04 maggio 2017

Perquisiti e riveriti

 
Garantire la sicurezza dei cittadini è un dovere del Paese. Innescare la paura e mostrare i muscoli una conseguenza della povertà dei programmi di aiuto, e delle emergenze sociali. E i fatti di Milano dimostrano di nuovo questo aspetto non solo italiano

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Quel che è successo alla stazione Centrale di Milano, ovvero la perquisizione coatta da parte delle forze dell’ordine, con Matteo Salvini corso sul posto per immortalare la scena raccontano bene di una tendenza in atto: quella della sicurezza preventiva. Che se fatta sui migranti allora siamo tutti contenti, mentre se fosse fatta a “noi” vi manderebbe su tutte le furie. Avete mai assistito agli attacchi isterici di qualche uomo in giacca e cravatta perquisito a campione nel finger di qualche aeroporto, prima di un volo intercontinentale? Dovreste godervi la scena, al limitare del “Lei non sa chi sono io”. 
Non è, in questo caso, una difesa dei migranti e dei clandestini; è l’idea che tra qualche tempo queste belle “sorprese” potrebbero essere perpetrate a ognuno di noi, come già avviene a cittadini di Paesi vicini al nostro, molto vicini. A partire dalla Turchia, o dalla Russia, o dall’Egitto. C’è la dittatura, direte voi. Già, e qui potrebbe essere dietro l’angolo. Stiamo esagerando? Pensateci. Cinque anni fa il problema dei migranti non c’era, ma le “ronde” e l’esercito sì. Dieci anni fa c’erano “quelli dell’est”, prima ancora “gli albanesi”, prima ancora “i marocchini”, e prima e prima e prima “i terroni” al nord, a cui non si affittavano le stanze. Ne abbiamo fin sopra i capelli di questi paragoni, ma siamo sempre lì. Volete vivere con la paura? Spargete qualche centinaia di camionette in giro per la città e spargete la voce che si tratta di “pubblica sicurezza”. Il Sindaco Beppe Sala, in tutta questa faccenda ottusa, ha riportato una sacrosanta verità: “è una favola che i migranti sono in giro e non si sa chi sono. Il vero tema è il loro diritto o meno a rimanere sul nostro territorio e sul tema dei diritti non si scherza”. E nemmeno su quello dell’occupazione. E nemmeno su quello dei diritti degli italiani ad avere le stesse garanzie che si riservano ai rifugiati nel nostro Paese: assistenza in primis, diritto alla sanità, alla casa. Le marce per l’accoglienza, così come le azioni squadriste per dimostrare quanto le forze dell’ordine siano forti nel loro lavoro contro gente che ha lasciato la miseria per trovarsi nel limbo, servono a poco. Ma pare che di programmi, oltre alla richiesta di documenti, se ne vedano pochi. (MB)

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