte italiana all’estero, lavorando su un doppio binario: incentivazione della mobilità di artisti e curatori fuori dall’Italia e azione di “income”, vale a dire facilitare l’ingresso nel nostro Paese di curatori, galleristi e collezionisti per fargli conoscere i nostri artisti.
È poco? È il risultato di 4 ore di lavoro. Che devono necessariamente continuare e che soprattutto devono portare il movimento nato dal primo Forum di Prato ad acquisire autorevolezza e capacità di negoziazione con la classe politica. Perché se prima era importante trovarsi e riconoscersi, diventare adulti significa sapersi confrontare con chi fa le scelte. Con l’ambizione di incidervi significativamente. Un obiettivo non da poco, quindi, su cui si giocherà buona parte della forza di questo nuovo soggetto. 

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